MARCOVALDO di
Italo Calvino1963
Surreale, era surreale anche negli anni settanta. Marcovaldo è un semplice e un puro, uno di quei personaggi cartoonistici di cui sai già che non avrà mai successo, ma che ami nella sua imperterrita lotta contro i fantasmi della realtà.
Marcovaldo è il contadino in città, senza orientamento, straniero nel cemento e nei palazzi, sradicato dalle sue abitudini legate alla natura, ai suoi colori, ai suoi riti, che si urbanizza per lavoro, il mantra del boom italiano.
Non è possibile dimenticarlo nel suo sforzo di avere un vero albero di natale anche se lo trova al margine di una autostrada e non lo può toccare, perchè vige un divieto, nella sua gioia nel mangiare i funghi in città, una elemento che a parer suo ridona equilibrio al mondo che gli si è rovesciato, ma che sono ovviamente pericolosissimi, nella sua ricerca delle stelle in un ambiente reso cieco dalle luci della città, ma infine stritolato dalla logica economica della pubblicità.
E’ l’eroe piccolo piccolo che affronta la sfida impossibile di unire nella vita urbana la natura, la sua poesia e la sua bellezza mai dimenticata.
Sono passati quarant’anni e Marcovaldo forse nulla più dice della paura dello sviluppo vertiginoso e senza pause della società, perchè vi siamo dentro, lo abitiamo, ma continua a regalarti il piacere del surreale, ti testimonia un altro mondo possibile, la memoria di altri sapori, di altre priorità, l’eco di ritmi di vita rallentati, il ricordo di un orizzonte diverso oltre i marciapiedi.
Edited by LadyTriffide - 9/11/2009, 14:31