TRE RACCONTI di
Gustave FlaubertRacconti, 1876- 1877, Garzanti, pagine 150
Questi racconti sono un delizioso omaggio fattoci da Flaubert: apparentemente, superficialmente di argomento differente hanno invece una certa unità di fondo.
UN CUORE SEMPLICEFelicita, persi i genitori in tenera età, cresce in campagna con un’educazione rigidissima; ad un certo punto sembra arrivare anche per lei il grande amore, sotto le fattezze di Teodoro, ma quest’ultimo le preferisce una “vecchia dama ricchissima”; il dolore la distrugge, si trasferisce dalla campagna al servizio di una vedova. Si affezionerà via via ai figli della donna, al proprio nipote e a Lulù, un tenero pappagallo, che nel finale scambierà per lo Spirito Santo (“un pappagallo gigante”.)
E’ scritto con uno stile quasi asciutto, non v’è tantissimo uso di aggettivi, la trama si snoda facilmente attorno ai leggeri periodi creati dall’autore. Storia triste di una persona molto semplice ed ingenua, imperniata su una serie di “elisioni”. I motivi di gioia vengono di volta in volta eliminati, quasi in attesa della liberazione, della concessione del Paradiso, salvezza finale.
SAN GIULIANO OSPITALIERERacconto dall’ambientazione cavalleresca, con castelli, califfi, alabarde, ma qui non ci sono guerre, ci sono tante, tantissime fiere e un uomo che è incapace di fermare la sua sete di sangue. Nel respiro è una una sorta di opera shakespiriana ma che si avvale
del “corpus” di una tragedia greca, “Medea”, però ribaltandola. Comunque Flaubert ci lascia una via d’uscita, la redenzione.
Giuliano nasce annunciato da mirabolanti predizioni ed ottimi auspici; cresce imparando il piacere di uccidere (animali); un giorno un enorme cervo gli predice che ucciderà i propri genitori; partirà in esilio preventivo (sposandosi pure) e troverà il modo di donare se stesso agli altri. Meravigliose le descrizioni delle stragi animalesche, ci si muove in ambientazioni grottesche e nebbiose, è il tipico racconto che non si vorrebbe finisse mai.. Di certo quello che ho preferito.
ERODIADEQui abbiamo la famosa vicenda di San Giovanni Battista. Erode Antipa, Tetrarca di Galilea, tiene prigioniero Giovanni pensando possa essegli utile per tenere buona metà degli ebrei a lui avversi. La di lui moglie, Erodiade, odia profondamente il profeta e ne desidera la morte. L’arrivo del Proconsole Vitellio, governatore della Siria e dell’ingordo figlio Aulo (futuro imperatore), non aiuta i progetti di Erode. Durante la festa di compleanno del Tetrarca, una danzatrice viene introdotta nel salone, ammalierà tutti col suo seducente movimento e riuscirà a farsi promettere da un Erode infervoratissimo, qualunque cosa voglia: Salomè, che è la figlia di Erodiade, chiederà e otterrà la testa di Giovanni. Anche qui Flaubert ci mostra come il personaggio principale sia schiacciato dagli eventi esterni verso un destino ineluttabile; ma sullo sfondo del racconto c’è l’annunciazione della venuta di Gesù, che porterà una speranza di salvezza. Questo è il racconto che m’è piaicuto di meno, L’autore lo riempie troppo, c’è troppa carne al fuoco, troppi oggetti e cose e luoghi e descrizioni e tutti sembrano voler esondare dalla pagina per travolgerci. L’ho trovato farraginoso, con molte parole “difficili” e alcuni brani prolissi..
Scritti all’inizio della vecchiaia di Flaubert, ci consegnano un autore quasi indotto dall’avvicinarsi della sua morte all’accettazione dell’esistenza di una positività latente. Normalmente in lui troviamo la dicotomia realtà/illusione (e in questi racconti il grottesco, il sogno, l’indeterminatezza la fanno da padroni) e i suoi protagonisti si perdono in questa contrapposizione; in quest’opera ci viene data un po’ di luce, quella che già s’era vista nell”Educazione sentimentale”. Se di solito è visto come uno scrittore “duro”, qui si scioglie, si parte da tre situazioni che vanno via via verso un imbuto infinito per poi trovare una risoluzione che solleva gli animi..
VOTO 6,5
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