JOHN ERNST STEINBECK

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private eye
view post Posted on 17/7/2009, 19:29 by: private eye




E' stato un piacere aprire questo topic non solo per il mio amore viscerale per l'autore ma anche per il fatto che, avendo recentemente recuperato alcuni titoli che ancora mi mancavano (a causa della difficile reperibilità), sentivo la necessità di elaborare uno sguardo d'insieme aggiornato sulla sua produzione ^_^.

Innanzitutto è bene non dimenticare, approcciandosi a Steinbeck, quale fosse la sua vera e originaria vocazione: egli era prima di tutto uno scienziato (ha studiato come biologo marino senza però conseguire la laurea) e solo secondariamente uno scrittore. Nonostante questo ha saputo inventare uno stile, a volte singolarmente brutale e disilluso, ma sempre e comunque delicato, pieno di sottintesi, chiaro, semplice, ma non semplicistico, e lineare. Secondo una mia personale visione egli scriveva soprattutto per capire sè stesso, gli uomini, la società; scriveva per dispiegare la realtà, per sezionarla (in questo si ritrova lo scienziato) nel tentativo di dissipare l'oscurità, di gettare un brandello di luce anche nelle tenebre più fitte. Confesso che in lui mi riesce difficile scorgere un'intenzione didattica: è possibile rendersi conto di questo attraverso gli scritti che esulano dalla sua produzione propriamente letteraria (quali lettere o riflessioni, alcuni delle quali sono state recentemente raccolte nella bella opera "L'America e gli americani e altri scritti"). Con Steinbeck è l'uomo che scrive: egli non si sforza di nascondere né i suoi dubbi (bellissime a tal proposito le lettere che accompagnano la genesi e i progressi de "Le gesta di re Artù e dei suoi nobili cavalieri"), né le sue opinioni (indubbiamente anche politiche) né la sua bellissima fede atea, che è fede nell'uomo; era curioso ed integerrimo insieme (e questo connubio spiega efficacemente le inchieste romanzate di "Furore" e de "La battaglia), sia come autore che come uomo.

Fonte di piacere, almeno per me, nonché valore aggiunto nelle sue opere, è il fatto che egli, pur schierandosi, non traccia mai in modo netto e immodificabile la linea di demarcazione tra bene e male. La dicotomia esiste (e qui ti rigiro la domanda: non consiste forse in questo l'essenza dell'uomo e del mondo? Riducendo al minimo la natura umana, non si troverà forse che ciò che resta altro non è che il conflitto bene/male, senza che ci sia necessariamente un riferimento religioso?) ma è sfumata, il bene ed il male non sono mai assoluti.

Non si può negare, infine, il fatto che Steinbeck è stato, soprattutto in passato, un autore discusso: all'epoca del Nobel era stato fortemente osteggiato da un nutrito numero di critici. Oggi è semplicemente dimenticato o, tuttalpiù, ridotto a scrittore di opere sociali. Ma la sua produzione (che hai fatto benissimo a riportare ^_^) consta di un notevole numero di opere che non trattano argomenti sociali; sono opere certamente meno conosciute ma altrettanto belle.
A tal proposito sarei proprio curiosa di sapere quali opere hai letto ^_^.

Per quanto riguarda lo stile, invece, non posso dire nulla: se non piace non piace. Nonostante questo, da buon avvocato del diavolo, non posso che invitarti a concedergli la classica seconda opportunità.

^_^
 
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2 replies since 16/7/2009, 23:52   224 views
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