NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE, E.M.Remarque

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view post Posted on 2/7/2009, 11:17
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Sapiente Malizioso
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NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE di Eric Maria Remarque
Guerra, Mondadori, 247 pagine

Ricorderò sempre quando lessi questo splendido libro, oramai 20 anni fa; era un primo pomeriggio, divorai prima d'andare a cena le 247 pagine di cui consta.
Qui si parla di guerra (la Grande Guerra), ed è un ragazzo tedesco la nostra guida: ci accompagna in mezzo agli orrori, alle ansie, alle speranze di un comune soldato. Noi siamo inevitabilmente trascinati con lui in all'interno delle trincee, respiriamo con lui gli odori, le paure striscianti. E' un romanzo molto diretto, accorato, ci dipinge la realtà della guerra, ce la fa detestare (senza retorica alcuna); è una di quelle opere caposaldo dell'antimilitarismo; m'ha ricordato molto come sensazioni e tema principale quello di "Gli anni spezzati"(Gallipoli), splendido film di P.Weir. Scritto bene, anche se senza virtuosismi, (ricorda in qualche modo Hemingway) fa palpitare il cuore e ragionare la mente; un classico, di quelli veri, ed è un delitto non leggerlo..

VOTO 8

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**Nefertiti**
view post Posted on 2/7/2009, 12:42




Lo mettero senz'altro in coda....sembra davvero interessante....(bella recensione!)
 
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LadyTriffide
view post Posted on 2/7/2009, 16:36




L'ho decisamente divorato alle medie! Mi ricordo che ci misi proprio poco a leggerlo, molto scorrevole!
Ha ragione Nefer, ottima recensione Lord, specialmente la parte dove fai intuire le sensazioni che si provano leggendolo ^_^
 
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view post Posted on 3/7/2009, 09:30
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Sapiente Malizioso
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CITAZIONE (**Nefertiti** @ 2/7/2009, 13:42)
Lo mettero senz'altro in coda....sembra davvero interessante....(bella recensione!)

Grassie :D Si, si, merita davvero, ne rimarrai di sicuro colpita..
 
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gautier sans avoir
view post Posted on 22/7/2009, 22:23




CITAZIONE (LadyTriffide @ 2/7/2009, 17:36)
L'ho decisamente divorato alle medie! Mi ricordo che ci misi proprio poco a leggerlo, molto scorrevole!
Ha ragione Nefer, ottima recensione Lord, specialmente la parte dove fai intuire le sensazioni che si provano leggendolo ^_^

quoto in pieno, letto ben due volte!!!!!!

Edited by LordDunsany - 22/7/2009, 23:40
 
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view post Posted on 31/3/2010, 18:46
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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L’insostenibile peso della guerra

