IL NANO E LA BAMBOLA, Heinrich Böll

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private eye
view post Posted on 6/9/2009, 23:57




IL NANO E LA BAMBOLA

di Heinrich Böll

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Come si può elaborare un giudizio sul valore di una raccolta di racconti? Essa è, spesso, come una scatola dal contenuto eterogeneo: nulla impedisce che vi si trovino, gli uni accanto agli altri in un insieme variegato, perle e zirconi; ci sono racconti che, più agili, trovano la via per il cuore grazie al loro carico di poesia e visionarietà; all'estremo opposto ci sono quelli che suscitano repulsione o forti emozioni negative. Infine, nel mezzo, trovano sempre spazio quei racconti la cui lettura ci è mediamente piaciuta (e che, forse, paradossalmente sono i peggiori perché, dal momento che è provato come l'emozione umana sia in grado di definire la salienza di una memoria, difficilmente li ricorderemo). L'impresa diventa ancora più ardua qualora manchi quel filo rosso che, attraversando tutti i racconti, fa di essi un tutto dotato di una certa organica compattezza.
Niente di nuovo, si potrebbe dire, né dal punto di vista dello stile né delle tematiche, in questo "Il nano e la bambola" (che colleziona i racconti scritti in un arco temporale di vent'anni, dal 1950 al '70); chi ha letto i grandissimi romanzi di Böll ("Foto di gruppo con signora" a cui sembra occhieggiare il racconto "Come nei romanzi d'appendice"; o "Opinioni di un clown") non avrà difficoltà a riconoscere lo scrittore familiare né quell'integerrima dignità, che fa di lui un arguto cronista post-bellico, a cui è cara sopra ogni cosa l'indagine del clima lasciato da quell'affare orrorifico che è la guerra. Il centro della sua narrazione non sono i campi di battaglia, il cuore dell'azione (se non nei termini di contesto incidentale, che si trova, come per caso, ad incrociare il cammino del tascapane "protagonista" delle "Avventure di un tascapane"), quanto piuttosto le città e l'umanità che le abita, quella stessa umanità che diviene prodotto della disperazione, che è stata facogitata e risputata dai luoghi dell'orrore. Egli si avvicina a questi uomini e a queste donne (e il punto di vista sembra richiamare "E non disse nemmeno una parola"), alle loro facce trasfigurate (rese ancora più grottesche dalla sfavillante luce dei neon o dal ingeneroso confronto con i visi falsamente felici che troneggiano sulle copertine delle riviste e sui cartelloni pubblicitari), alle loro facce di figli della guerra la quale, come uno spartiacque, ha diviso la loro vita, reso più dolce il ricordo di ciò che era venuto prima e annullato ogni possibilità di ciò che ancora deve essere. Egli si avvicina alle loro facce di tedeschi che, nel grigiore di una quotidianeità alienata, aspettano d'essere riscattati dall'infamia. Due di questi racconti si intitolano "Quando scoppiò la guerra" e "Quando la guerra finì" e ciò deve essere considerato paradigmatico; quello che è accaduto nel mezzo è stato già ampiamente narrato e non soltanto dai libri di storia. Böll (nato nel 1917) si accontenta di raccontare, senza inutili retoriche, ciò che ha visto; c'è abbastanza orrore nella solitudine di un uomo la cui moglie non parla più, in un pianoforte di cioccolato con i tasti di croccante e marzapane quale regalo di Natale senza più mistero né eccitazione, nel verde veleno delle calze di Elsa che ha smesso di ballare; nel viso sfigurato di Anna, nell'assurda abbondanza di ciò che, nella penuria di ogni altra cosa, risulta superfluo, di tante mollette da zucchero quando non c'è più amore.
E lungo questo flusso di storie, capace di restituire al lettore un'impressione viva di quale brutto affare sia la guerra, Böll ha cura di posizionare racconti pieni della sua amabile ed amara ironia (che, a me, suona simile a quella di Calvino).
"Il nano e la bambola", quindi, è una scatola: dentro l'autore ha messo perle e ha messo zirconi (che tali rimangono nonostante la pregevole fattura). Ma non manca neppure il filo che, come anima di una bizzarra collana, tiene insieme visionarietà e disperazione, ironia e surrealtà.

