IL ROSSO E IL NERO, STENDHAL

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La Venere di cioccolato
view post Posted on 7/8/2009, 14:18




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Un altro romanzo che entra prepotentemente nella top-ten dei miei preferiti.

Quello che mi ha colpito di più è la capacità di Stendhal di renderci partecipi del corteggiamento tra uomo e donna, fatto di ardite avances e ritrosie(splendide le figure dei due protagonisti, Julien, uno spirito di sensibile umanità, poetico, dolce, travagliato e sincero nelle passioni, costante nei sentimenti e di Mathilde, passionale, fedele, di forte carattere).

Un altro libro che consiglio di possedere a chi è amante della letteratura.
 
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NYCLight
view post Posted on 7/8/2009, 16:10




ho già scritto su anobii che è la mia prossima lettura dopo i libroni che mi attendono ora. fortunatamente a casa ho una libreria vastissima e ogni tanto ci trovo dei capolavori :)
 
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Hyacint girl
view post Posted on 8/8/2009, 10:53




l'ho comprato da poco in quell'edizione proprio, è un libro che ho sempre sentito di voler leggere, non vedo l'ora di iniziarlo ma sono un po' apatica ultimamente a letture...
 
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tiresia5
view post Posted on 10/8/2009, 10:34




L'ho letto sulla scia della CErtosa, che amo di più per inciso.
Come ha già detto Venere è grandioso nel descrivere l'animo umano con tutte le sfaccettature dell'amore, del corteggiamento, delle titubanze. Ma aggiungo che il nerbo centrale è il protagonista con questa sua infinita voglia di riuscire, di scalare l'assetto sociale. Tutta la vita di Sorel è un rincorrere la propria ambizione all'interno di un tessuto politico /sociale conformista, proteso a mantenere lo status quo, a evitare sommovimenti: Napoleone e la sua spinta idealista allo scompaginamento della socetà francese è definitivamente dimenticato
 
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Baba1989
view post Posted on 18/7/2010, 22:23




"Il grottesco degli avvenimenti di ogni giorno vi nasconde la vera infelicità delle passioni." (Barnave)

Stendhal, parlando della sua opera "Il rosso e il nero", la definì un tentativo di dipingere la società francese così come si presentava nell'anno 1830, periodo di vivace dibattito culturale e di esaltazione dell'irrazionale, in contrasto con tendenze post-industriali per giunta soffocate in una morigeratezza che si pensava fosse antidoto alla rivoluzione.
Egli afferma che la principale occupazione delle donne francesi a quel tempo era leggere romanzi: tuttavia l'aspetto più interessante che emerge, come in un gioco di scatole cinesi, anche dalla sua opera, è che il termine "romanzo" spaventava la società bennata; Chateaubriand, Constant, Goethe, Austen, erano autori apprezzatissimi, ma in segreto: celati da una pesante patina morale, raccontavano di storie e pensieri proibiti, sconvenienti, sconsiderati.
Alla luce di queste considerazioni, il gioco letterario è sopraffino: Stendhal si fregia di scrivere un romanzo, ma con la consapevolezza che gli atti compiuti dai suoi personaggi siano assolutamente sconsigliabili e inverosimili; più volte, nel testo, inserisce postille in cui si distacca dall'operato dei caratteri. Allo stesso tempo però, come dimenticare che, pur con un tono ironico e distaccato da grande conversatore, egli sta raccontando la realtà?
Prestando attenzione a questa deliziosa dicotomia, ci si sente quasi presi in giro dall'autore. Quale premessa migliore?

