Contiene spoilers 
.
La storia è quella di un gruppo di combattenti dell'IRA che, rapito Jody, un soldato inglese (il soldato del titolo interpretato dal premio Oscar Whitaker), decide infine di giustiziarlo; il prescelto per l'ingrato compito, Fergus (Stephen Rea, attore feticcio di Jordan) è il solo, tra loro, a non avere affatto l'indole dell'assassino nonché colui che, nel frattempo, è diventato amico del soldato. Dopo la morte di quest'ultimo, comunque (avvenuta a causa di un incidente), Fergus decide di abbandonare l'organizzazione e di ritrovare la donna amata da Jody, Dil (interpretata da Jaye Davidson, che, alla sua prima prova d'attore, ricevette la nomination all'Oscar), per prendersi cura di lei come promesso all'amico.
Jordan dirige questo film all'insegna di un divertimento misurato e di una certa oscura, strisciante ambiguità senza mai, però, prendere né sè stesso né il film con troppa serietà; è questo spirito giocoso ed insieme preciso, dettato dalla convinzione di stare trattando argomenti che è necessario affrontare con delicatezza (IRA, travestitismo, omosessualità), che gli concede la libertà, da un lato, di scivolare in scene di leggero splatter (l'omicidio finale è grottesco, sin troppo violento e venato di una follia che esplode improvvisamente) senza, per questo, intaccare la credibilità della storia, e dall'altro di guardare con dolcezza, una dolcezza mai patetica, alle umane debolezze.
Gli attori offrono tutti buone interpretazioni, ad esclusione, forse, di Rea la cui apatia mi ha lasciata alquanto perplessa. I personaggi, dal canto loro, sono tratteggiati magistralmente; su tutti, senza dubbio, quello di Dil, figura di estremo fascino, debole ma pericolosa, centro instabile di una storia che ha dalla sua un'originalità se non proprio fuori dagli schemi certamente non comune (considerando anche che si tratta di una sceneggiatura originale del regista). Il confronto con "Breakfast on Pluto" viene più che spontaneo ma non disturba: i film sono belli ciascuno a proprio modo; gli attori "protagonisti" (Davidson da un lato e Cillian Murphy dall'altro) si rivelano entrambi perfetti (forse Murphy è appena un po' troppo chiassoso ma ugualmente tenero) perché sanno colorare i propri personaggi di sfumature peculiari (il background esistenziale dei due è tenuto in considerazione e, indirettamente, fatto intervenire nella storia attraverso le loro azioni), evitando il rischio di imprigionarli nello stereotipo del travestito (malgrado l'impostazione data dal regista ai due personaggi).
La parte di spy story (e gli interessi politici in ballo) è interessante e discretamente avvincente; nonostante fornisca una chiave di lettura per i personaggi e per il loro agire, però, passa facilmente in secondo piano nell'ultima metà del film dove l'attenzione di regista e spettatori è catalizzata interamente dal rapporto tra Fegus e Dil.
Anche la scena finale del film diventa conferma dell'intento, in fondo, leggero e scanzonato di Jordan; la rassegnazione di Fergus (il cui agire ci rimane, comunque, abbastanza incomprensibile) all'andamento degli eventi ci rincuora e ci strappa un sorriso, quasi che tutta la tristezza venisse buttata in pasto ad una farsa ilare e bonaria, ed i dispiaceri dimenticati dalla possibilità di un nuovo inizio.
Voto: 7.5
e la sceneggiatura (vincitore dell'Oscar appunto come miglior Sceneggiatura nel 1993 ) si velocizza raccontando in modo efficace una situazione, che fa riflettere.
