ZANZARE, di William Faulkner

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private eye
view post Posted on 20/7/2009, 00:58




ZANZARE

di William Faulkner



Le fastidiose protagoniste di questo secondo romanzo faulkneriano esistono solo perché agiscono: esse, infatti, benché Faulkner non le menzioni mai esplicitamente in alcuna parte della narrazione (e questa, forse, è la particolarità più piacevole, il guizzo stilisitco più interessante) fanno avvertire la propria presenza, deturpano la pelle con le punture, esasperano con i ronzii. E ancor più infondono la propria natura, quello spasmo necessario e fatale per il sangue umano, nei personaggi stessi di questo lungo racconto: l'anelito irrefrenabile verso la vita è ben rappresentato nella disperata e comica sete d'amore di Talliaferro, nell'oscura bramosia di Gordon, nell'inevitabile passività conturbante di Jenny.
L'intera vicenda (divisa in quattro giornate), con la sola eccezione del prologo e dell'epilogo, ha luogo su un piroscafo, il Nausikaa (il cui nome rappresenta il primo, chiaro rimando all'Ulisse di Joyce, che, come per L'urlo e il furore, diventa, per Faulkner, costante riferimento a cui guardare e dal quale attingere): su questa barca, piccolo universo autonomo e prolifico, in cui vige, sopra tutto, l'allentamento dei freni inibitori (al momento della sua pubblicazione alcune parti del romanzo furono rimosse perché giudicate troppo ardite), convivono forzatamente artisti e giovani ragazzi, a cui s'aggiungono, come pesi necessari all'equilibrio, la padrona dell'imbarcazione e il suo futuro sposo. All'interno del romanzo i dialoghi tra questi bizzarri personaggi (per inventare i quali l'autore utilizza persone del suo universo, non dandosi nemmeno la pena di trasfigurarle più di tanto) diventano spazi che egli riserva a sé: abbondando le riflessioni riguardo il ruolo dell'arte e dell'artista nella società, della percezione dell'arte da parte delle donne, etc.
E per quanto queste riflessioni siano interessanti e stimolanti, finiscono per rallentare inevitabilmente il ritmo della narrazione, già di per sè non particolarmente sostenuto. In Zanzare non c'è l'equilibrio de L'urlo e il furore, nè la sua precisione asciutta, capace di suggerire piuttosto che ammorbare; il romanzo è pieno, scoppia di descrizioni che, per quanto suggestive, diventano ridondanti. E l'ansia di uno scrittore alla sua seconda prova si sente: il malcelato desiderio di scandalizzare (per cui Faulkner si spinge a descrivere una scena saffica), la troppa pienezza dello stile (che leggevo essere caratteristica degli autori del Sud), la sperimentazione stilistica (certo meno ardita e più zoppicante di quella del suo capolavoro) rendono il clima del romanzo appestato, avvolgente ma al tempo stesso conturbante.
In conclusione un bel libro, disperatamente comico, non fondamentale.

VOTO: 7
 
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view post Posted on 20/7/2009, 09:30
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Sapiente Malizioso
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Non ho letto il libro, ma è una gran bella recensione, credo renda molto bene l'idea, soprattutto per chi, come ma, ha avuto modo di leggere "L'urlo e il furore". Partendo da questo presupposto mi par di capire che questo suo romanzo non sia esaltante e sapendo io in partenza che la scrittura adatta a me è quella opposta, quella minimalista di Hemingway, figuriamoci se so che qui non viene supportato da una trama e ritmo eccelsi. Perchè comunque, tolta la parte di Benji, che era la prima se non ricordo male, il romanzo là si faceva leggere con piacere!
Anche qui v'è l'insistito uso del flusso di coscienza che aveva ben funzionato nell"Urlo e il furore"?
 
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private eye
view post Posted on 20/7/2009, 23:19




La trama è interessante e coincide, almeno idealmente, con quello che a me piace leggere in genere (peccato la totale assenza di personaggi a cui il lettore possa "affezionarsi"); ma trovo che in alcuni punti Faulkner sia dominato dal desiderio di colpire, il che lo porta inevitabilmente ad eccedere (benché l'ispirazione per il romanzo sia la realtà e benché sia la vita stessa ad essere spesso eccessiva, io apprezzo approcci più velati). Nella parte introduttiva mi è sembrato di cogliere l'esortazione del traduttore ad essere clementi (infondo si parla del secondo romanzo dell'autore) nonché un invito a rileggerlo per cogliere sfumature che possono essere sfuggite.
Il flusso di coscienza si fa avvertire bene nella parte finale, che riprende pedissequamente una parte dell'Ulisse di Joyce.
L'intero romanzo, comunque, è ricco, sin troppo, di rimandi a poesie, testi di narrativa ed altro di autori diversi (che possono essere colti solo grazie alle note): in questo Faulkner dimostra di aver assimilato bene la lezione ma rischia di risultare poco originale. Dall'altro lato, però, non mancano citazioni autocompiaciute (attribuisce ad una poetessa versi che ha scritto e pubblicato lui) e questo mi piace ancora meno.
A proposito, visto che citi Hemingway, ci sarebbe qualche opera che consiglieresti vivamente? (Ho letto soltanto Fiesta e, appena iniziato, Morte nel pomeriggio).

^_^
 
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view post Posted on 22/7/2009, 01:25
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Sapiente Malizioso
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Giusto per risponderti (a proposito come hai trovato Fiesta?), se dovessi consigliarti un paio di libri andrei di sicuro su "I 49 racconti" ove credo ci sia "tutto" Hemingway e poi un libro ritenuto minore e uscito postumo, ma che secondo me ha grandissima forza evocativa e ci consegna un Hemingway verace "Isole nella corrente"...
 
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private eye
view post Posted on 22/7/2009, 02:49




Grazie per i consigli; mi saranno certamente utili, visto che ho difficoltà ad avvicinarmi ad Hemingway.
^_^
 
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4 replies since 20/7/2009, 00:58   342 views
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