Posts written by Minerva X

view post Posted: 28/1/2015, 17:21 Cosa stai leggendo? - Caffè Letterario
L'amore di uno sciocco di Tanizaki.
view post Posted: 28/1/2015, 17:14 Frasi, brani e detti da ricordare - Caffè Letterario
“Non si può tornare indietro nella vita. Un’occasione si presenta una volta sola. Non si può fare in modo di non aver detto una parola, di non aver compiuto un gesto, più di quanto non lo potesse il povero Tom Jenkyn penzolante dalla forca.”

“Quando alle prime luci dell’alba scesi in giardino, prima ancora che si svegliassero i domestici, mi chiesi se mai prima di me un uomo fosse stato accettato come marito in modo tanto sbrigativo. Se quella fosse stata la regola, quanti noiosi corteggiamenti si sarebbero evitati! L’amore con tutti i suoi espedienti e le sue arti non mi aveva mai interessato fino a quel momento. Ero sempre stato cieco e sordo e addormentato. Ma ora non più. Ciò che accadde in quelle prime ore del mio venticinquesimo compleanno non lo potrò dimenticare mai. Se ci fu passione, ora l’ho dimenticata. Se ci fu tenerezza, è ancora qui dentro di me. E ancora mi colma di meraviglia il pensiero che la donna, nell’accettare l’amore, abbandona ogni difesa. Forse è questo il segreto per cui avvince l’uomo a sé, come d’altronde questa è la ragione del suo difendersi. Forse, ma non saprei davvero; non ho termini di paragone: Rachele fu la mia prima donna, e l’ultima.”

“Mi sentivo la mente sgombra e il corpo riposato e calmo. Nessun pensiero molesto veniva a turbare la sua pace. Era come se ogni problema della mia vita si fosse risolto come per incanto e tutto fosse ormai semplice e piano. Gli anni a venire non sarebbero stati che la continuazione di ciò che ora possedevo. Sarebbe stato così per sempre. Solo Rachele e io. Un uomo e una donna viventi l’una per l’altra, come una cosa sola. Un giorno dopo l’altro, una notte dopo l’altra, fino alla fine dei nostri giorni. Qualcosa di simile ricordavo di averlo letto nel libro delle preghiere.”

Mia cugina Rachele di Daphne due Maurier.
view post Posted: 28/1/2015, 17:12 MIA CUGINA RACHELE - Autori Stranieri
Mia cugina Rachele

Autrice : Daphne due Maurier
Data di edizione : 1954
Genere : Drammatico


$(KGrHqUOKp!E3tEjoSmmBOFb+ekVEg~~_35

Il fascino e il carisma sono più ammalianti di un viso e di un fisico perfetto. Ne sono pienamente convinta, da sempre. Ci sono donne che, non so come, riescono a irretire completamente gli uomini, riescono a plagiarli, a renderli loro schiavi solo con il potere del fascino e del carisma. Non so come ci riescano, ma esistono donne in grado di sottomettere completamente gli uomini, lo so bene. Rachele è una di quelle donne a possedere questo potere. Metà italiana e metà inglese, riesce a fare completamente suoi due uomini, due cugini, Ambrose e Philip. Ambrose è un uomo che ha già superato i quaranta. Sposa la giovane Rachele e cominciano la loro vita a Firenze, città natale della ragazza. Dopo poco tempo muore a causa di una sconosciuta malattia, una morte misteriosa la sua della quale Philip incolpa Rachele. Il giovane Philip, venticinque anni appena, comincia a sviluppare una sorta di astio verso la donna quando lei, dopo il funerale del marito, si trasferisce nella sua residenza in Cornovaglia. Giorno dopo giorno questo sentimento iniziale di odio, astio e indifferenza si trasforma in simpatia, affetto e infine amore travolgente. Rachele riesce a conquistare anche il suo cuore come era accaduto in passato con il cugino grazie a quel potere straordinario che alcune donne hanno insite in loro. Ma chi è in realtà Rachele? Chi è questa donna giunta dalla bellissima Firenze e sulla quale aleggia un alone di mistero? Chi è Rainaldi, l’uomo a cui è legata da una profonda amicizia? E’ quella timida e gentile ragazza che appare oppure nasconde dentro di sé’ un animo freddo e manipolatrice? Non ci è stato dato di scoprirlo…il mistero resterà per sempre… Come ha scritto qualcuno questo è un noir di altissimo livello, dopo “Rebecca, la prima moglie”(con il quale ho notato diverse affinità) Daphne Du Maurier ci presenta un nuovo romanzo affascinante e inquietante allo stesso tempo, un romanzo nel quale al centro c’è ancora una volta la donna in tutta la sua ambiguità. Un romanzo come il precedente dal profondo risvolto psicologico, dove il dubbio è il protagonista assoluto, dove i giochi di ruolo tra il protagonista e l’antagonista si intrecciano tra di loro, ribaltandosi poi completamente nel finale. Un romanzo che scava nel cuore di ogni essere umano, nelle proprie fragilità e nelle proprie sensibilità. Un libro di un’intensità unica, fortemente introspettivo, un romanzo dove non c’è un vincitore, ma due persone, uomo e donna, entrambe vittime dei propri sentimenti. Una lettura sublime…grazie dal più profondo del mio cuore alla bellissima persona che mi ha permesso di poterlo leggere…grazie davvero, di cuore…

