Departures (2008 Giappone)
Un film di Yojiro Takita. Con Masahiro Motoki, Tsutomu Yamazaki, Kazuko Yoshiyuki, Ryoko Hirosue, Kimiko Yo
Inizio con il dire che questo film è pura poesia, è un inno alla vita, a quella vera, quella con cui ogni persona prima o poi si deve scontrare, fatta di momenti semplici ma puri e reali. Il significato intrinseco che ho voluto vedere io (perchè a mio avviso spesso registi e sceneggiatori non cercano per forza il significato nascosto...) è quello di fermarsi e riflettere. Semplicemente riflettere. Perchè la morte è qualcosa che sta dietro l'angolo, ma non per questo bisogna averne paura.
La storia è quella di Kobayashi, un violoncellista che perde il lavoro e decide insieme alla moglie Mika di trasferirsi in un paesino rurale, nella casa della madre ormai defunta. Comincia la ricerca per un lavoro e sul giornale legge un'inserzione un po' fuorviante che parla di "departures" (partenze), pensando si tratti di un'agenzia di viaggi, si presenta al colloquio, qui scopre in realtà che l'azienda si occupa di "nokanshi" (letteralmente, maestro di deposizione nella bara).
Bisognoso di lavoro, anche se intimorito, accetta l'impiego.
Il film viene esposto bene, le scene sono spesso lente, ma significative, tutto il rituale nokanshi è affascinante, il volere restituire le sembianze della vita al defunto per "alleggerire" il dolore dei cari, è un qualcosa che qui in occidente nella camera ardente non si è mai visto. La perizia e il rispetto con la quale questi maestri vestono la salma è commovente, che è poi il rapporto simile che Kobayashi dedica al suo violoncello.
La colonna sonora è minimalista, i pezzi per violoncello sono azzeccati, conoscendoli, durante la visione mi sono scese un paio di lacrime.
Insomma, meritato l'oscar come Miglior Film Straniero 2009, forse un po' meno l'Audience Award del Far East Film Festival, essendo un festival di cinema dichiaratamente "popolare" avrei preferito vincesse qualcosa di più terra-terra (tipo Love Exposure) ma pazienza.
Unica nota vagamente (ma proprio vagamente
) negativa, è che probabilmente un pubblico occidentale vedendo questo film, come in generale la cinematografia orientale disponibile in Italia (Wong Kar Way, Ang Lee e compagnia bella) pensi che l'oriente si fermi a questo, cioè storie drammatiche molto "eleganti" (scusate la semplificazione...
), insomma quello che voglio far capire è che Departures pur essendo un bellissimo film, rimane in uno schema orientale congeniale all'occidente....
Non so se mi sono fatta capire
nel caso chiedete e cercherò di esprimermi meglio
VOTO 8Metto anche due video dove Kobayashi suona il violoncello, godeteveli