| Filmografia: Accattone (1961) Mamma Roma (1962) La ricotta, episodio del film Ro.Go.Pa.G., (1963) La rabbia (1963) Comizi d'amore (1964) Sopralluoghi in Palestina per il Vangelo secondo Matteo (1964) Il Vangelo secondo Matteo (1964) Uccellacci e uccellini (1965) La Terra vista dalla Luna, episodio del film Le streghe, (1966) Che cosa sono le nuvole?, episodio del film Capriccio all'italiana, (1967) Edipo re (1967) Appunti per un film sull'India (1967-1968) Teorema (1968) La sequenza del fiore di carta, episodio del film Amore e rabbia, (1968) Porcile (1968-1969) Appunti per un' Orestiade africana (1968-1969) Medea (1969) Il Decameron (1971) Le mura di Sana'a (1971) I racconti di Canterbury (1972) Il fiore delle Mille e una notte (1974) Salò o le centoventi giornate di Sodoma (1975)
Pasolini purtroppo è stato un genio atipico nella nostra storia culturale, capace di esprimersi in più campi con lucidità e forma autoriale. Il suo cinema è migliore della sua narrativa. (ma ciò che è ancora meglio in pasolini è la poesia). Pasolini è stato colui che ha rielaborato il neorealismo quando ormai questi era morto, riproponendo un modo nuovo e diverso (ma figlio di quel cinema) di riprendere la realtà, di usare gli attori, di narrare storie. Accattone è qualcosa di bello, bello davvero, la pulizia del bianco e nero, l’espressività delle inquadrature, una nuova giovinezza. E sempre sul lato puramente formale poi ha preso una via diversa che lo ha portato ai suoi film di estrazione mitica, teatrale, narrativa.
Non dimentichiamo che Pasolini si accosta al cinema con la passione dello storico dell’arte, figlio di una corrente di studi, quella di Longhi, che recuperarono il 500 e la pittura di maniera che oggi diciamo arte alta, ma che così non era fino ai primi decenni del novecento. Quindi sono infinite le riproduzioni pittoriche nei suoi film, dall’ultima cena leonardiana, ma con i maiali dentro, e al cristo del mantegna di Mamma Roma, al Pontormo, Rosso fiorentino, al Caravaggio della Ricotta, al Giotto del Decamerone: qui lo studio della luce e delle inquadrature non sono mai estetizzanti, ma riconsegnano la fatica dei corpi (con la loro plasticità), la corruzione della materia, il simbolismo dei colori, il dolore del limite umano, la fisicità prorompente che esplode dallo schermo, la vitalità inesausta.
A mio parere grande sia il primo pasolini cinematografico, che il secondo, un viaggio alle radici dell’uomo, alla sua essenza, il corpo vivo e felice insieme al suo malessere ineliminabile.
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