Voto : 9
view post Posted: 23/1/2015, 13:30 I FIGLI DI MATUSALEMME - Autori Stranieri
Lettura un po’ altalenante per me…un inizio piuttosto difficile(la prima parte l’ho trovata francamente un po’ pesantuccia, molto più simile a un saggio sociologico che a una storia di fantascienza), risollevatosi poi con una seconda parte(quella del viaggio nella galassia) molto interessante(mi sono piaciute molto le descrizioni dei vari abitanti dei pianeti incontrati dall’astronave dei “vecchietti”), però devo dire che tra me e questo romanzo non è scoccata quella scintilla in grado di conquistarmi…una discreta lettura, ma a mio modesto parere un po’ scialba e soprattutto un po’ inconcludente nel finale(da quel che ho capito c’è un seguito intitolato “Lazarus Long, l’immortale”…).
Il personaggio di Lazarus mi è piaciuto molto, tutto sommato la storia si legge abbastanza bene, ma mi aspettavo qualcosa di più…per me non c’è paragone con l’altra opera di Heinlein che ho letto e che ho amato molto, “la porta sull’estate”.
Comunque sia lo consiglio, soprattutto per i forti temi affrontati(la paura e l’invidia nei confronti del diverso, il rapporto con la religione, il rapporto tra uomo e donna), temi che, nonostante questo romanzo sia datato 1958, sono ancora oggi molto attuali.

“Ecco davanti a te una scimmia che ha cominciato ad arrampicarsi e continuerà a farlo, a guardarsi intorno per vedere tutto il possibile, finché l’albero la sosterrà”.


Voto : 5.5
view post Posted: 23/1/2015, 13:28 Che si mangia questa sera? - Cibo, che passione!
Piadina pure questa sera...è buona e costa poco. :)
view post Posted: 23/1/2015, 13:27 Cosa stai leggendo? - Caffè Letterario
Mia sorella Rachele di Daphne Du Maurier.
view post Posted: 23/1/2015, 13:25 La galleria d'arte di Pandora - Pittura/Scultura
Molto bello e delicato il Castiglione, mi piace moltissimo. :)
view post Posted: 23/1/2015, 13:24 Ultimo film visto? - Il Labirinto del Fauno
The Gift - il dono (2000) di Sam Raimi.


Raimi abbandona per un attimo la sua vena horror per dedicarsi al thriller con venature soprannaturali.
La sceneggiatura è intrigante e ben congeniata, anche se non tanto convincente nella prima parte(decisamente un po’ lenta), ma alla fine sono rimasta davvero molto colpita da tutto l’insieme, dalla fotografia, dalle atmosfere oniriche e surreali e soprattutto dall’elemento giallo, davvero ben studiato e congeniato, tanto da ricordarmi i gialli dei bei vecchi tempi.
Un film che alla fine non porta nulla di innovativo, ma che nel suo piccolo sa come conquistare…certo non è il miglior Sam Raimi, ma non è nemmeno quella schifezza descritta da molti…

Voto: 7
view post Posted: 18/1/2015, 15:15 Che si mangia questa sera? - Cibo, che passione!
Buoni, specialmente i fiori di zucca :director.gif:
I gamberoni invece mi piacciono piu' cotti al forno...
view post Posted: 18/1/2015, 13:21 VENTI POESIE D'AMORE E UNA CANZONE DISPERATA - Autori Stranieri



“Voglio fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi.”

