IL CANTO DI PALOMA

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tiresia5
view post Posted on 16/5/2009, 16:54




Il canto di Paloma (Spagna/Perù 2008)
Regia Claudia Llosa con Magaly Solier

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ORSO D'ORO A BERLINO 2009

La madre di Fausta, una ventenne peruviana, sta morendo e le ricorda cantando che lei è stata allattata con il ‘latte della tristezza' perché nata negli anni Ottanta in cui terrorismo e stupri erano all'ordine del giorno. Dopo la morte della genitrice Fausta vorrebbe offrirle un funerale degno di questo nome ma i pochi soldi sono stati tutti investiti nei festeggiamenti per l'imminente matrimonio della cugina. Lo zio però vuole che il cadavere venga seppellito prima delle nozze. Fausta che vive in una baraccopoli alla periferia di Lima cerca di vincere le sue paure e trova lavoro come cameriera presso una pianista. Spera così di mettere insieme una somma adeguata per le esequie.


Il film prende l’avvio dalla violenza sulle donne che è un tratto comune di tutte le guerre, a tutte le latitudini. Il vincolo madre figlia è ancora più forte perchè stretto attorno alla violenza subita dalla prima, che diventa una eredità che i peruviani ritengono si trasmetta attraverso il latte materno (da qui il titolo originale), un orrore che noi sentiamo rivelato da una canzone, un codice di comunicazione fra le due donne, il modo in cui più probabilmente si è radicato nella figlia il terrore degli uomini e della vita (e per una volta il titolo italiano mi sembra davvero adeguato).
Ed è sul filo della musica e delle canzoni che la vita di Fausta si sviluppa, ospite di uno zio, nel tentativo di riportare al paese natio il corpo della madre. Il mondo del Perù è spaccato in due: da una parte il vitalismo povero e coloratissimo dei nativi, alle prese con riti e cerimonie, abbandonati in paesaggi quasi lunari, legati a miti e credenze (molto bella la scena della fossa per la sepoltura divenuta piscina per i bambini), dall’altro il mondo dei ricchi di Lima, stranieri nella loro terra, diversi per etnia, per vita, per cultura, trincerati dentro le proprie case e per questo sterili, incapaci di creare, di comunicare. Una differenza di classe, di ceto fortissima, inconciliabile, che prospera sul continuo sfruttamento degli uni sugli altri, senza concessioni.

Mi è piaciuta la regia, un gusto dell’inquadratura non banale, una ricerca continua del viso e del corpo di Fauta (le mani soprattutto) e, contemporaneamente, lo spaziare in luoghi vasti e vuoti.
Ancora bella l’idea del pudore nel raccontare questa storia, perchè parte dall’universalità della musica e della canzone, che era il modo di comunicare tra Fausta e la madre, e arriva ai fiori, un altro codice che un giardiniere gentile riesce a trovare per incrinare la corazza di Fausta

VOTO 7

Edited by LadyTriffide - 19/5/2009, 10:27
 
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view post Posted on 16/5/2009, 22:52
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Sapiente Malizioso
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Mmm, sarò fatto male io, ma questo tipo di storie non sono proprio nelle mie corde, difficilmente potrò vederlo.. Però devo dire che la trama assomiglia a quella di un film filippino che ho visto l'anno scorso al FEFF.. :) (anche se il contorno e i contenuti sono evidentemente diversi).
 
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1 replies since 16/5/2009, 16:54   61 views
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