private eye |
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| Gustav von Aschenbach, scrittore ed esteta (che, però, Visconti volle, se non sbaglio, compositore nella sua splendida trasposizione al cinema di questo romanzo) fotografato dall'autore nella decadenza della sua morale e del suo discernimento, presenta caratteristiche tali da poter essere considerato l'ideale "proseguimento" di Tonio Kroeger, ormai cresciuto ed inevitabilmente corrotto dalla brutalità del destino e della vita, che tanto si sono accaniti sulla sua felicità. Condannato alla solitudine e all'abbandono dalla morte degli affetti più cari, Aschenbach è il ritratto dell'intellettuale che vive il tormento della propria sensibilità. In lui l'amore per la perfezione dei biondi (in questo caso specifico, però, portatori anch'essi del morbo, deboli e malaticci: a tal proposito si osservino le considerazioni che lo scrittore fa sui denti di Tadzio, che denunciano probabilmente una malattia in corso) non è lo struggimento invidioso di Tonio bensì semplicemente un sentimento puro e autentico, malinconicamente tiranno (la commovente seduta dal parrucchiere di Aschenbach). Intorno a loro si chiude la bocca di una Venezia marcia, insalubre ed infetta. Dal momento che ho visto prima il film, la lettura non poteva che essere "ad immagini": raffinatezza di colori e tessuti, tragicità di maschere da commedia.
VOTO: 7,7
Edited by private eye - 8/9/2009, 00:42
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