Accade sovente che, purtroppo, la poesia finisca nel dimenticatoio, venga trascurata o, nel peggiore dei casi, totalmente ignorata.
Leggere questo piccolo volume di poesie equivale al ricordarci che la poesia merita eguale considerazione della prosa, che non deve essere considerata come qualcosa di sdolcinato e melenso, qualcosa da cui tenersi lontano il più possibile.
Le poesie di Neruda sono vere, sono reali, una realtà a volte crudele e a volte romantica, a volte semplice e a volte complessa.
Venti poesie d’amore, per lo più di natura erotica(alcune discrete e delicate, altre più, come dire, concrete) che gli portarono, al momento della pubblicazione, un’ingiusta e feroce censura da parte dei critici, poesie leggermente velate di similitudini e metafore che coinvolgono ogni elemento, dal mare all’oceano, dalle reti da pesca alle barche, ma soprattutto i fiori, loro sono i veri protagonisti, e tutto ciò che riconduce alla natura.
E poi, ovviamente, essendo poesie d’amore, non mancano le figure femminili, descritte da Neruda nei più minimi dettagli.
Il filo conduttore è sempre la tristezza: amori impossibili, amori difficili da conquistare, amori perduti per sempre.
Il poeta cileno ci ha lasciato in eredità queste venti perle, a riprova di come si possa elogiare l’amore fisicio senza scadere nella volgarità(e in questo campo molti avrebbero da imparare, soprattutto tra gli scrittori moderni), di come l’amore non sia solo contatto fisico ma anche l’unione di due anime.
Parole che scivolano via lentamente, lasciando dietro di sé sapori mistici e lontani, parole che colpiscono nel profondo chi avrà la fortuna e la gioia di assaporarle.
Un inno alla sensualità, uno spettacolo meraviglioso che consiglio a tutti di provare.

Corpo di donna
Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
tu rassomigli al mondo nel tuo atteggiamento d'abbandono.
Il mio corpo di contadino selvaggio ti scava
e fa saltare il figlio dal fondo della terra.

Sono stato solo come una galleria. Da me fuggivano gli uccelli
e in me la notte entrava con la sua invasione possente.
Per sopravvivermi ti ho forgiata come un'arma,
come una freccia al mio arco, come una pietra nella mia fionda.

Ma cade l'ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del petto! Ah gli occhi dell'assenza!
Ah la rosa del pube! Ah la tua voce lenta e triste!

Corpo di donna mia, persisterà nella tua grazia.
La mia sete, la mia ansia senza limite, la mia strada indecisa!
Oscuri fiumi dove la sete eterna continua,
e la fatica continua, e il dolore infinito.

Nella sua fiamma mortale la luce ti avvolge
Nella sua fiamma mortale la luce ti avvolge,
assorta, pallida, dolente, così disposta
contro le vecchie eliche del crepuscolo
che gira intorno a te.
Muta amica mia,
sola nella solitudine di queste poche ore di morte
e piena della vita del fuoco,
pura ereditiera del giorno distrutto.
Dal sole cade un grappolo sul tuo vestito oscuro.
Le grandi radici della notte
crescono d'improvviso dalla tua anima,
e all'esterno tornano le cose in te nascoste,
così che un villaggio pallido e azzurro
appena sorto da te si alimenta.
Oh grandiosa e feconda e magnetica schiava
del circolo che in nero e oro succede:
eretta, tratta e ottiene una creazione sì viva
che soccombono i fiori, ed è piena di salvezza.

Ah vastità di pini
Ah vastità di pini, rumore di onde che si frangono,
lento gioco di luci, campana solitaria,
crepuscolo cadente dei tuoi occhi, battito,
conchiglia terrestre, in te la terra canta.

In te cantano i fiumi e là fugge l'anima mia
verso dove ami, secondo il tuo volere.
Indica a me la via nel tuo arco di speranza
e scioglierò in delirio il mio fascio di dardi.

La tua cintura di nebbia vedo intorno a me
e il tuo silenzio insegue le mie ore in fuga,
e sei tu con le braccia di pietra trasparente
quella dove si ancorano i miei baci e la mia
umida ansia s'annida.

Ah la tua voce misteriosa che l'amore colora e piega
nell'imbrunire risonante e morente!
Così nelle ore profonde sopra i campi
vidi piegarsi le spighe nella bocca del vento.

La mattina è gonfia di tempesta
La mattina è gonfia di tempesta
nel cuore dell’estate.
Come bianchi fazzoletti d’addio viaggiano le nubi,
il vento le scuote con le sue mani peregrine.
Cuore infinito del vento
che palpita sul nostro silenzio innamorato.

E ronza tra gli alberi, orchestrale e divino,
come una lingua piena di guerre e di canti.

Vento che rapina fulmineo le foglie secche
e devia le frecce palpitanti degli uccelli.

Vento che le travolge in onda senza spuma
e sostanza senza peso, e fuochi inclinati.

Si rompe e sommerge il suo volume di baci
combattuto sulla porta del vento dell’estate.

Perché tu mi oda
Perchè tu mi oda
le mie parole
a volte ti assottigliano
come le orme dei gabbiani sulle spiagge.

