| Nuova recensione dopo una seconda lettura
L'oscuro silenzio della paura
Eccomi qui, in questa notte inquieta e insonne. Non riesco a dormire, la mia mente è avviluppata in una fitta ragnatela di pensieri che non mi lasciano requie. Mi sento pervadere da una profonda sensazione di tristezza e vedo scendere su di me un invisibile ma palpabile velo di malinconia che non provavo più da molto tempo. Decido di alzarmi, di fare qualcosa che mi distragga un po’, ma sono le due del mattino e non posso e voglio disturbare il sonno di chi condivide con me questa casa. L’unica cosa che mi è possibile fare è dedicarmi alla lettura, la mia unica compagna. Mi dirigo verso lo scaffale della mia libreria e i miei occhi stanchi e appannati si posano subito su questo breve racconto. Sono trascorsi mesi dall’ultima volta che lo lessi e le sensazioni di profondo stupore frammiste a una piacevole inquietudine che a quel tempo mi diede questo conciso libro sono ancora vivide in me, così da persuadermi a “regalargli” una seconda lettura, nella speranza che, in un modo o nell’altro, mi tenga lontana per qualche ora dai miei pensieri. E fu così che mi ritrovai in quella luminosa casa di campagna, seduta su quella sedia, da sola, con il cuore gonfio e dolente di chi teme di perdere e veder allontanare per sempre da sé le persone a cui più tiene. Questo stesso stato d’animo pervade per l’intera narrazione la protagonista, una giovane istitutrice, una ragazza spigliata, disinvolta, brillante, di solida moralità, sufficientemente colta da non essere preda di vari isterismi. Con il suo tipico entusiasmo giovanile si accinge a prendere in mano la conduzione della casa e l’educazione dei due fanciulli che vi dimorano, con la certezza che le su giovani spalle siano perfettamente in grado di sostenere un simile peso, ma ecco che, a turbare le sue certezze, appaiono due figure spettrali, oscure e misteriose, che osservano ogni attimo del giorno lei e i suoi pupilli, che la seguono, che, senza un motivo apparente, la odiano. Chi sono queste persone? E soprattutto esistono veramente o sono solo il frutto della mente dell’istitutrice? Forse le troppe responsabilità, la gioventù, l’inesperienza, un amore impossibile che inconsciamente nutre per il suo padrone e “datore di lavoro”, il forzato isolamento, forse tutto questo ha avuto ragione del suo equilibrio mentale e, alla fine, la posseduta, la folle, la visionaria potrebbe essere solo lei? Ma allora perchè questi bambini sono così perfetti nella loro arrendevolezza, così assolutamente candidi e innocenti come angeli, al punto da apparire quasi innaturali? Non sappiamo e mai potremmo dire da che parte sia la verità. Possiamo leggerlo e rileggerlo quanto vogliamo, ma non ne arriveremo mai a capo perché James, nella sua incommensurabile bravura, ha stabilito così. Quando nelle pagine finali il mistero sembra svelarsi, proprio quando pensiamo di intravedere un piccolo spiraglio di luce che si avvicina, che ci illumina, proprio quando pensiamo di “vedere in faccia” la verità, con sapiente maestria egli ci fa ripiombare nelle tenebre più oscure dell’impenetrabile non conoscenza. Un gioco, ecco cos’è questo racconto, un meraviglioso, grandioso gioco di alchimia letteraria, una sorta di labirinto senza uscita, al quale è impossibile dare una spiegazione logica. Un capolavoro del non-detto, dell’immaginario, nel quale ci si sente trascinare da un vortice di puro terrore, cui è impossibile resistere. Niente sangue, niente orribili mostri, niente personaggi sinistri, niente violenza fisica, ma una pura paura psicologica, che come una rete avvolge il lettore in una sequenza di rivelazioni e sospetti. E un’affascinante scenografia, una semplice casa, rischiarata da una livida alba, in cui appaiono esseri sinistri, proiezioni delle paure che si annidano nel nostro inconscio, perché ciò che più ci terrorizza non è fuori, ma è dentro noi stessi.
Voto: 9
|