BEL-AMIdi Guy de Maupassant
E' indubbio il fatto che l'apice dell'arte maupassantiana sia rappresentato dai suoi racconti brevi; di lui si ricordano e si celebrano, meritatamente, soprattutto le novelle. Con
Bel-Ami egli sembra accettare con consapevolezza i rischi della sperimentazione, cercando di riportare, in una narrazione lunga, i tratti salienti del suo stile.
Questo racconto, però, è un esperimento riuscito solo in parte:
Bel-Ami, pubblicato a puntate sul Gil blas (e si sente), giornale con il quale l'autore collaborava saltuariamente, è un ventaglio di temi cari alla letteratura di ogni tempo (religione, amore, morte), è denuncia e critica sociale (uomini che fanno carriera grazie alla sagacia e all'intelligenza delle proprie mogli), è cronaca politica esso stesso (intendendo con il termine "politica" i giochi di potere e di basse seduzioni che ancora oggi risultano da essa inscindibili e che, forse, costituiscono proprio l'anima della sua versione malata e corrotta). In questo romanzo Guy si rivela spiritoso ed ironico, motteggia i suoi personaggi, mettendone in luce la pateticità e la pochezza morale. Parafrasando Flaubert disse del suo protagonista, Duroy (affettuosamente battezzato con il vezzeggiativo di Bel-Ami dalla giovane figlia di una delle sue numerose amanti), "Bel-Ami c'est moi". Ed in effetti il romanzo segue l'ascesa, all'interno della redazione di un quotidiano parigino (Maupassant affiancava alla professione di scrittore quella di giornalista), del giovane e intrigante George (figlio dell'ambiente rurale, insofferente alla povertà, invidioso utopista) che tenta la strada del giornalismo non per amore della professione ma perché accecato dalla facile gloria. Anche lui, al pari dell'autore, ha con la religione un rapporto complesso: è ateo eppure questo distacco non lo preserva dal tormento (superficiale, in lui) procurato dalle annose domande sulla vita e sulla morte (notevole, a questo proposito, il discorso fatto dal vecchio poeta Norbert de Varenne a George, che termina con la celebre frase "Vivre (...), c'est mourir"). Le somiglianze, però, finiscono qua.
Bel-Ami è l'antieroe per eccellenza, appartiene a quella categoria di uomini di spirito (malgrado il suo poco spirito) che inseguono la notorietà e il successo, ottenendo la gloria senza meritarla. E' un inetto sognatore di bell'aspetto (e sarà proprio il suo aspetto, coronato dai sensuali baffi rossi, a diventare uno specchietto per le allodole), una sorta di Jay Gatsby ante-litteram e fotografato nella sua ascesa (anche le atmosfere dei due romanzi si somigliano in qualche modo); ma se da un lato James era spinto dal nobile desiderio di riguadagnare l'amore della donna amata, dall'altro George, che vagheggia l'amore (visto sia in un'ottica di stucchevole romanticismo che in quella di puro piacere sensuale) e il matrimonio (in seno al quale cullare la propria inettitudine) finirà per allontanare da sé la sola valida e sincera alleata (vivendo questa sconfitta con una gioia boriosa e arrogante che gliela farà percepire come una vittoria) mentre insegue altre donne, inebriato dal successo delle sue facili conquiste.
Il mondo del romanzo è popolato di personaggi infimi; soltanto le donne razionali si elevano al di sopra della marmaglia: tra tutte certamente la sagace Madelaine, il deus-ex-machina del racconto, fautrice del successo dei suoi mariti, vincitrice nonostante la beffa, e la gioviale Mme de Marelle, ancella del piacere sensuale di Duroy, amante ideale che perdona senza perdere la propria dignità.
Bel-Ami è un romanzo complesso (e me ne sto accorgendo mentre ne scrivo), forse sin troppo; risente dell'affollarsi dei temi ma soprattutto del fatto che, da un certo punto in poi, l'autore ci priva dell'accesso all'animo di Duroy. Se all'inizio le sue azioni ci appaiono come evidenti, quasi naturali, e la sua timidezza ci strappa qualche sorriso bonario, al farsi del ritmo più serrato molte cose finiscono per diventare incomprensibili. Si opera nel protagonista una tale mutazione che stentiamo a riconoscerlo e Maupassant non ci facilita certo nel compito (perché Bel-Ami cerca di disonorare la donna che gli ha procurato fama, successo, denaro?).
Non so se questo sia voluto; forse Maupassant cercava di perseguire anche il fine mettere in guardia gli uomini dal "mostro" del successo. Sta di fatto, comunque, che il mio giudizio su questo romanzo non può essere completamente positivo: l'autore si destreggia non troppo abilmente in un mare di temi disparati, sacrificando a tratti il principio della coerenza. Fortunamente, però, da questo "mare" Maupassant lascia anche affiorare qualche "isola" e tra queste spicca senza dubbio la tragica scena, con protagonista Mme Walter, presente nel penultimo capitolo del romanzo.