Collana,sonaglio ebbro
per le tue mani dolci come l'uva.

E le vedo lontane le mie parole.
Più che mie esse son tue.
Si arrampicano sul mio vecchio dolore come l'edera.

Si arrampicano sulle pareti umide.
Sei tu la colpevole di questo gioco sanguinoso.
Esse fuggono dal mio rifugio oscuro.
Tu riempi tutto,tutto.

Prima di te popolarono la solitudine che occupi,
e sono abituate più di te alla mia tristezzà.

Ora voglio che dicano ciò che voglio dirti
perchè tu oda come voglio che m'oda.

Il vento dell'angoscia ancora le trascina.
Uragani di sogni a volte le abbattono.
Senti altre voci nella mia voce addolorata.
Pianto di vecchie bocche,sangue di vecchie suppliche.
Amami,compagna. Non abbandonarmi. Seguimi.
Seguimi,compagna, in quest'onda di angoscia.
Ma vanno tingendosi del tuo amore le mie parole.
Tu occupi tutto, tutto.

Né farò di tutte una collana infinita
per le tue mani bianche, dolci come l'uva.

Ricordo com’eri
Ti ricordo come eri nell'ultimo autunno.
Eri il berretto grigio e il cuore in calma.
Nei tuoi occhi lottavano le fiamme del crepuscolo.
E le foglie cadevano nell'acqua della tua anima.

Stretta alle mie braccia come un rampicante,
le foglie raccoglievano la tua voce lenta e in calma.
Fuoco di stupore in cui la mia sete ardeva.
Dolce giaciglio azzurro attorto alla mia anima.

Sento viaggiare i tuoi occhi ed è distante l'autunno:
berretto grigio, voce d'uccello e cuore di casa
verso cui emigravano i miei profondi aneliti
e cadevano i miei baci allegri come brage.

Cielo da un naviglio. Campo dalle colline:
il tuo ricordo è di luce, di fumo, di stagno in calma!
Oltre i tuoi occhi ardevano i crepuscoli.
Foglie secche d'autunno giravano nella tua anima.

Chino sulle sere

Chino sulle sere tiro le mie tristi reti
ai tuoi occhi oceanici.

Lì si distende e arde nel più alto fuoco
la mia solitudine che fa girare le braccia come un naufrago.

Faccio rossi segnali ai tuoi occhi assenti
che ondeggiano come il mare sulla riva di una faro.

Conservi solo tenebre, donna distante e mia,
dal tuo sguardo emerge a volte la costa del terrore.

Chino sulle sere getto le mie tristi reti
in quel mare che scuote i tuoi occhi oceanici.

Gli uccelli notturni beccano le prime stelle
che scintillano come la mia anima quando ti amo.

Galoppa la notte sulla sua cavalla cupa
spargendo spighe azzurre sul prato.

Bianca ape ronzi
Bianca ape ronzi, ebbra di miele, nella mia anima
e ti pieghi in lente spirali di fumo.

Sono il disperato, la parola senza eco,
colui che tutto perse, e colui che tutto ebbe.

Ultima gómena, scricchiola in te la mia ansietà ultima.
Nella mia terra deserta sei l'ultima rosa.

Ah silenziosa!

Chiudi i tuoi occhi profumati. Lì aleggia la notte.
Ah denuda il tuo corpo di statua timorosa.

Possiedi occhi profondi dove la notte aleggia.
Fresche braccia di fiore e grembo di rosa.

I tuoi seni rassomigliano alle conchiglie bianche.
Sul tuo ventre è venuta a dormire una farfalla d'ombra.

Ah silenziosa!

Ecco la solitudine da dove sei assente.
Piove. Il vento del mare caccia gabbiani erranti.

L'acqua va scalza per le strade bagnate.
Da quell'albero si lamentano, come infermi, le foglie.

Bianca ape, assente, ancora ronzi nella mia anima.
Rivivi nel tempo, sottile e silenziosa.

Ah silenziosa!

Ubriaco di trementina e di lunghi baci
Ubriaco di trementina e di lunghi baci,
guido il veliero delle rose, estivo,
che volge verso la morte del giorno sottile,
posato sulla solida frenesia marina.

Pallido e ormeggiato alla mia acqua famelica
incrocio nell'acre odore del clima aperto,
ancora vestito di grigio e di suoni amari,
e di un cimiero triste di spuma abbandonata.

Vado, duro di passioni, in sella all'unica mia onda,
lunare, solare, ardente e freddo, repentino,
addormentato nella gola di felici
isole bianche e dolci come freschi fianchi.

