Ecco la mia recensione, siate clementi..
Probabilmente un romanzo come questo non si confà alle mie caratteristiche di lettore e si aggiunga che certamente non sono nemmeno abbastanza preparato per coglierne la bellezza e la sagacia, perché sapete, non mi ha fatto impazzire. Una volta finito il libro ho letto la presentazione dell’opera a cura di Calvino stesso, devo ammettere di non aver capito molto di quel che spiega, né di aver colto tutti quegli elementi dei quali dice esser costutuito il suo libro. Ho una mentalità molto più prosaica, io l’ho visto così: ci sono un Lettore e una Lettrice, Ludmilla, la di lei sorella, Lotaria, più un personaggio ambiguo, un falsificatore e mistificatore, tale Ermes Marana. Per una serie di motivi indipendenti dalla sua volontà il Lettore viene in possesso di diversi libri o manoscritti che inizia e non riesce mai a portar a compimento; questo mentre è trascinato in vari avvenimenti e luoghi.
L’idea, non discuto, è geniale: dieci incipit di romanzi che improvvisamente si troncano, benchè, come qualche lettore o critico abbia di fatto osservato, siano dei racconti compiuti, che dicono tutto quello che devono. Calvino ha dichiarato parlando del suo libro che nei dieci incipit ha voluto proporre ogni volta "un' impostazione stilistica e di rapporto col mondo” (e ci dice che questi erano 10 possibili inizi di romanzi che avrebbe potuto scrivere e che aveva scartato). Calvino spiega inoltre che ha voluto protagonista del romanzo “il lettore medio”, che sarebbe stato poi il fruitore del romanzo stesso. Ha scisso quindi codesto lettore medio in un generico “Lettore” e in una “Lettrice”, Ludmilla, quest’ultima molto ben delineata quanto a gusti, l’autore la definisce “lettrice per vocazione, sublimazione della <lettrice media>”, insomma una superlettrice, superappassionata, piena di qualità, conscia della sua passione disinteressata (ho anche il piacere di conoscere una persona di tanto spessore).
Parto affermando che ho trovato il signor Calvino troppo compiaciuto della sua bravura (che resta indubbia), più volte ho avuto questa sensazione fastidiosa, pungente.
Stilisticamente (al contrario dell’intento dichiarato) non ho trovato i 10 incipit si differenziassero tanto, vi era una sorta di continuum tra l’uno e l’altro; solo la tematica presentata di volta in volta differiva.
Il capitolo iniziale in cui Calvino ci coccola (noi, i lettori) è molto bello, descrive bene le sensazioni, le aspettative di chi legge; instaura un dialogo privato con ciascuno di noi, ci osserva mentre godiamo dell’acquisto, dello sfoglio, del godimento delle prime pagine del nuovo volume appena preso mentre siamo nelle nostre camere. Man mano la vicenda scorre però si perde: ridicolo e inverosimile il modo in cui il Lettore “aggancia” in libreria Ludmilla, uno dai così limitati mezzi espressivi potrà mai conquistare una lettrice tanto raffinata e scaltra? Poi iniziano i primi racconti spezzati; una, due, tre volte, alla quarta una sorta di scoramento inizia ad attanagliarmi e prendo a pensare: “ma legger così è inutile, non porterà a nulla, ci sto perdendo solo tempo!”. Il fastidio proseguirà poi per altre sei volte, il raccordo tra i vari racconti diventa sempre più grottesco: Ermes Marana coi suoi magheggi e le sue sparizioni, gli astrusi pensieri di Silas Flannery, un’improbabile, farraginosa trasferta in Sudamerica (non ho proprio capito questo passaggio, è molto prolisso, volutamente?), l’inspiegabile, fastidiosa unione carnale tra il Lettore e Lotaria (perché tradire? Lui non era innamorato di Ludmilla?), l’approdo finale del Lettore alla grande biblioteca, dove nessuno dei 10 incipit troverà il suo proseguio.. però Calvino ci fa sapere che Ludmilla convolerà a giuste nozze col lettore. Ma signor autore i racconti come finiscono (sapete ce n’era uno che mi piaceva molto)? La due parole che mi salgono inesorabilmente alla bocca sono: irritante e deludente..
VOTO 5,5
(Letto: agosto 2009)
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