TUTTA COLPA DI GIUDA

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tiresia5
view post Posted on 13/5/2009, 19:03




Tutta colpa di Giuda (2008 Italia)
Regia: Davide Ferrario
Sceneggiatura: Davide Ferrario
Attori: Kasia Smutniak, Fabio Troiano, Luciana Littizzetto, Gianluca Gobbi, Paolo Ciarchi, Cristiano Godano, Francesco Signa, Linda Messerklinger, Angela Vuolo, Christian Konabité, Valentina Taricco, Kaas, Ladislao Zanini, Dante Cecchin, Compagnia “Gap”, Marlene Kuntz

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Ferrario ha il dono della leggerezza, condita con uno sperimentalismo spinto e con la capacità di puntellare le sue storie della grazia dell’assurdo.
Il film è un film forte che riesce ad essere molto gradevole, una storia che rasenta il documentarismo, e in parte lo è, ci sono gli inserti sgranati della delle riprese sul luogo, ci sono i non attori del carcere, ma Ferrario mescola il tutto con l’ immaginazione dei colori e dell’animazione del digitale, con il corpo del narrato pienamente finto che ruota attorno alla Smutniak (ma con che stile! Il fidanzato insopportabile non è proprio il vero Govano che fa il verso a se stesso e alla sua icona?). Bello e divertente, sul filo della leggerezza, appunto, e del non sense e straordinariamente incisivo pe r il tema trattato che non è per nulla il carcere, ma è la passione di Cristo.
Il film risponde a quella domanda che i non cristiani si pongono da tempi immemori: perchè abbiamo il culto della morte e della sofferenza? Perchè rappresentiamo della Pasqua più il lutto, la pena, lo strazio che la rinascita, la vita, la gioia?
Dunque si prova a fare diversamente, si elimina l’ostacolo dell’impossibilità di avere un Giuda in un carcere (!), quindi si elimina il tradimento, il processo, la condanna, la morte e si riporta il tema della crocifissione al problema della libertà/istituzione/società.
Ferrario improvvisa, ma è in stato di grazia, perchè la sceneggiatura (che sembra non ci sia stata) è oliatissima, piena di dialoghi felici e scoppiettanti, in cui l’istituzione che si trova in difficoltà non è il carcere, impersonato da un direttore abile nel vivere sempre sul limite che è la condizione carceraria, con sano realismo e capacità di leggere i bisogni e gli obblighi di tutti, ma è la Chiesa in cui l’ortodossia alla fine vince, nonostante sia proprio il cappellano a voler far fare teatro ai carcerati, una ortodossia che si contraddice perchè se Cristo è una elaborazione dei credenti che trascende i Vangeli (“quest’uomo ossessionato...non sorride mai!”), lo può essere fino ad un certo punto.
Da sottolineare la splendida colonna sonora e il tocco da musical calssico.
Menzione speciale agli interpreti, indistinguibili i veri dai falsi, una amalgama perfetta, ma in particolare ai “professionisti” Troiano e Smutniak, l’uno perfetto in un ruolo da buono/saggio/sagace, l’altra bravissima, una rivelazione, e anche molto bella.

Edited by LadyTriffide - 13/5/2009, 21:08
 
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