Giorni e nuvole (ITALIA 2007)
Un film di Silvio Soldini. Con Margherita Buy, Antonio Albanese, Giuseppe Battiston, Alba Caterina Rohrwacher, Carla Signoris.
continua»
La storia di Elsa e Michele, una coppia colta e benestante. Dopo che Elsa lascia il lavoro per laurearsi in storia dell'arte, Michele confessa di non lavorare da due mesi e di essere stato estromesso dalla società che lui stesso aveva creato anni prima.Soldini riesce a imbastire una storia di coppia spezzata dalla perdita del lavoro e degli agi che una occupazione remunerativa consentiva, una coppia che affronta tutti i gradini della perdita delle sicurezze economiche e sociali e anche e soprattutto di identità. Il film in italia ha una altro rimando rispetto allo scomodato Loach, quel La bella vita che si metteva al livello dell’operaio più che del professionista.
In giorni e nuvole c’è una certa interessante dinamica di coppia, diverso contraccolpo, diverso modo di affrontare l’urgenza, diversa la crescita dei due coniugi, ma soprattutto si guarda a come un rapporto d’amore possa cambiare e cercare di sopravvivere alla perdita di tutto ciò che faceva da sfondo e da collante all’unione. Qui più che le dinamiche del lavoro (per quanto molto precise nel caso della ricerca di nuova occupazione da parte del marito) sono importanti la capacità di amare e di conservare la stima di persone la cui vita è così cambiata da rendele diverse, vuoi per depressione, vuoi per rabbia, vuoi perchè il ruolo all’interno della coppia cambia drammaticamente.
In tutto ciò il film riesce molto bene, molto realistico, molto profondo.
Le pecche le vedrei nella decisone di motivare la perdita del lavoro sulla base di una presa di pozione etica (Albanese dobbiamo amarlo per forza a tutto tondo ?), sulla mancata descrizione dell’inferno in cui ci si ritrova quando i soldi sono contati, ossia una volta abbassato drasticamente lo standard di vita (i conti li fanno, ma solo quando non cominciano a quadrare, all’inizio, sarebbe stato più serio far vedere che da quel momento in poi non quadreranno mai più, che non basta rimpicciolire la casa per risolvere i problemi, che l’ansia da bollette e da spese è per sempre, che tutto il mondo si traduce in qualcosa da calcolare, pena il dissesto), un certo meccanicismo nel rapporto con la figlia.
Ottima l’idea del finale aperto, molto coerente con la mancanza di punti cardinali e con il disorientamento affettivo, economico e sociale in cui i protagonisti si ritrovano.
PS. confesso che i personaggi hanno cominciato a farmi simpatia solo quando si sono trovati con il “sedere” per terra, 4000 euro di spese fisse al mese??? Penso che molti abbiano visto la loro caduta come un esempio di giustizia divina.
Edited by LadyTriffide - 27/7/2009, 16:16
