RITRATTI di PERSONA, Le descrizioni che abbiam apprezzato

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view post Posted on 25/6/2012, 17:17
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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Nei pochi istanti in cui aveva intravisto Phileas Fogg, Passepartout s'era dato ad esaminare rapidamente, ma con cura, il suo nuovo padrone. Era un uomo che poteva avere quarant'anni, dal volto nobile e bello, di alta statura, non deformata da una lieve pinguedine, biondo di capelli e di favoriti, fronte liscia, senza tracce di rughe alle tempie, viso piuttosto pallido che colorito, denti magnifici. Pareva possedere al massimo grado ciò che i fisionomisti chiamano «il riposo nell'azione», facoltà comune a tutti quelli che compiono più fatti che parole. Calmo, flemmatico, con lo sguardo limpido, le palpebre immobili, era il tipo perfetto di quegli inglesi impassibili, freddi, che s'incontrano con molta frequenza nel Regno Unito, e dei quali Angelica Kauffmann ha meravigliosamente espresso, con il suo pennello, l'atteggiamento un poco accademico. Visto nei diversi atti della sua esistenza, quel gentleman dava l'idea di un essere ben equilibrato in ogni sua parte, giustamente ponderato, perfetto quanto un cronometro di Leroy o di Earnshaw. Infatti, Phileas Fogg era l'esattezza personificata, e ciò si vedeva chiaramente «dall'espressione dei suoi piedi e delle sue mani», poiché, nell'uomo come negli animali, anche le membra sono organi espressivi delle passioni.
Phileas Fogg era di quegli esseri matematicamente precisi, i quali, mai frettolosi e sempre pronti, sono parsimoniosi nei loro passi e nei loro movimenti. Non muoveva un passo più del necessario, andando sempre per la via più corta; non sprecava un solo sguardo per il soffitto; non si permetteva un gesto superfluo. Nessuno lo aveva mai visto commosso né turbato. Era l'uomo meno frettoloso del mondo; ma arrivava sempre in tempo. Con tutto ciò, si comprenderà com'egli vivesse solo e, per così dire, al di fuori di ogni relazione sociale. Sapeva che nella vita bisogna tener conto degli attriti, e siccome gli attriti fanno ritardare, egli non ne aveva con alcuno.
Jean, detto «Passepartout», vero parigino di Parigi, nei cinque anni che era in Inghilterra e faceva, a Londra, il mestiere di domestico, aveva cercato invano un padrone al quale potersi affezionare.
Passepartout non era affatto uno di quei Frontins o Mascarilles6 dalle spalle alte, dal naso al vento, dallo sguardo sicuro, dall'occhio arido, i quali altro non sono che bricconi impudenti. No. Passepartout era un bravo giovane, di fisionomia amabile, dalle labbra un poco sporgenti, sempre pronto a gustare o a carezzare, un essere dolce e servizievole, fornito di una di quelle buone teste rotonde che fa piacere veder sulle spalle d'un amico. Aveva gli occhi azzurri, il colorito vivace, il volto grasso quanto bastava perché potesse egli stesso vedersi gli zigomi, il torace ampio, il corpo robusto, una muscolatura vigorosa, e possedeva una forza erculea, che gli esercizi giovanili avevano mirabilmente sviluppata. I capelli bruni erano un po' ribelli. Se gli scultori dell'antichità conoscevano diciotto modi di acconciare le chiome di Minerva, Passepartout ne conosceva soltanto uno per mettere a posto la propria: tre colpi di pettine e tutto era fatto.

Il giro del mondo in ottanta giorni di Jules Verne.
 