VOTO: 7,7
 
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view post Posted on 7/9/2009, 19:48
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Sapiente Malizioso
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E' una bella recensione, come al solito particolareggiata e "sentita", di discreta complessità. Un paio di annotazioni e domande: io non ho mai letto Boll e non conoscevo nulla riguardo le sue tematiche, le apprendo ora da te e devo dire che non mi tramette molto fascino, nè voglia di iniziare a leggerne qualcosa. Tu hai letto tutti i romanzi che nomini a metà? Ma narra le vicende guerresche alla maniera di Levi o di Vonnegut o nessuno dei 2?
Chiudi dicendo che l'autore "ha messo" nella medesima scatola perle e zirconi, stai pur certa che nelle sue intenzioni avrebbero dovuto essere tutti diamanti lucentissimi.. :)
 
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NYCLight
view post Posted on 7/9/2009, 20:27




non ho ancora letto nulla di Boll
qui con me ho "opinioni di un clown" di cui mi parlano bene.
leggerò quanto prima :)
 
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private eye
view post Posted on 7/9/2009, 21:23




E' un gran peccato che la mia recensione ti tolga la voglia di affrontare questo autore (quando il mio intento era proprio opposto :)) ma soprattutto mi stupisce che tu non abbia letto nulla di suo. Non perché sia un Premio Nobel ma perché è davvero uno scrittore di valore (certo, il mio potrà sembrare un parere parziale nonostante l'esigenza di confessare che ho avuto anch'io un rapporto "conflittuale" con lui prima di lasciarmi conquistare completamente; ad oggi direi, invece, che è entrato a far parte della classifica dei miei 5/6 autori prediletti) e merita di essere conosciuto. Capisco anche che, probabilmente, la mia recensione tende a dare un'idea di pesantezza e grigiore che, invece, non appartiene affatto al suo stile: Böll è brillante, disilluso, sagace, non nasconde nulla ma nemmeno calca eccessivamente sulle tematiche più delicate; soprattutto non è retorico, è un "buon tedesco" ma non parla di colpa e si astiene dal puntare il dito.
Ho letto tutti i romanzi che cito (più, il bucolico e inusuale, Diario d'Irlanda) e penso proprio che Böll sarà uno di quegli autori che approfondirò con gran piacere (tra i fondamentali mi manca ancora L'onore perduto di Katharina Blum).
Mi chiedi come l'autore narra la guerra? Ammetto di non saper rispondere; mentirei se dicessi che, semplicemente non lo fa? Non so nemmeno questo. Egli passa sotto silenzio gli anni vivi della guerra, mentre si sofferma a raccontare le vicende di persone comuni che si ritrovano, d'un tratto, come rigettate nella normalità quotidiana (fatta di dolciumi, sigarette e sapone o delle ciambelle calde e del gustoso caffè de E non disse nemmeno una parola) che, pur essendo, sorprendentemente, la stessa di prima, non si confa più ai loro sentimenti e alle loro esigenze.
Prendiamo, ad esempio, quell'opera magistrale che è Foto di gruppo con signora (d'un ironia e di una assurdità tanto veraci quanto credibili): il periodo della narrazione comprende anche gli anni più bui della Seconda Guerra Mondiale eppure l'autore si guarda bene dal raccontare la guerra. A lui interessano gli uomini e le donne, i suoi compatrioti, nei quali risiedono le speranze della martoriata nazione tedesca.
Per quanto riguarda invece l'ultimo tuo commento, direi che Böll mi dà l'impressione di sapere esattamente quali storie ritenere riuscite e quali no. Aveva troppa padronanza della sua arte e della sua lingua (pur nella linearità dello stile) per ignorare come alcune sue storie, semplicemente, non potevano riuscire al meglio (cosa che, comunque, gli scrittori conoscono, generalmente, per istinto).

