private eye |
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| In questo libricino sono raccolti nove brevi racconti: in ciascuno di essi l'autore rielabora e allontana da sé, attraverso la creazione di un alter ego, esperienze che egli stesso visse (probabilmente non negli esatti termini della narrazione) quando fu mandato, giovane medico neo-laureato, a dirigere un piccolo ospedale di provincia. La narrazione, come nelle altre opere di Bulgakov (e, nello specifico, Cuore di cane, nonostante l'innegabile superiorità di quest'ultimo), è cruda ma di una crudezza che non disturba perché risulta necessaria, professionale ma anche piena di pietà e, in alcuni passaggi, di disprezzo per la stolta volgarità del popolo, che rifiuta di riconoscere la correttezza della scienza medica. Sono racconti grezzi, piuttosto semplici sia nel linguaggio che nella struttura narrativa, in cui tuttavia non si fatica a riconoscere lo stile pieno di un'ironia leggera e auto compassionevole che, una volta affinato, coronerà degnamente i capolavori dell'autore. Il più bel racconto è certamente Morfina ma ognuno di essi è prezioso dal momento che raccoglie le ansie e i turbamenti di un neo-medico costretto a riconoscere l'inadeguatezza delle nozioni apprese nelle aule universitarie quando queste si scontrano con gli infiniti casi della malattia umana, della nascita e della morte.
VOTO: 7,5
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