STUPORE E TREMORI, Amélie Nothomb

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LordDunsany
view post Posted on 17/1/2013, 02:11 by: LordDunsany
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Sapiente Malizioso
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"Stupore e tremori" di Amélie Nothomb
Romanzo contemporaneo, 2000, Guanda, pagine 124


Amélie è la gemella, su carta, di Bridget Jones, ma queste due pasticcione differiscono nel fatto che il campo di gioco della prima non è quello delle catastrofi amorose, bensì di quelle lavorative. La ventiduenne nippo-belga Amélie-san realizza il suo sogno, lavorare nel natio Giappone per una grossa multinazionale, la Yumimoto. Il romanzo, ma sarebbe meglio dire “racconto lungo”, è la narrazione delle sue gesta: dagli inizi entusiasti ai primi disastri, passando per la “saffica” venerazione riservata alla sua responsabile, Fubuki Mori, e i rapporti difficoltosi con la gerarchia aziendale, in un crescendo di simpatiche gaffes, grotteschi guai ed un vasto campionario di angherie che mostreranno al lettore un po’ del modo di ragionare e di porsi dell’operoso popolo nipponico e catapulteranno Amélie sul trono di un “regno” che non avrebbe mai pensato di dover amministrare.
Ho sempre avuto diffidenza per ciò che è contemporaneo, ma ogni tanto occorre darsi allo studio delle armi di cui il nemico si avvale, perciò, complice un gentile prestito, ho potuto affrontare il fenomeno “Nothomb”. Il fatto che l’abbia letto in quattro ore testimonia due aspetti: il primo è che sia una lettura molto leggera, alquanto lineare, semplice e gradevole, il secondo discende dal primo e chiarisce il perché venga tanto letta quest’autrice; evidentemente le persone hanno spesso voglia di disimpegno e racconti come questo sono la fonte adatta cui attingere. Quel che ho apprezzato di più è la capacità della Nothomb di farci immergere insieme a lei (il libro è autobiografico) nell’incomprensibile (per un occidentale) mondo lavorativo, e non solo, del Giappone. La realtà aziendale con cui Amélie si deve confrontare è ben diversa da quella fiabesca vissuta nei giorni della sua infanzia nella provincia di Kansai. Una serie di equivoci ed errori la porteranno ad una totale regressione nella scala lavorativa ma l’aiuteranno nella comprensione di un popolo tanto compresso nei suoi dogmi inveterati. Ella si sente, da subito, stritolata da un enorme complesso di norme comportamentali, situazioni surreali (un voluminoso pacco di fotocopie stampate perfettamente fatto rifare più volte), ingiuste convenzioni sociali e non ultima, da una rigidità morale confluente in un mastodontico costrutto basato sull’apparenza. Una summa di ciò è data dal paragrafo, molto interessante e stupefacente, dedicato agli insensati precetti cui la donna giapponese è sottoposta sin da giovane età (e per tutta la vita) e che si può riassumere così: ella non deve sperare in niente di bello!
La Nothomb calca molto la mano sul fatto che i giapponesi non vedrebbero di buon occhio gli orientali, latori di mille difetti comportamentali, per nulla avvezzi ai concetti di onore e rispetto. Leggendo questo romanzo si diventa subito partecipi delle disavventure di Amélie, si sorride ogni tanto e si impara qualcosa sul Giappone. Ho gradito le due pagine dedicate al (bel) film “Furyo”. Leggero e piacevole come la neve che cade piano ma che lascia pochi segni passati un paio di giorni. Onesto, e credo sincero, prodotto d’intrattenimento fruibile da chiunque. Mezzo punto in più perché mi affascina l’Estremo Oriente.

VOTO 6,5

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