:)
 
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view post Posted on 8/9/2009, 00:50
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Sapiente Malizioso
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Dubito Alice, tutti gli autori sono perfezionisti; quindi non credo avesse volontariamente pubblicato storie che riteneva "brutte", ogni figlio è bello a papà suo e stanne certa ha pubblicato solo racconti che riteneva buoni.
Effettivamente dopo l'aggiunta che hai messo, mi attira ancora meno :) :) Temo sai il tipo di racconto che mi respinge, come una molla!
Ehi, mica posso aver letto tutto; nei nostri percorsi letterari si fanno scelte e lui è un autore moderno (nato già nel 1900 inoltrato), che io NON amo.. :)

Edited by LordDunsany - 16/9/2009, 09:19
 
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view post Posted on 18/11/2013, 18:04
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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Conosco molti lettori che non amano i racconti, li trovano dispersivi, poco coinvolgenti, sterili…io invece da un po’ di tempo a questa parte mi sto dedicando molto ai racconti, trovo che siano una lettura distensiva, rilassante, che mi danno modo di conoscere un autore dal profondo, dai suoi sentimenti più nascosti, più reconditi.
Non ho mai letto nulla prima d’ora di Heinrich Boll, questa è la prima volta che affronto una sua opera e, a differenza di molti, ho deciso di iniziare da una sua raccolta di racconti e non dal suo romanzo più famoso, “Foto di gruppo con signora”, con il quale vinse il premio Nobel del 1972.
In questa raccolta c’è tutto Heinrich Boll, tutto il suo mondo, tutti i temi, come ho letto, a lui più cari, il disprezzo per la guerra, la sua devastante azione alienante che distrugge ogni sentimento e ogni dignità dell’essere umano(bellissimi i due racconti “Quando scoppiò la guerra” e “Quando finì la guerra” che descrivono le avventure di un giovane soldato svoltesi rispettivamente il giorno della chiamata in guerra e il giorno del suo congedo) e tutto questo Boll lo racconta senza ricorrere a brutali descrizioni sulla guerra ma attraverso i sentimenti e le emozioni del giovane.
La realtà descritta dallo scrittore è quasi sempre tragica e pessimista, ma traspare dalle sue parole una sottile vena di ironia che non manca di ridicolizzare la società del suo tempo(come per esempio nel racconto “la cartolina postale”, dove Boll ci narra la storia di un giovane e di sua madre e della loro reazione davanti alla lettera che chiama il ragazzo sotto le armi…spiccano in questo racconto l’antitesi della brutalità della burocrazia militare e il dramma di chi vive in prima persona questo terribile obbligo, il dover per sempre abbandonare la sua quotidianità e mettere a repentaglio la sua vita in nome di un ideale che non sente affatto suo).
A racconti di alto tasso drammatico si affiancano altri più leggeri, che spaziano dalle avventure per ragazzi(come per esempio “La valle degli zoccoli tonanti”) a ritagli di vita quotidiana della piccola e media borghesia fino a giungere al surrealismo più estremo.
Una raccolta affascinante, nella quale Boll riesce, con poche e semplici parole(alcuni racconti sono davvero molto brevi, non più di due pagine) a emozionare e a far riflettere.
Una lettura che consiglio a chi già conosce questo autore che, grazie a questa raccolta, troverà una piacevole e ulteriore conferma del suo talento, ma soprattutto la consiglio a chi ancora non ha mai letto nulla, potrà così avere modo di conoscere un autore che, molto spesso, viene sottovalutato.

Voto: 7
 
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5 replies since 6/9/2009, 23:57   627 views
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