Trema nella notte umida il mio abito di baci
follemente carico di impulsi elettrici,
diviso in modo eroico tra i miei sogni
e le rose inebrianti che con me si cimentano.

Controcorrente, in mezzo a onde esterne,
il tuo corpo parallelo si ferma tra le mie braccia
come un pesce per sempre incollato alla mia anima,
rapido e lento nell'energia subceleste.

Abbiamo perso anche questo crepuscolo

Abbiamo perso anche questo tramonto.
Nessuno ci ha visto stasera mano nella mano
mentre la notte azzurra cadeva sul mondo.

Ho visto dalla mia finestra
la festa del ponente sui monti lontani.
A volte, come una moneta
mi si accendeva un pezzo di sole tra le mani.
Io ti ricordavo con l'anima oppressa
da quella tristezza che tu mi conosci.

Dove eri allora?
Tra quali genti?
Dicendo quali parole?
Perchè mi arriva tutto l'amore d’un colpo
quando mi sento triste e ti sento lontana?

E' caduto il libro che sempre si prende al crepuscolo
e come cane ferito il mantello mi si è accucciato tra i piedi.

Sempre, sempre ti allontani la sera
e vai dove il crepuscolo corre cancellando statue.

Per il mio cuore

Per il mio cuore basta il tuo petto,
per la tua libertà bastano le mie ali.
Dalla mia bocca arriverà fino in cielo
ciò che stava sopito sulla tua anima.

E in te l’illusione di ogni giorno.
Giungi come la rugiada sulle corolle.
Scavi l’orizzonte con la tua assenza.
Eternamente in fuga come l’onda.

Ho detto che cantavi nel vento
come i pini e come gli alberi maestri delle navi.
Come quelli sei alta e taciturna.
E di colpo ti rattristi, come un viaggio.

Accogliente come una vecchia strada.
Ti popolano echi e voci nostalgiche.
Io mi sono svegliato e a volte migrano e fuggono
gli uccelli che dormivano nella tua anima.

Sto segnando da tempo

Sto segnando da tempo con croci di fuoco
l'atlante bianco del tuo corpo.

La mia bocca era un ragno che passava nascondendosi.
In te, dietro te, timorosa, assetata.

Storie da raccontarti sulla sponda della sera,
perché tu non sia triste, bambola triste e dolce.

Un cigno, un albero, qualcosa che è lontano e gioioso.
La stagione dell'uva, la stagione matura e piena di frutti.

Io che ho vissuto in un porto e da lì ti amavo.
La solitudine solcata di sogno e di silenzio.
Rinchiuso tra il mare e la tristezza.
Silenzioso, delirante, tra due gondolieri immobili.

Tra le labbra e la voce, qualcosa va morendo.
Qualcosa che ha ali d'uccello, fatto d'angoscia e d'oblio.

Così come e reti non trattengono l'acqua.
Bambola mia, restano solo gocce tremanti.

Eppure, qualcosa canta tra queste parole fugaci.
Qualcosa canta, qualcosa sale fino alla mia avida bocca.

Oh poterti celebrare con tutte le parole della gioia.
Cantare, bruciare, fuggire, come un campanile nelle mani di un folle.

Mia triste tenerezza, in cosa muti all'improvviso?
Quando o raggiunto il vertice più ardito e freddo
il mio cuore si chiude come un fiore notturno.

Giochi ogni giorno

Giochi ogni giorno con la luce dell'universo.
Sottile visitatrice, giungi nel fiore e nell'acqua.
Sei più di questa bianca testina che stringo
come un grappolo tra le mie mani ogni giorno-

A nessuno rassomigli da che ti amo.
Lasciami stenderti tra ghirlande gialle.
Chi scrive il tuo nome a lettere di fumo tra le stelle del sud?
Ah lascia che ti ricordi come eri allora, quando ancora non esistevi.

Improvvisamente il vento ulula e sbatte la mia finestra chiusa.
Il cielo è una rete colma di pesci cupi.
Qui vengono a finire tutti i venti, tutti.
La pioggia si denuda.

Passano fuggendo gli uccelli.
Il vento. Il vento.
lo posso lottare solamente contro la forza degli uomini.
Il temporale solleva in turbine foglie oscure
e scioglie tutte le barche che iersera s'ancorarono al cielo.

Tu sei qui. Ah tu non fuggi.
Tu mi risponderai fino all'ultimo grido.

Raggomitolati al mio fianco come se avessi paura.
Tuttavia qualche volta corse un'ombra strana nei tuoi occhi.

Ora, anche ora, piccola, mi rechi caprifogli,
ed hai anche i seni profumati.
Mentre il vento triste galoppa uccidendo farfalle
io ti amo, e la mia gioia morde la tua bocca di susina.

