| Le foglie autunnali sfioravano il selciato nel chiaro di luna in un tal modo da far sembrare la ragazza che vi si muoveva come inchiodata a una pista mobile, come se lasciasse che il vento e le foglie la spingessero innanzi. La sua testa era parzialmente china a osservare le scarpe che agitavano le foglie intorno, la faccia era sottile e bianca come latte, ed era una specie di fame gentile quella che si chinava su ogni cosa con un istancabile curiosità.Un'espressione, quasi, di pallida sorpresa: i neri occhi erano così intnti al mondo, che non sfuggiva loro massa alcuna. La sua veste era bianca e sussurrava. Gli pareva quasi di udire il moto delle sue mani, a misura che la ragazza camminava, e il suono infinitamente piccolo, ora, il bianco tremolare della faccia che si volgeva quand'ella si accorse d'essere vicinissima a un uomo ritto in attesa in mezzo alla strada
Il volto di lei era un'isola ricoperta di neve, sulla quale avrebbe potuto cadere la pioggia, ma che non sentiva pioggia, un'isola su cui le nubi avrebbero potuto gettare le loro ombre semoventi, ma ella non sentiva ombre. C'era soltanto il cantare delle vespe nei tubetti, nelel sue orecchie tamponte, e i suoi occhi erano vetro, mentre il respiro andava e veniva, mollemente entrava e usciva dalle nari della donna, indifferente al fatto che andasse o venisse, uscisse o entrasse
Farenheit 451-Ray Bradbury
Il dottore in medicina e chirurgia Krest'jan Ivanovic Rtenspic, uomo assai robusto, per quanto gi anziano, dotato di folte sopraciglia e fedine brizzolate, di uno sguardo espressivo, sfavillante, che da sè solo evidentemente scacciava tutte le malattie, e infine di un'importante decorazione, se ne stava seduto quella mattina nel suo studio ella sua comoda poltrona, beveva il caffè portatogli con le proprie mani dalla consorte, fumava un sigaro e scriveva di tempo in tempo delle ricette ai pazienti.
Il sosia-Fedor Dostoevskij
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