DODICI RACCONTI RAMINGHI, Gabriel Garcia Márquez

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private eye
view post Posted on 8/9/2009, 16:02




DODICI RACCONTI RAMINGHI - Gabriel Garcia Márquez
1992

Dodici racconti raminghi è una raccolta di dodici racconti brevi, un libricino di appena 163 pagine, frutto di un'importante opera di pulitura e oggetto di continui rimaneggiamenti; è lo stesso Márquez a raccontare, nella prefazione, come questi 12 racconti siano nati da 64 idee iniziali, tanto provviste di particolari e personalità (raccolte dall'autore durante i suoi pellegrinaggi in Europa e nel mondo) da necessitare soltanto d'essere riscritte secondo quei principi di coerenza e senso che fanno di un abbozzo un racconto degno di tale nome. In mezzo (tra la prima, grezza elaborazione e il prodotto finale) il tempo, l'oblio, lo smarrimento (buffamente occorso ad una parte di queste storie) e la precedenza di altre vicende che premevano con maggiore insistenza per essere scritte. Interessante è il fatto che, prima di essere mostrate al mondo nel loro aspetto definitivo, queste dodici calde "impressioni" parevano destinate a collocazioni tra le più disparate: un paio nacquero nella veste di sceneggiature televisive, altri come articoli di giornale e uno, ricordato con particolare affetto dall'autore, come frutto di un'intervista, rilasciata da Márquez e redatta in forma scritta da un amico previdente. Ora, dice Márquez, possono essere considerati finiti, fissati per sempre nel loro equilibrio di dodici racconti indivisibili, parte di un tutto che respira ad un solo ritmo.
Con questo libro Márquez ci restituisce l'immagine di un'Europa segreta ed oscura, contaminata dal clima e della vitalità fatale dei Caraibi 'ombra che l'autore getta, come una rete, sul mondo), oppressa e braccata dal destino e dalla morte. Un'Europa (ed un mondo) onirica e magica, soffocata, ostile (come l'Italia agli occhi della smarrita e devota protagonista del racconto Diciassette inglesi avvelenati) o amica, sfuggente, perduta nel sogno e nella superstizione.
Maestro indiscusso del surrealismo sudamericano lo scrittore colombiano rivela, però, con questa raccolta i suoi limiti nelle narrazioni brevi: non perché manchino il suo stile (schietto sino ai limiti della volgarità, infarcito di un senso di terrore macabro e compiaciuto, di una poesia che è prosa in pillole, bucolica ed improvvisa) o le sue tematiche ma perché "il sale della minestra" (il rimando è alla premessa) non è abbastanza e manca di fare di questa raccolta un tripudio di bellezza, dal momento che non riesce ad esaltare pienamente "il gusto" delle singole componenti. L'ironia è stanca, la prosa eccessivamente ripetitiva (molti personaggi definiti semplicemente "belli"), alcuni racconti sono obiettivamente indecifrabili (Maria dos Prazeres?). Ci sono le sue "puttane tristi", pratiche, disilluse ma oneste, non avide e "fedeli", da appuntamento fisso per anni interi (non sono certo le puttane care ed ingenue di Steinbeck); ci sono le sue donne, d'una bellezza incantata, o d'un fascino selvaggio, tipico delle fiere recluse ed insofferenti; ci sono i suoi uomini, i bonari e i charmants, i santi ed i farabutti, ci sono i suoi fanciulli. Anche gli animali, tipici delle storie dell'autore (che piangono soltanto se il loro padrone glielo insegna), sono contaminati dalla sua usuale magia, dalla familiare componente onirica (spesso premonitrice) e dall'irrinunciabile follia. Intorno alle vicende, però, si chiude una gabbia fatta della polvere del tempo: tutto è contaminato da una stanca decadenza nella stagnante immobilità degli ambienti e dei personaggi, memorie impagliate di un tempo passato, fantasmi di un'atmosfera crepuscolare (da mosche di provincia, frutta odorosa essiccata o candita, donne con i fiori tra i capelli e armadi che odorano di canfora). Márquez sembra scrivere le storie di un mito nuovo, moderno ma non rinnovato; inoltre sembra farlo con l'abbandono dei vecchi e senza troppa convinzione. La bellezza è della gioventù, agli altri resta soltanto il ricordo nel quale struggersi di una divertita malinconia.

I racconti che ho preferito sono stati: "Sono venuta solo per telefonare" e La luce è come l'acqua.

VOTO 7 - (grazie all'indubbia scorrevolezza che non ne fa una lettura pesante)

:)

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Edited by LadyTriffide - 8/9/2009, 17:21
 
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view post Posted on 11/9/2009, 02:52
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Sapiente Malizioso
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Cosa dire? Alice ci ha lasciato un complesso trattato! :) Anche questo l'ho letto molti anni fa, ricordo solamente che di certo è scorrevole e si "beve" in poco tempo. Questi racconti narrano le vicende di latino americani sperduti in Europa. Tutti sono di discreto livello, ma forse l'aria d'Europa è troppo sporca e inquinata per la fertile immaginazione di Marquez, lui ha bisogno di venti brucianti e caldo umido per rendere al meglio! In alcuni racconti si avverte bene la magia dell'autore, che trasforma - quasi - tutto quelllo che tocca in raffinato platino.. Il mio preferito è " Mi offro per sognare"
 
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1 replies since 8/9/2009, 16:02   1490 views
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