Quanto ti sarà costato abituarti a me,
alla mia anima sola e selvaggia, al mio nome che tutti allontanano.
Abbiamo visto ardere tante volte l'astro baciandoci
gli occhi
e sulle nostre, teste ergersi i crepuscoli in ventagli giranti.

Le mie parole piovvero su di te accarezzandoti.
Ho amato da tempo il tuo corpo di madreperla soleggiata.
Ti credo persino padrona dell'universo.
Ti porterò dalle montagne fiori allegri, copihues,
nocciole oscure, e ceste silvestri di baci.
Voglio fare con te
ciò che la primavera fa con i ciliegi.

Mi piace quando taci

Mi piaci quando taci perché sei come assente,
e mi ascolti da lontano, e la mia voce non ti tocca.

Sembra che si siano dileguati i tuoi occhi
e che un bacio ti abbia chiusa la bocca.

Siccome ogni cosa è piena della mia anima
tu emergi dalle cose, piena dell'anima mia.

Farfalla di sogno, assomigli alla mia anima,
e assomigli alla parola malinconia.

Mi piaci quando taci e sei come distante.
Sembri lamentarti, farfalla che tuba.
E mi ascolti da lontano e la mia voce non ti giunge:
lascia che io taccia con il silenzio tuo.

Lascia che ti parli anche con il tuo silenzio
chiaro come una lampada, semplice come un anello.
Sei come la notte, silenziosa e stellata.
Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.

Mi piaci quando taci perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Poi basta una parola, un sorriso.
E sono felice, felice che non sia vero.

Nel mio cielo al crepuscolo

Nel mio cielo al crepuscolo sei come una nube
e il tuo colore e la tua forma sono come li voglio.

Sei mia, sei mia, donna dalle dolci labbra,
e nella tua vita vivono i miei sogni infiniti.

La lampada della mia anima ti fa arrossare i piedi,
il mio aspro vino è più dolce sulle tue labbra:
oh mietitrice del mio canto serale,
quanto ti sentono mia i miei sogni solitari!

Sei mia, sei mia, vado gridando nella brezza
della sera, e il vento travolge la mia voce vedova.
Cacciatrice del fondo dei miei occhi, il tuo bottino
ristagna come l'acqua il tuo sguardo notturno.

Nella rete della mia musica dei prigioniera, amore mio,
e le mie reti di musica sono grandi come il cielo.
La mia anima nasce sulla sponda dei tuoi occhi di lutto.
Nei tuoi occhi di lutto inizia il paese del sogno.

Pensando, intrecciando ombre

Pensando, intrecciando ombre nella solitudine profonda.
Persino tu sei lontana, oh, più lontana di tutti.

Pensando, liberando uccelli, dileguando immagini,
sotterrando lampade.

Campanili di nebbie, così distante, lassù in alto!
Soffocando lamenti, macinando oscure speranze,
silenzioso mugnaio,
la notte cade bocconi ai tuoi piedi, lontano dalla città.

La tua presenza mi è estranea, curiosa come quella di un oggetto.
Penso, cammino a lungo, la mia vita prima di te.
La mia vita prima di tutti, la mia ruvida vita.

Il grido di fronte al mare, tra le pietre,
che corre libero, folle, nel vapore del mare.

La furia triste, il grido, la solitudine del mare.
Straripante, violento, teso verso il cielo.

Tu, donna, che cos'eri lì, quale piega, quale stecca
di quell'immenso ventaglio? Eri lontana come ora.
Incendio nel bosco! Arde in croci azzurrine.

Arde, arde, infiamma, sfavilla in alberi di luce.
Crolla, crepita. Incendio. Incendio.

E la mia anima balla ferita da trucioli infuocati.
Chi chiama? Quale silenzio popolato di echi?
Ora della nostalgia, ora della gioia, ora della solitudine,
ora mia tra tutte!

Conchiglia in cui il vento passa cantando.
Tanta passione di pianto avvinghiata al mio corpo.

Sussulto di tutte le radici,
assalto di tutte le onde!
Girava, allegra, triste, interminabile, la mia anima.

Pensando, sotterrando lampade nella solitudine profonda.
Chi sei tu, chi sei?.

Qui ti amo

Qui ti amo.
Negli oscuri pini si districa il vento.
Brilla la luna sulle acque erranti.
Trascorrono giorni uguali che s'inseguono.

La nebbia si scioglie in figure danzanti.
Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte stelle.

O la croce nera di una nave.
Solo.
A volte albeggio, ed è umida persino la mia anima.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto.
Qui ti amo.