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view post Posted on 10/8/2012, 15:47
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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“Sotto il suo stesso tetto viveva una creatura così bella e delicata che avrebbe potuto fare da modella a un pittore desideroso di ritrarre sulla tela la speranza promessa al fedele nel paradiso di Maometto, tranne che i suoi occhi rivelavano troppa intelligenza perché si potesse pensare che appartenesse alla schiera di coloro che non hanno anima. Quando avanzava come danzando nella pianura, o scendeva saltellando lungo il pendio del monte, si poteva pensare che la gazzella fosse soltanto una povera copia della sua bellezza; chi, infatti, avesse scambiato il suo sguardo, quello della natura animata, con lo sguardo sonnolento e lussurioso dell'animale, avrebbe potuto essere soltanto qualcuno con il gusto di un epicureo. Il passo lieve di Iante accompagnava spesso Aubrey nella sua ricerca di antichità, e spesso, mentre inseguiva una farfalla del Kashmir, fluttuando come se fosse trascinata dal vento, mostrava inconsapevolmente tutta la bellezza del suo corpo allo sguardo attento di lui, il quale dimenticava le lettere appena decifrate su di una tavoletta quasi cancellata dal tempo nella contemplazione della sua figura di silfide. Spesso le trecce che le ricadevano sulle spalle, mentre volteggiava leggera, mostravano ai raggi del sole tonalità così delicatamente luminose e rapidamente cangianti, da giustificare la negligenza dell'archeologo, il quale dimenticava quell'elemento che poco prima aveva ritenuto di vitale importanza per la giusta interpretazione di un passo di Pausania. Ma perché cercare di descrivere un fascino che tutti percepivano, eppure nessuno poteva valutare? Era l'innocenza, la gioventù e la bellezza non contaminate da salotti affollati e balli soffocanti”.

Il vampiro di John William Polidori
 
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view post Posted on 22/10/2012, 17:43
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“E’ giunto il momento di presentare Hua Moli al lettore. Se ci si limita al solo aspetto esteriore, va detto che dava l’impressione di essere una donna incantevole e un po’ frivola. I suoi occhi lievemente strabici le davano un’aria vivace e allegra e le labbra carnose generavano associazioni molto piacevoli. Ma l’esperienza insegna che a giudicare solo dall’apparenza si possono commettere gravi errori. L’anima di una persona si conosce soltanto attraverso la vita, come attraverso la vita si conosce anche la propria anima.”

Mo Yan-l'uomo che allevava i gatti e altri racconti.
 
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view post Posted on 18/1/2013, 18:01
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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"Nell'ora di un caldo tramonto primaverile apparvero presso gli stagni Patriarsie due cittadini. Il primo - sulla quarantina, con un completo grigio estivo - era di bassa statura, scuro di capelli, ben nutrito, calvo; teneva in mano una dignitosa lobbietta, e il suo volto, rasato con cura, era dorno di un paio di occhiali smisurati con una montatura nera di corno. Il secondo - un giovanotto dalle spalle larghe, coi capelli rossicci a ciuffi disprdinati e un berretto a quadri buttato sulla nuca - indossava una camicia scozzese, pantaloni bainchi spiegazzati e un paio di mocassini neri."

Michail Bulgakov - Il Maestro e Margherita
 
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view post Posted on 2/3/2013, 17:48
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Sapiente Malizioso
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"Ana era una chiacchierona, aveva begli occhi da caraibica, di pura antracite, e le forme opulente che piacevano a quasi tutti i negri dell'Isola, un corpo che avrebbe sicuramente fatto la sua figura anche senza vestiti, e di cui Ana non si vergognava: indossava pantaloni a staffa aderenti, neri, come tutte le altre ragazze del quartiere, e la biancheria intima più sexy che poteva permettersi, e si truccava meticolosamente, un lavoro complesso e multifase che Oscar non smise mai di trovare affascinante."

"La breve favolosa vita di Oscar Wao" - Junot Diaz
 
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view post Posted on 22/3/2013, 19:12
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Sapiente Malizioso
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"Qualcuno bussò alla porta e apparve una ragazza, una campagnola più larga che alta, rossa, con le gambe storte, con una cisti che le nascondeva l'occhio sinistro, l'occhio destro di un azzurro così sbiadito che sembrava bianco, le labbra enormi e i denti sporgenti."

