LONTANO DAL PARADISO

Lontano dal paradiso (2002 USA/Francia)
Un film di Todd Haynes. Con Julianne Moore, Dennis Quaid, Patricia Clarkson, Dennis Haysbert. James Rebhorn



E' l'autunno del 1957, ad Hartford, Connecticut. La famiglia Whitaker è una delle più in vista delle città: il marito Frank è il capo di un'azienda che fabbrica televisori, la moglie Cathy è una perfetta casalinga, i due figli sono dei simpatici bambini pestiferi. Ma la situazione non è così esemplare come sembra: Frank è in realtà bisessuale, e tradisce la moglie con uomini scovati in bar equivoci; Cathy, dal canto suo, sconvolta per aver scoperto le tresche del marito, si lega in affettuosa amicizia con il suo giardiniere di colore, subendo l'ostracismo della comunità: è costretta a fare una scelta, comunque dolorosa.

Lo maderà rai tre in settimana, senon lo avete visto non perdetelo assolutamente.

Lo amo davvero, è un piccolo miracolo di equilibrio e una gioia per gli occhi.
Non so se ricordate Julianne Moore (grande come non mai) perfetta moglie e madre degli anni cinquanta di un uomo d'affari, spesso assente, nel periodo infuocato delle rivendicazioni civili dei neri d'america. La scoperta dell'omosessualità del marito, lei, schiacciata dal perbenismo imperante e dal modello di donna perfetta, a lui subalterna, in una società pienamente e “felicemente” maschilista, ne segue tutte le decisioni, dalla improbabile cura al divorzio, lui egocentrico, per educazione e convenzione sociale, che le fa violenza psicologica e verbale solo perchè parla con un nero e quindi mina la sua rispettabilità sociale. E intorno una pletora di amici che fanno gruppo ferocemente per espungere il diverso, all'epoca in cui un bambino nero non poteva toccare l'acqua di una piscina.
Uno schiaffo in faccia alle donne e alla loro marginalità, dovuta molto alla mancata emancipazione psicologica e culturale, ma dovuta anche alla struttura di una società di cui sono minoranza, la minoranza più grande.
Dentro al film il discorso ampio delle discriminazioni, tutte a più letture.
Non si può non amarne la perfetta ricostruzione d'epoca, tutta plasmata sui film di Sirk, soprattutto nella fotografia, nella scelta dei colori, i rossi d'autunno, i gialli, il glicine del foulard di lei.
E’ un melodramma che cita a piene mani Sirk, soprattutto Secondo amore, con R. Hudson e J. Wyman, anche nel meccanismo dell'incontro fra la donna borghese e l'uomo desiderato, nel giardino di lei (un topos ripreso anche da Cunningham nel suo libro Carne e sangue).

VOTO 8

Edited by LadyTriffide - 14/6/2009, 16:08

Ah sisi di sicuro me lo vedro....mi intriga,poi il tuo voto è alto...aspettero allora

Lo guarderò sicuramente anch'io! In più Julianne Moore è un'attrice che apprezzo anche se fin'ora (non capisco perchè) non è "esplosa"..

L'ho visto lunedì.... e non mi ha entusiasmato sinceramente, troppo piatto, troppi archetipi sociali dell'epoca, Julianne Moore è molto brava anche se i dialoghi non li ho trovati troppo accattivanti, Dennis Quaid è l'attore qualunquista di sempre ma il finale l'ho apprezzato molto, realistico.

VOTO 6

Si l'ho visto Lord,e a me è piaciuto parecchio....lo scopo era proprio quello di descrivere la societa americana razzista e bigotta dell'epoca,e il regista v'è riuscito molto bene...la Moore come ho gia detto,è una garanzia,bravissima,ma anche Quaid non mi è dispiaciuto....

Si è vero Nefer, ma avevo la sensazione di film "già visto"... non mi sembrava così originale sul tema...

Beh si i temi trattati li ritroviamo in molti altri film ma il modo in cui sono stati proprosti allo spettatore l'ho trovato garbato e sottile....nel complesso direi 7-

Dissento sull'opinione di Lady, non c'è nessun automatismo in questo film, che è inoltre anche un esercizio di stile. La rappresentazione d'epoca serve al rimando continuo con Sirk, ma è necessaria per descrivere il dipanarsi di due marginalità sociali che rivela la radice di genere del razzismo così come è narrato in questa variante: in questo film si parla della minorità sociale della donna in quanto femmina, in quanto costrutto culturale (diffuso a piene mani dai media e dalla pubblicità che sono il nuovo mezzo di fare cultura e di veicolare valori) che le stesse donne condividono e a cui sono soggette. In tutto questo si prendono diversi ingredienti già conosciuti (film, libri etc raramente raccontano qualcosa di originale, è come lo raccontano che è importante e come rivisitano gli stessi temi) e li si mescolano cambiando totalmente prospettiva.
In questo sta l'originalità del film

Da questo punto di vista hai ragione, molto più interessante la rappresentazione della marginalità sociale della donna che del "diverso di colore".