Valzer con Bashir (Israele, Germania, Francia 2008)
Un film di Ari Folman. Con Ron Ben-Yishai, Ronny Dayag, Ari Folman, Dror Harazi, Yehezkel Lazarov, Mickey Leon, Ori Sivan, Zahava Solomon
Una notte, in un bar, un amico confessa al regista israeliano Ari Folman un suo incubo ricorrente: sogna di essere inseguito da 26 cani inferociti. Ha la certezza del numero perchè, quando l'esercito israeliano occupava una parte del Libano, a lui, evidentemente ritroso nell'uccidere gli esseri umani, era stato assegnato il compito di uccidere i cani che di notte segnalavano abbaiando l'arrivo dei soldati. I cani eliminati erano giustappunto 26. In quel momento Folman si accorge di avere rimosso praticamente tutto quanto accaduto durante quei mesi che condussero al massacro portato a termine dalle Falangi cristiano-maronite nei campi di Sabra e Chatila. Decide allora di intervistare dei compagni d'armi dell'epoca per cercare di ricostruire una memoria che ognuno di essi conserva solo in parte cercando di farla divenire patrimonio condiviso.Il film è bello non c'è che dire. Non lo trovo furbo, deve molto al cinema americano sul vietnam proprio perchè quella guerra in Libano viene rappresentato come il vietnam di quella generazione, il punto di vista è tutto ad altezza soldato, i motivi del conflitto sono ignoti, c'è solo l'evidenza della guerra, il fatto in sè che si mangia persone, vite, memoria, cervelli. Anche il ritorno di Ari a casa è tipico del ritorno del reduce lì dove la vita continua imperturbabile, senza pensare ai debiti con coppola etc per le incursioni degli elicotteri, le scene pure di guerra.
In questo tema che è bello in sè (tace sui perchè, gli interessi, la politica e la vita dei libanesi, è vero, ma non è un taglio che definirei tale da falsare il contesto, è un film sulla colpa, non sulla responsabilità) poi si innesta la cronaca, il documentario della strage, già l'azione del recuperare la memoria sul conflitto è un'inchiesta. E anche qui si impatta con la percezione del soldato, i meccanismi tipici delle gerarchie per cui si attua una deresponsabilizzazione a scalare, la confusione, l'incredulità che possono sfociare solo sulle immagini vere, non mediate, quelle che sono non discutibili.
Ho trovato molto belle le scelte dei colori, l'inizio in cui i tre soldati sembrano morti che si alzano dalle tombe, i sogni di una età perduta.
Edited by LadyTriffide - 14/5/2009, 20:00