Quando lo lessi la prima volta avevo poco più di dodici anni e mi trovavo in quella fase di ribellione(si fa per dire…sono sempre stata una ragazzina più che tranquilla) tipica dell’età adolescenziale e un giorno, durante un battibecco con mia madre, me ne uscìì fuori con la frase “Adesso faccio come Cosimo di Rondò, mi arrampico su un albero e non torno più” e a ciò rispose mio fratello: “ma dove vai tu che soffri di vertigini?”
Tutto questo per introdurvi la mia passione per questo libro, che ha segnato per me quel periodo complesso che va dal non essere più bambina all’essere quasi donna.
E’ stato il libro che mi ha fatto innamorare di Calvino, della sua genialità…è il libro che consiglio di leggere a tutti coloro che non lo apprezzano particolarmente( su Anobii impicciandomi nelle librerie altrui ho notato che sono in molti a pensarla così, ma non li biasimo, Calvino suscita sempre in ognuno di noi dei sentimenti contrastanti, o lo si ama da subito o lo si odia, non lascia mai indifferenti, ed è questa la sua bravura).
Il Barone rampante è la storia di Cosimo, simbolo della vita lontana dalle consuetudini, lontana dalle leggi che la regolano, che la attanagliano…l’unica legge che conta per lui è quella della natura.
E’ il simbolo della perseveranza, del voler portare avanti le proprie idee a ogni costo, di combattere per questi ideali contro tutto e tutti.
E’ un libro che ci insegna che i sogni possono avverarsi, ma bisogna armarsi di costanza, pazienza, tanta buona volontà ma anche di un pizzico di incoscienza.
Un romanzo di gran valore, di cui consiglio vivamente la lettura.