"Gli dei hanno sete" - Anatole France
 
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Amélie Verne
view post Posted on 24/5/2013, 11:04




"Sì, era proprio come temevo, un compagno di letto terribile; avrà preso parte a una rissa, è stato massacrato, e viene dritto dal chirurgo. Ma in quel momento gli capitò di voltare la faccia alla luce e vidi benissimo che non potevano assolutamente essere cerotti, quei quadrati neri sulle guance. Erano macchie, chi sa di cosa. Dapprima non ci capivo niente, ma subito ebbi sentore della verità.
Ricordai la storia di un bianco, anzi proprio un baleniere, che era capitato fra i cannibali ed era stato tatuato.
A questo ramponiere, conclusi, nel corso dei suoi lunghi viaggi sarà capitata la stessa avventura. E dopo tutto che vuol dire? pensai. È solo questione di facciata. Un uomo può essere onesto sotto qualunque pelle. D'altro canto non sapevo spiegarmi quel colorito inumano, quello cioè delle parti attorno, che niente avevano a spartire coi quadrelli del tatuaggio. Certo, poteva trattarsi semplicemente d'una buona mano di abbronzatura tropicale, ma non avevo mai sentito dire che il sole forte possa dare a un uomo bianco il colore della tintura di iodio. Però non ero mai stato nel Sud, e magari laggiù il sole produceva
sulla pelle questi effetti straordinari. Basta, mentre tutti questi pensieri mi passavano come lampi per il cervello, il ramponiere non si era accorto di me assolutamente.
Ma avendo dopo qualche difficoltà aperto la sua sacca, si mise a rovistarci dentro e subito ne tirò fuori una specie d'ascia di guerra, e una bisaccia di foca col pelo. Le mise sulla cassaccia in mezzo alla camera, afferrò la testa neozelandese che era proprio una roba da vomitare, e la ficcò nel sacco. Infine si tolse il cappello, un cappello nuovo di castoro, e io trattenni un urlo, tanta fu la nuova sorpresa. Non aveva capelli in testa, o quasi, niente altro che un ciuffetto attorcigliato sul davanti. La testa pelata e rossiccia era precisa identica una testa di morto ammuffita. Se non si fosse trovato fra me e la porta, mi sarei buttato fuori più in fretta che non abbia mai buttato giù un pranzo".


Moby Dick (Melville) - descrizione di Queequeg
 
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view post Posted on 27/6/2013, 17:39
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Sapiente Malizioso
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"Vel'caninov l'aveva incontrata quando ella aveva ventotto anni. Il volto, non propriamente bello, poteva a volte ravvivarsi piacevolmente, gli occhi però erano brutti: c'era un'eccessiva durezza nel suo sguardo. Era molto magra. La sua educazione intellettuale era scarsa, l'intelligenza, indiscutibile e penetrante, era però quasi sempre a senso unico. I modi erano quelli di una signora di mondo provinciale ma nonostante ciò aveva veramente molto tatto, un gusto squisito, per lo più solo nel sapersi vestire. Il carattere era forte e dominatore, con lei un accordo a metà non era possibile..."

"L'eterno marito" - Fedor Dostoevskij
 
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view post Posted on 1/7/2013, 18:09
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Sapiente Malizioso
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"Senza dubbio Nad'ja era la più carina tra tutte le sorelle, una brunetta piccolina, dall'aspetto selvaggio e con l'audacia di un nichilista; un demonietto furbo dagli occhi di fuoco, con un sorriso incantevole, anche se a volte cattivo, con labbra e denti meravigliosi, magra, ben fatta, con un pensiero emergente nell'espressione ardente del volto pur quasi ancora molto infantile. I quindici anni trasparivano a ogni suo passo, a ogni parola"

"L'eterno marito" - Fedor Dostoevskij
 
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Amélie Verne
view post Posted on 28/7/2013, 17:34




"Dobbiamo indugiare un momento su questa disgraziata espressione della povera Hepzibah. Il suo cipiglio, come insisteva malvagiamente a definirlo il mondo, o quella parte del mondo che coglieva talvolta un fugace barlume della sua persona alla finestra, il suo cipiglio aveva reso alla povera signorina Hepzibah un pessimo servigio, facendola ritenere una vecchia zitella bisbetica; né par improbabile che, mirandosi sovente in uno specchio opaco ed incontrando perpetuamente la propria grinta in quella lugubre spera, essa fosse stata indotta ad interpretare la sua espressione quasi altrettanto ingiusta del mondo medesimo".

"La casa dei sette abbaini" (N. Hawthorne). Uno dei tanti ritratti di Hepzibah.
 
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69 replies since 26/1/2009, 00:58   759 views
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