| “Basta avere sperimentato una sola volta che possiamo essere ciechi in piena luce e, al contrario, vederci nell’oscurità”.
Come ho scritto giorni fa non mi fido dei romanzi contemporanei, soprattutto di quelli eccessivamente osannati dalla critica. Mentre con “Q” di Luther Blisset mi era andata bene, adesso con questo “L’eleganza del riccio” mi è andata decisamente maluccio, un libro che mi ha lasciata piuttosto perplessa, che non trovo meritevole dei tanti elogi ricevuti, che non riesco a comprendere perché sia diventato un caso letterario così eclatante. La storia è molto semplice, protagonisti sono un’adolescente di nome Paloma che ha deciso di suicidarsi il giorno del suo tredicesimo compleanno perché si sente troppo superiore, a suo dire, alle persone che la circondano, dai suoi genitori ai suoi compagni di classe e amici e Renee Michel, una portinaia cinquantenne poco attraente ma dalla vasta cultura. Mai avevo incontrato sul mio percorso letterario due personaggi così odiosi e antipatici, due personaggi pieni di snobismo e di arroganza, le stesse “qualità” che trasuda questo romanzo, che puzza di snobismo lontano un miglio. In più lo stile dell’autrice non mi è piaciuto, l’ho trovato insopportabile, pieno di battute e ironie fuori luogo, prese in giro continue nei confronti degli altri e filosofia da due spiccioli fatta passare per illuminanti insegnamenti di vita. Un romanzo che mi ha lasciato poco e nulla, sia dal punto di vista emotivo che di pensiero…sinceramente non vedo tutta questa bellezza tanto decantata, per me si tratta dell’ennesima(e furba) mossa commerciale(il finale poi l’ho trovato anonimo, il classico finale che ti fa dire: “Embè, tutto qui?”). Un libro sospeso tra l’inutilità e la mediocrità…posso consigliarlo solo agli appassionati di filosofia e psicologia, ma c’è di gran lunga di meglio in giro sugli argomenti
Voto: 4.5
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