CENT'ANNI DI SOLITUDINE, Gabriel Garcìa Màrquez

« Older   Newer »
  Share  
Baba1989
view post Posted on 12/9/2009, 16:07




CENT'ANNI DI SOLITUDINE - Gabriel Garcìa Màrquez

Con questo romanzo Màrquez ci regala un'istantanea insuperabile del sud America.
Macondo è un microcosmo prodigioso, visionario, legato al mito e alla tradizione ma allo stesso tempo desideroso di scoprire nuove realtà. Questo conflitto insoluto tra l'ideale dell'ostrica e l'evasione dal folclore accompagna la stirpe protagonista per cent'anni: cent'anni di gioia e di dolore, di vita e di morte, ma soprattutto di solitudine.

image

Edited by LadyTriffide - 14/9/2009, 15:11
 
Top
amarillis
view post Posted on 14/3/2010, 20:29




sarà per sempre nella hit dei miei preferiti, sicuramente sul podio.
Un giro di vita e morte ineguaglaibile, una dimensione onirica potentissima. Impossibile non lasciarsi travolgere.
 
Top
view post Posted on 10/4/2010, 14:49
Avatar

Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
oscaroscaroscaroscaroscaroscaroscaroscaroscaroscaroscaroscaroscar

Group:
Letterato Classico
Posts:
25,310
Location:
Civita Vetula

Status:


Il destino ineluttabile degli uomini

Ci sono stati pochi romanzi nella mia vita che mi ha dato sensazioni inesprimibili, emozioni talmente forti e intense da togliermi quasi il respiro, da fermare per un istante l’instancabile battito del mio cuore.
Cent’anni di solitudine è una di quelle opere.
Un libro di una bellezza sconvolgente, di un’intensità unica, di una poesia che ti lascia senza parole.
Sfogliando le sue pagine, a poco a poco si viene catturati e trasportati in un nuovo mondo, un mondo in cui la fantasia regna sovrana.
Una storia fantastica, una magia intensa e senza fine o una storia reale fatta di avvenimenti realmente accaduti? Cosa c’è di reale nei fantasmi, nelle visioni, negli accadimenti surreali che avvengono durante la narrazione? E cosa c’è veramente di reale oltre la solitudine?
Sono domande che il lettore si pone e a cui non riesce a dare spiegazione.
E’ la storia di sei generazioni che delimitano un arco temporale non definito e del villaggio che con questi personaggi vede la sua nascita e la sua morte.
Un succedersi continuo di personaggi tutti simili tra loro, con gli stessi nomi, che vivono le stesse vicissitudini, un susseguirsi di Arcadi e Aureliani che con le loro storie appassionate ripercorrono un secolo di vita in un spazio temporale in cui tutto accade di nuovo, come una sorta di ciclo della vita continuo, dove i personaggi ripercorrono lo stesso tragitto costellato dagli stessi errori, dagli stessi amori, dalle stesse tragedie e alla fine ritornano al punto iniziale, al punto di partenza, in cui tutto è sempre più fatiscente, è sempre più malandato, è sempre più preso d’assalto dalla rovina e dalla vecchiaia che logora tutto, dai paesaggi alle case, dai cuori alle carni dei protagonisti.
Amori, guerre, incesti, passioni, sconvolgimenti, accoppiamenti, nascite, segreti e ancora amori, guerre, incesti, passioni, sconvolgimenti, fino ad arrivare alla sesta generazione, fino al concepimento dell'ultimo uomo, che porterà via tutto, che rappresenterà la fine, l’ultimo anello della catena.
E la tristezza ci pervade nel comprendere che fa tutto parte di un disegno, tutto parte di un ciclo in cui i fatti si susseguono tra loro, in una sorta di circolo vizioso che non ha mai fine.
La solitudine di un secolo come metafora dell’animo umano…in mezzo a tanto frastuono, a tanti avvenimenti, l’uomo è unicamente e sempre solo.
La solitudine ci prende per mano e ci accompagna tra le vie di Macondo, nei terreni dei bananieri, nei bordelli dei villaggi, nei campi degli zingari, tra le bambine che si prostituiscono per fame, tra i lavoratori uccisi in piazza…tutto è solitudine e tutto ci riguarda.
Uno stile di scrittura perfetto quello di Marquez,, una narrazione unica, senza eguali.
Se è mai esistito al Mondo qualcuno che si sia innamorato di un libro, quell’essere umano sono io, questo libro è diventato la mia droga, la mia essenza, a cui non riesco a non pensare.
E per un istante, una frazione di secondo, ho chiuso gli occhi e ho pianto la morte dei personaggi, e ho detto addio a un’esperienza di vita vissuta.
Semplicemente meraviglioso, uno dei punti più alti della letteratura del secolo scorso.

Voto: 9
 
Top
Baba1989
view post Posted on 11/4/2010, 18:55




Credo che non leggerò mai più nulla come "Cent'anni di solitudine", e ho nostalgia del momento in cui lo aprii curiosa e lessi la prima pagina.. vorrei poterlo rileggere di nuovo come fosse la prima volta.
Non riesco nemmeno a parlarne, e non ce n'è bisogno..

Bellissima la tua rece Simo! :)
 
Top
ny82
view post Posted on 13/4/2010, 11:14




Pensando in questi giorni a questo libro,mi è venuto in mente che è un romanzo di cui non si parla,non si può parlare, come diceva bene Baba...è solo da vivere e nulla più..

Gironzolando,ho letto che i Modena City Ramblers hanno dedicato a questo capolavoro di Marquéz diversi brani...vi lascio solo l'inizio di quello intitolato Cent'anni di solitudine e che mi sembra riecheggi il finale del libro:
CITAZIONE
Colonnello consegna le tue armi
non puoi vincere la lotta è già finita

grazie Simo per la stupenda recensione!!mi regali sempre una forte emozione ^_^
 
Top
Lark
view post Posted on 6/11/2013, 00:35




Si può essere innamorati di diverse persone per volta, e di tutte con lo stesso dolore, senza tradirne nessuna, il cuore ha più stanze di un bordello.

Conoscete Sally di De Andrè? Ho solo io l'impressione che parli di Cent'anni di solitudine? (Il riferimento ai pesciolini d'oro, il protagonista che fugge con la zingara, come il Jose Arcadio di una delle prime generazioni - mi pare, potrei sbagliare)

Edit: Non so se sono tenuto a dare anch'io un voto, nel caso è 10 - se mai ce ne sarà uno, dev'essere per questo libro, il più bello che abbia mai letto.
Mi avvicinai a Cent'anni di solitudine ascoltando, in una classifica mi pare di Fahrenheit (programma di Radio3 sulla lettura, tra le varie cose) sui libri abbandonati dagli ascoltatori, che in altre parole non erano riusciti a finire per ragioni varie. Cent'anni di solitudine finisce nei primi posti della strana classifica, e Marquez, questo eccellente sconosciuto (sapevo del nobel, ma non l'avevo neanche in casa) si trova insieme a nomi altrettanto noti come Eco (che mi pare arrivò addirittura primo) ed altri che non ricordo. Avendo letto con molto piacere Il nome della rosa, mi incuriosisco molto di questa particolare classifica, compro il libro, ne entro, ne esco, ne vengo cambiato - e insomma quel che accade di solito.
Il risultato è che ora, se sento da qualcuno dire quanto sia pesante un autore, quanto difficile un libro, lo voglio.

Edited by Lark - 6/11/2013, 01:01
 
Top
5 replies since 12/9/2009, 16:07   235 views
  Share