Bimba bruna e agile

Bimba bruna e agile, il sole che fa la frutta,
quello che rassoda il grano, quello che piega le alghe,
ha fatto il tuo corpo allegro, i tuoi occhi luminosi
e la tua bocca che ha il sorriso dell'acqua.

Un sole nero e ansioso ti si arrotola nei fili
della nera capigliatura, quando stendi le braccia.
Tu giochi col sole come un ruscello
e lui ti lascia negli occhi due pozze oscure.

Bimba bruna e agile, nulla mi avvicina a te.
Tutto da te mi allontana, come dal mezzogiorno.
Sei la delirante gioventù dell'ape,
l'ebbrezza dell'onda, la forza della spiga.

Il mio cuore cupo ti cerca, tuttavia,
e amo il tuo corpo allegro, la tua voce sciolta e sottile.
Farfalla bruna dolce e definitiva
come il campo dì frumento e il sole, il papavero e l'acqua.

Posso scrivere i versi

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.

Scrivere, ad esempio: "La notte è stellata,
e tremolano, azzurri, gli astri, in lontananza ".

Il vento della notte gira nel cielo e canta.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
lo l'amai, e a volte anche lei mi amò.

Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia.
La baciai tante volte sotto il cielo infinito.

Lei mi amò, a volte anch'io l'amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Pensare che non l'ho. Sentire che l'ho perduta.

Udire la notte immensa, più immensa senza lei.
E il verso cade sull'anima come sull'erba la rugiada.

Che importa che, il mio amore non potesse conservarla.
La notte è stellata e lei non è con me.

In lontananza qualcuno canta. In lontananza.
La mia anima non si accontenta di averla perduta.

Come per avvicinarla il mio sguardo la cerca.
Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.

La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi.
Noi, quelli di allora, più non siamo gli stessi.

Più non l'amo, è certo, ma quanto l'amai.
La mia voce cercava il vento per toccare il suo udito.

D'altro. Sarà d'altro. Come prima dei miei baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.

Più non l'amo, è certo, ma forse l'amo.
così breve l'amore, ed è sì lungo l'oblio.

Perché in notti come questa la tenni tra le mie braccia,
la. mia anima non si rassegna ad averla perduta.

Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa,
e questi siano gli ultimi versi che io le scrivo.

La canzone disperata

Il tuo ricordo emerge dalla notte in cui sono.
Il fiume riannoda al mare il suo lamento ostinato.

Abbandonato come i moli all'alba.
E' l'ora di partire, oh abbandonato!

Sul mio cuore piovono fredde corolle.
Oh sentina di rifiuti, feroce tana di naufraghi!

In te si accumularono le guerre e i voli.
Da te innalzarono le ali gli uccelli del canto.

Tutto hai inghiottito, come la lontananza.
Come il mare, come il tempo. Tutto in te fu naufragio!

Era l'ora felice dell'assalto e del bacio.
L'ora dello stupore che ardeva come un faro.

Ansietà di nocchiero, furia di palombaro cieco,
torbida ebbrezza d'amore, tutto in te fu naufragio!

Nell'infanzia di nebbia la mia anima alata e ferita.
Scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

Ti attaccasti al dolore, ti aggrappasti al desiderio.
Ti abbatté la tristezza, tutto in te fu naufragio!

Feci retrocedere la muraglia d'ombra,
andai oltre il desiderio e l'atto.

Oh carne, carne mia, donna che amai e persi,
te, in quest'ora umida, evoco e canto.

Come una coppa albergasti l'infinita tenerezza,
e l'infinito oblio t'infranse come una coppa.

Era la nera, nera solitudine delle isole,
e lì, donna d'amore, mi accolsero le tue braccia.

Era la sete e la fame, e tu fosti la frutta.
Erano il dolore e le rovine, e tu f osti il miracolo.

Ah donna, non so come hai potuto contenermi
nella terra della tua anima, nella croce delle tue braccia!

Il mio desiderio di te fu il più terribile e corto,
il più sconvolto ed ebbro, il più teso e avido.

Cimitero di baci, c'è ancora fuoco nelle tue tombe,
ancora ardono i grappoli sbeccuzzati d'uccelli.

Oh la bocca morsa, oh le baciate membra,
oh gli affamati denti, oh i corpi intrecciati.

Oh la copula pazza di speranza e di vigore
in cui ci annodammo e ci disperammo.

E, la tenerezza, lieve come l'acqua e la farina.
E la parola appena incominciata sulle labbra.

Questo fu il mio destino e in esso viaggiò il mio anelito,
e i n esso cadde il mio anelito, tutto in te fu naufragio!

Oh sentina di rifiuti, in te tutto cadeva,
che dolore non spremesti, che dolore non ti soffoca.

