SILLABARI - Goffredo Parise
Questo libro, ispirato fortuitamente ad un Parise recettivo dal sillabario scorto, un giorno, sotto il braccio di un bimbo, è un coraggioso esperimento incompleto: l'autore iniziò la stesura delle lunghe, disperate, prosaiche e a tratti volgari poesie che lo compongono verso la fine degli anni Sessanta; l'intento dichiarato era quello di ricostruire, attraverso le sue tappe salienti, la complessa geografia dell'animo umano (i racconti, uno o più per ciascuna lettera dell'alfabeto fino alla S, servono a spiegare l'uomo all'uomo). Questi racconti furono pubblicati in anni diversi e, infine, raccolti in un unico romanzo. Il compito di aprire spetta all'inevitabile, onnipresente Amore; a terminare, invece, troviamo, forse profeticamente, la Solitudine. Nel mezzo si collocano ben 52 (se il mio calcolo è giusto) fili, sfumature di uno stesso, immenso arazzo.
"Sillabari", infondo, non è in nulla diverso da una serie di istantanee, una successione, raramente lirica e spesso molto più carnalmente terrena, di impressioni dell'Italia (pochi racconti, infatti, hanno come ambientazione luoghi diversi dal bel Paese) del dopoguerra. In essi c'è tutta la gioia imbarazzata per una valigia lisa, la povertà dignitosa degli italiani, incarnazione di uno spirito che in loro è stato riversato generosamente e che corrisponde alla filosofia del 'sapersi arrangiare'. "Sillabari" è più una catena di odori, fragranze, colori: immagini veloci (il lettore è precipitato nel cuore della narrazione da incipit sbrigativamente efficaci e, allo stesso modo, risputato fuori da finali inattesi), infatti, sono tutto ciò che resta impigliato nella rete del ricordo a lettura ultimata. "Sillabari" è lo splendore di bellezze con corone di capelli corti e ricci, denti sanissimi, labbra da mordere, ma anche di donne gracidanti che hanno occhi di rana e pellicce di visone.
Non posso certo dire che lo stile di Parise faccia per me, eppure in lui riconosco una fondamentale, imprescindibile per chi scrive, cristallina onestà, che fa salire, anche se di poco, il giudizio.
VOTO: 6,5