Henry Beyle, che sempre si firmò con lo pseudonimo di Stendhal, si colloca comodamente in quel quadro culturale-letterario che definiamo realismo romantico, fiorito in Europa tra il 1830 e il 1850 e suggellato da grandi penne come Balzac, Dickens, Gogol'.
Entra in scena tenendo sotto braccio il suo primo grande romanzo, "Le rouge et le noir", la storia, pare ispirata da un fatto di cronaca del tempo, di un povero figlio di un povero carpentiere della povera Verrierès, una cittadina della provincia francese, diplomaticamente fittizia. Il suo nome è Julien Sorel.
Giuliano, giovinetto di assai modeste condizioni ma pieno di sogni, maltrattato dal padre e dai fratelli, piccolo, gracile, pallido, debole nel fisico ma forte nell'ingegno, nasconde dietro un'aria delicata e talvolta malaticcia un'indole violenta e ferma; Stendhal lo definisce spesso, in senso eminemente cinico, "il nostro eroe", ed effettivamente nelle sue sventure ed insicurezze mi ha ricordato un altro "eroe" celebre, quello di Voltaire; e lo trovo un richiamo arbitrario ma sottile, se pensiamo che durante la storia di Giuliano le opere di Voltaire sono spesso citate, perchè amate, lette di nascosto, ma molto temute dagli animi conservatori della nobiltà.
L'aggettivo che può stigmatizzare al meglio lo spirito di Giuliano è "diverso": egli è diverso dalla gente del Delfinato, scaltra ma rozza, scontrosa, dedita unicamente al profitto. Probabilmente è diverso tanto quanto lo era Stendhal: invero l'autore manifesta chiare opinioni liberali, strizza l'occhio a Mirabeau, contesta l'arrivismo, un atteggiamento nel complesso pericoloso per un giovane scrittore di talento che deve riuscire a farsi pubblicare: sembra di tornare al mondo crudele dell'editoria delle Illusioni perdute di Balzac. Allo stesso modo Giuliano è un bonapartista, e questo metteva a rischio non solo la propria credibilità, ma anche la propria sicurezza personale; per questo egli cela i suoi ideali dietro ferrei precetti religiosi, si definisce abate ed impara e recita a memoria interi passi della Bibbia in latino, pur dirottando i suoi pensieri verso l'unica opera che abbia mai ritenuto lodevole, "Il memoriale di Sant'Elena".
Il percorso è quindi quello dell'ascesa sociale; tuttavia gli ostacoli sono tanti, a partire dalla necessità di relazionarsi coi vari personaggi, tracciati con una precisione che rasenta la psicologia. Il signor de Renal, sindaco di Verrières, che assume Giuliano come precettore per i suoi figli: espressione della neonata borghesia, un Ultra dall'etica quasi capitalista, una persona che si fa comprare nei fatti e nelle idee perchè ancora imprigionata tra le maglie della mobilità sociale, il miraggio dell'ascesa ai ranghi. Giuliano non sa come comportarsi, è uno spirito libero, e accedendo ad una classe sociale superiore ne acquisisce in fretta le maniere ma non la durezza; vorrebbe arrivare alla gloria come fece Napoleone, senza però rinunciare ai suoi scrupoli, un po' come la comunità che lo ospita, una civiltà salottiera che vorrebbe trasformare la società senza assumersi l'onere della lotta armata.
Come cerca di sopravvivere Giuliano? Molte idee taciute, tanta riservatezza, e la continua ricerca di un ombrello sotto cui ripararsi, rappresentato per lo più dalla Curia, quella Curia oltraggiata dall'anticlericalismo, scoperta nelle sue gerarchizzazioni, quel Vescovato potente e corrotto di cui non potrà mai fidarsi.
All'animo tormentato di questo abatino viene accostata la figura della signora de Renal, dama romantica mai stereotipata, inconsapevole, candida, ingenua, quasi sciocca, arriva a compatire sè stessa, non contempla un suo ruolo sociale dai contorni ben definiti, non si ritiene responsabile di partorire una generazione che ristabilisca l'ordine senza subire il fascino degli strascichi del rovesciamento del potere. Si muove eterea, timorata di Dio, devastata dal senso del dovere che va a cozzare con il sentimento puro dell'amore. Stendhal ci ripete più volte che la signora non aveva mai letto romanzi: questa informazione, che potrebbe apparire superflua, ci ribadisce la sua totale ignoranza e inesperienza della vita e del mondo, un punto in comune col giovane Giuliano che però ricerca un ruolo, un prestigio, mentre lei si pasce nella noia, un sentimento che troveremo ripetutamente in vari personaggi. Anche la piccola Matilde si annoia terribilmente nell'essere corteggiata da giovani baldanzosi con la bocca piena di banalità reazionarie e le tasche gonfie di rendita. La prima dama non cercava l'amore, ma ha trovato Julien. La seconda cercava un Danton, e ha trovato Julien.