Di caduta in caduta ancora fiammeggiasti e cantasti.
In piedi come un marinaio sulla prua di una nave.

Ancora fioristi in canti, ancora prorompesti in correnti.
Oh sentina di rifiuti, pozzo aperto e amaro.

Pallido palombaro cieco, sventurato fromboliere,
scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

E' l'ora di partire, la dura e fredda ora
che la notte lega ad ogni orario.

Il cinturone rumoroso dei mare cinge la costa.
Sorgono stelle fredde, emigrano neri uccelli.

Abbandonato come i moli nell'alba.
Solo l'ombra tremula si contorce nelle mie mani.

Ah più in là di ogni cosa. Ah più in là di ogni cosa.

E' l'ora di partire. Oh abbandonato!

Il tuo sorriso

Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.

Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.

Amor mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.

Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.

Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.
view post Posted: 18/1/2015, 13:14 LA FORZA DELLA VITA - Craven Road n°7
LA FORZA DELLA VITA di Will Eisner.

product



E' difficile per me descrivere con semplici parole la bellezza di quest'opera. E' davvero difficile...
Will Eisner viene considerato dalla critica letteraria il più grande fumettista di tutti i tempi e devo dire che leggendo questa sua meravigliosa creazione non posso che essere d'accordo con questo giudizio, mai avevo letto nella mia vita un autore di fumetti in grado di creare dei disegni così accurati e innovativi e delle storie così cariche di riflessioni e di sentimenti.
Siamo a New York, ai tempi della Grande Depressione. Tutto ha inizio da un insolito incontro, quello tra Jacob, un giovane uomo rimasto senza lavoro a causa della grave crisi e uno scarafaggio, scaraventato giù da una finestra e piombato proprio ai piedi di Jacob.
Trovandosi davanti lo scarafaggio che cerca disperatamente, dimenandosi con le sue zampette, di rimettersi in piedi, l'uomo inizia a riflettere sulla condizione dell'essere umano, condizione in fondo non tanto dissimile da quella del piccolo insetto, anch'essa perennemente precaria e instabile.
Ed e' proprio questo il tema principale della storia, il tentativo dell'uomo di aggrapparsi sempre alla vita con le unghie e con i denti, così come fanno tutti i protagonisti della storia, da Jacob ai suoi figli Daniel e Rebecca, il primo medico in fuga dal Bronx e la seconda maestra innamorata di un giovane rampollo finito sul lastrico, da Rabbi e la sua moglie mentalmente instabile al povero Max, pestato da un sindacalista durante una rivolta comunista a Frida, l'amore segreto di Jacob, una donna ebrea in fuga con la sua famiglia dalla Germania nazista.
Alla fine cosa rimane di tutto questo intreccio di storie? Rimane lo straordinario potere della vita, il disperato aggrapparsi, nei momenti bui, come naufraghi a una zattera, alla fede e alla speranza, cercando in ogni modo di resistere ai violenti flutti del destino.
L’abilità grafica di Eisner e' qualcosa di eccezionale(si nota la sua grande abilità nel disegno), i suoi personaggi sono simili ad attori diretti magistralmente dal suo regista che li osserva e li fa vivere tavola dopo tavola.
Un'opera meravigliosa, a riprova ancora una volta di come il fumetto non abbia assolutamente nulla da invidiare alla letteratura scritta.
Una parola anche sull'edizione della Mappa, bellissima, un vero e proprio libro da leggere e sfogliate ogni volta che si ha voglia o si sente il bisogno di farlo.
Un'opera intensa e unica, ricca di emozioni e di sentimenti, u a tra le più- belle che abbia ,ai letto nella mia vita...non so come ringraziare la persona speciale che me ne ha fatto dono...grazie, davvero di tutto cuore...
Leggetelo, leggetelo, leggetelo...anche se non siete amanti dei fumetti...

Voto : 9
view post Posted: 18/1/2015, 13:08 Che si mangia questa sera? - Cibo, che passione!
CITAZIONE (sergio937 @ 17/1/2015, 21:07) 
Stasera fritture varie

Di cosa? Pesce, carne o verdure?

Stasera hamburger con insalata mista.
view post Posted: 17/1/2015, 16:26 CATENA DI PAROLE - Funny Games
Every breathe you take - Police
view post Posted: 17/1/2015, 16:25 Che si mangia questa sera? - Cibo, che passione!
Pizza in alcune mie varianti preferite:

Ripiena con pomodoro e mozzarella
Ripiena con spinaci e mozzarella
Ripiena con prosciutto cotto e mozzarella
Zucchine
Funghi
Patate
Pomodorini e mozzarella
5889 replies since 28/10/2009