C’era una volta un gruppo di amici, degli studenti liceali, i cui unici pensieri erano lo studio, gli amici e le ragazze
Niente oscurava il loro mondo dorato, niente poteva impensierirli, fino a quando una terribile guerra non scoppiò sotto i loro occhi e portò via per sempre, insieme alle loro vite, anche le loro speranze e i loro sogni
E’ l’immagine di una generazione stravolta dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, nel 1914.
E’ la struggente narrazione di un ragazzo di appena vent’anni, Paul Bohmer, che si ritrova, insieme ai suoi giovani amici, a combattere una guerra che non gli appartiene.
Il ragazzo, pagina dopo pagina, commuove il lettore con la sua drammatica ed esaustiva descrizione degli avvenimenti più significativi degli anni passati al fronte, ma anche le proprie riflessioni, la propria angoscia per un futuro che vede sempre più nero.
Sono struggenti le immagini dei corpi mutilati e sbalzati fuori dai vestiti dalle granate, le reclute inesperte che muoiono sotto i primi bombardamenti, davanti a queste situazioni crollano tutte le certezze di Paul, della sua generazione.
Cito una delle frasi più significative dell’intero romanzo: “Non siamo più giovani, non aspiriamo più a prendere il mondo d’assalto. Siamo dei profughi, fuggiamo noi stessi, la nostra vita. Avevamo diciott’anni e cominciavamo ad amare il mondo, l’esistenza: ci hanno costretti a spararle contro. La prima granata ci ha colpiti al cuore; esclusi ormai dall’attività umana, dal lavoro, dal progresso, non crediamo più a nulla. Crediamo alla guerra”.
Una guerra che per questi ragazzi diventa giorno dopo giorno indispensabile, diventa qualcosa che li fa sentire vivi, tanto che Paul, tornato a casa dopo aver ottenuto un paio di giorni di licenza, si renderà ben presto conto che la vita normale non gli appartiene più, l’unico suo desiderio, l’unica sua bramosia è quella di ritornare al fronte, di rivedere i suoi amici..
E i suoi amici, a uno a uno cominceranno a morire tutti, ma la morte assume una valenza diversa, tragica, orribile e inaccettabile, ma ormai obbligatoria.
Per non impazzire deve essere vista come qualcosa di naturale e inevitabile, ma non è così quando Paul è costretto a pugnalare un soldato francese e a passare con l’agonizzante una serie interminabile di ore.
I sensi di colpa lo divorano quando capisce di aver ucciso un uomo come lui, di aver assassinato un giovane soldato che aveva l’unica colpa di indossare una divisa di un altro colore.
Paul non riesce a capire perché quel povero tipografo francese sia suo nemico, perché debba ammazzarlo.
Nessuno riesce a capire chi ha voluto che i poveri tipografi tedeschi si scontrino coi poveri tipografi francesi e nessuno immagina un perché di tutto questo, la guerra è solo e unicamente lo specchio della pura follia dell’uomo, nulla più.
E’ questo il messaggio finale dell’autore, che ha deciso di raccontare una delle più brutte pagine della storia mondiale attraverso gli occhi di un ragazzo.
Il suo è un forte grido di pace, un richiamo a pensare all’inutilità della guerra, a non permettere l’abbattimento di una generazione nel nome dell’avidità e della crudeltà.
Il libro lancia anche un messaggio di uguaglianza…il crudele nemico altro non è che un povero soldato quanto te che sei chiamato a ucciderlo, ha le tue stesse paure, i tuoi stessi pensieri, i tuoi stessi tormenti e davanti a quest’ovvia constatazione la guerra diviene qualcosa d’impensabile, di totalmente assurdo.
Purtroppo il monito di Remarque non verrà ascoltato, dieci anni dopo la pubblicazione del libro scoppierà una nuova guerra, di gran lunga più sanguinosa di quella combattuta da Paul( e dallo stesso autore), ma nella quale non si dovrà più sopportare il dolore di guardare in faccia il nemico agonizzante.
E a me, che questa guerra l’ho vissuta attraverso gli occhi e i racconti dei miei nonni, mi vengono subito alla mente i versi di una splendida canzone di Fabrizio De Andrè, “La guerra di Piero”:

Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma son mille papaveri rossi

lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente

così dicevi ed era inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve

fermati Piero , fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po' addosso
dei morti in battaglia ti porti la voce
chi diede la vita ebbe in cambio una croce

ma tu no lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera

e mentre marciavi con l'anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore

sparagli Piero , sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue

e se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a me resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore

e mentre gli usi questa premura
quello si volta , ti vede e ha paura
ed imbraccia l'artiglieria
non ti ricambia la cortesia

cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chiedere perdono per ogni peccato

cadesti interra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato un ritorno

Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio
Ninetta bella dritto all'inferno
avrei preferito andarci in inverno

e mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi un fucile
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole

dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.

E penso ancora a quanta follia ci sia a questo Mondo.

Voto:9

Edited by La Venere di cioccolato - 31/3/2010, 21:08
 
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view post Posted on 2/4/2010, 19:21
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Sapiente Malizioso
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Ma che meraviglia questa recensione Simo! :) Chi entrerà qui non potrà che esserne soddisfatto! :)
 
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6 replies since 2/7/2009, 11:17   794 views
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