| L’intrepida trasformazione di una crisalide in farfalla
Essere adolescenti non è mai semplice. Ricordo ancora con un sottile velo di malinconia i miei diciassette anni, ricordo il turbine di passioni e di eoìmozioni dentro di me che mi esaltavano, che mi facevano sentire invincibile, ma ricordo anche le paure, i tormenti che mi attanagliavano quando pensavo al futuro, quando pensavo che, prima o poi, tutto questo sarebbe svanito, che stavo pian piano abbandonando quell’età serena per entrare nel difficile mondo degli adulòti. Quando si è ormai giunti a un’età matura come la mia, si dice che i ricordi del nostro passato man mano svaniscano per lasciar posto al presente e alla sua mole di preoccupazioni, problemi, responsabilità, ma io non ho mai dimenticato quegli anni, i ricordi sono un po’ annebbiati dal tempo ma sono sempre lì, pronti a tornare alla luce nei momenti bui della mia vita. Vivere l’adolescenza è come cadere in una sorta di limbo, in cui tutto è oscuro, tutto è quasi incomprensibile. Ogni uomo è un insieme di elementi contrastanti, forza e debolezza, gioia e dolore, capacità di aiutare, necessità di essere aiutato e l'adolescenza è forse il periodo della vita in cui tale natura si manifesta in modo più evidente e doloroso…spesso da ragazzi ci sentiamo orribili e inadeguati, cerchiamo la solidarietà del gruppo per sentirci accettati, facciamo spesso scoppiare futili conflitti in famiglia e nel timore di un futuro che appare spesso ostile, si vive sommersi dal presente senza progetti. Si scoprono però anche valori come l'amicizia, l'amore, la sessualità, tappe fondamentali per la vita di ogni essere umano. Jack London era solito scrivere che l’adolescenza e " l’epoca in cui l’esperienza la si conquista a morsi”, concordo con lui, io l’esperienza me la sono dovuta conquistare non solo a morsi, ma anche con le armi, ho dovuto lottare contro tanti fattori esterni che mi contrastavano, ma alla fine ce l’ho fatta, sono riuscita a emergere dal mio limbo e a diventare la persona che sono, con i suoi pregi e i suoi innumerevoli difetti. Ci sono pochi libri che mi hanno conquistata, pochi personaggi di cui mi sono innamorata, in cui ho rivisto me stessa e le mie insicurezze…Sally Mara è una di loro. Sally Mara, una simpatica e graziosa ragazza di diciassette anni, è chiusa nella vita di un appartamento povero di Dublino. Joel, il fratello alcolizzato e violento; il papà redivivo tra alcool e violenza; la mamma, sciocca e improbabile; la sorella sciolta nel miele delle paturnie sessuali; tutta una serie di personaggi a scomparsa, che a partire dal professore francese, riferimento narrativo a prescindere dalla presenza, per arrivare a quello di gaelico e alla serva, inebriano il racconto di lirismi spassosi. Il diario è una fedele riproduzione delle faccende quotidiane narrate in prima persona dalla giovane ed esuberante Sally che si confronta col sesso in fermento e con un’ingenuità artefatta dallo spirito comico di Quenau. Non sa nulla del mondo, ma si confronta in un crescendo meraviglioso con le conoscenze bieche e meno bieche che ronzano nel guado peccaminoso che c’è tra pornografia e innocenza. Il divertimento, assolutamente previsto dall’Autore, è l’uso di un lessico frizzante, simpatico, fresco, che trasforma questo libro in un’alchimia meravigliosa e ben nutrita di pensieri, cognizioni, scenette e risate, degne di un profondo conoscitore della realtà femminile e perché no, adolescenziale. Un torrente rapido e curioso di parole in movimento, strane, giocose, assurde, allusive, un libro a tratti surreale, colorito di quella natura disincantata e poetica insieme, tipica dei grandi scrittori irlandesi. E un libro che odora di uischi, sì, uischi, come scrive Queanau, cucito perfettamente con parole efficaci e costruito alla perfezione con dialoghi semplici, ma spassosissimi. Un libro facile nella sua burrascosa e piccante natura, troppo, troppo simpatico e divertente per non essere amato. Grande arte quella di Raymond Quenau, grande arte quella di pensare, di parlare di tutto, anche delle cose più brutte, facendo ridere, sorridere e pensare di rimando, senza suscitare alcun minimo cruccio. Un plauso al finale, terribilmente malinconico e spiazzante e al personaggio di Sally, uno dei più particolari, curiosi e riflessivi che mi sia mai capitato d’incontrare nella mia lunga vita letteraria. Leggetelo, per ritornare, almeno solo per un breve istante, ai bei tempi dell’adolescenza.
Voto: 8
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