Ho provato pena per entrambe, poichè hanno costruito un sentimento che Giuliano non poteva comprendere; egli compie gesti sconsiderati non per affetto ma scimmiottando concetti astratti tratti dalla letteratura e dalla storia, e questo non lo intuiamo, ma lo veniamo a sapere da Stendhal, che ci confida, come in tacito patto segreto fra autore e lettore, i veri pensieri di Giuliano. La bellezza straziante di questa cronaca sta nelle due facce della medaglia, nessuna delle quali è celata ai nostri occhi.
Arrampicarsi per sopravvivere al duro ingresso nella società dei bennati, prima con de Renal, poi con il Marchese de la Mole; districarsi in una complessa liason con una dama maritata e con una giovinetta viziata; vivere la dura esperienza del Seminario, conquistando il pericoloso affetto di un giansenista come l'abate Pirard; queste, e altre mille disavventure toccheranno al nostro giovane amico.
Se dovessi trovare un difetto all'opera di Stendhal, potrebbe essere lo stile narrativo, in alcune sue sfumature; a tratti risulta confuso, prolisso, sporcato da ripetizioni che in Flaubert non troveremmo nemmeno nelle peggiori traduzioni; in realtà credo che questo sia imputabile alla sincerità della cronaca, poichè il flusso di pensieri è autentico, non rigido ma nervoso, non perfettamente armonioso.
Concludo con una considerazione che ho maturato alla fine della lettura. In un contesto così pragmatico, realistico, carico, l'amore potrebbe sembrare semplicemente una moda scabrosa: addirittura, Stendhal elimina ogni riferimento sessuale, censurando ogni parte del testo in cui poteva essere suggerito un rapporto fisico. I sentimenti sono tracciati con leggerezza capricciosa o con maestosità epica, ci ritroviamo sotto gli occhi dialoghi che paiono pronunziati da una Didone disperata, o da adolescenti alle prese col primo amore.
Eppure, mi sono convinta che la chiave di volta della storia di Giuliano sia proprio l'amore. Le mie parole non devono suggerire nulla di melassoso, sdolcinato, tenero; anzi, alla fine del romanzo anche Stendhal sembra non voler affermare con certezza che Julien abbia mai provato vero amore, restiamo nel dubbio vedendo i suoi pensieri mutare colore come le foglie. Tuttavia, basta riflettere sul corso degli eventi e sul suo percorso di crescita per notare come le vicende amorose abbiano giocato un ruolo fondamentale in questa storia; l'indole romantica di Julien, il suo sentirsi uno spirito elevato per poi ripiombare nella consapevolezza della mediocrità, essere continuamente diffidente dell'amore altrui, sospettare complotti ai suoi danni perchè non riesce a credere che qualcuno possa amarlo, alternare momenti di tenerezza a momenti di massimo disprezzo, giocarsi ruoli di prestigio per colpa di relazioni irraggiungibili. Insomma, non fosse stato per l'amore, probabilmente Julien in trenta pagine avrebbe raggiunto un'ottima posizione all'interno della Curia francese, senza esporsi a rischi inutili. Invece sono cinquecento pagine di passione e decadenza, di amori e sventure, di gioie e di vendette, di rossi e di neri.

Voto: 8.5
 
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view post Posted on 20/7/2010, 00:49
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Sapiente Malizioso
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Ma questa recensione oltre che lunghissima è molto ben fatta! Specie la prima parte sembra un'analisi professionale, brava Baba! :) Mi pare proprio sia un libro irrinunciabile, no? :P Speriamo molti entrino qui e si lascino convincere! :)
 
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Baba1989
view post Posted on 20/7/2010, 13:41




Grazie :) Si, assolutamente consigliato!!
 
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ny82
view post Posted on 20/7/2010, 14:12




Io mi sono lasciata quasi convincere (grazie Baba ;) ottima recensione!! ) ma non ora...magari lo metto da parte per l'inverno :batman.gif:
 
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Baba1989
view post Posted on 23/7/2010, 20:12




Grazie Valentina! :)
Può essere un'ottima lettura invernale secondo me :)
 
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8 replies since 7/8/2009, 14:18   244 views
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