| Un uomo. La terra. Questi i protagonisti de “La nube purpurea”, opera di straordinario spessore narrativo e delirante unità tematica. Non è un semplice romanzo apocalittico, o di fantascienza, è piuttosto una lenta, dolce, allucinante cronaca; la cronaca di Adam Jeffson, medico inglese che parte per una spedizione al polo nord, senza immaginare che durante il suo viaggio tutta la razza umana si estinguerà, a causa di una nube venefica, color porpora appunto. Parte dunque un flusso inarrestabile di pensieri, le riflessioni di un uomo completamente solo nel pianeta, che visita città, solca oceani, incredulo, dapprima speranzoso e poi timoroso di trovare un altro essere umano, vivo. Shiel, con evidente maestria, utilizza virtuosismi linguistici e cornici evocative, tali da rapire il lettore trasportandolo nel vortice di pazzia e disperazione del protagonista. Lo stile è ricercatissimo, elegante, raffinate le metafore e misteriose le descrizioni. Adam, vestito da pascià, colmo di egocentrica follia, si aggira per l’Europa, l’Asia, come unico padrone del mondo, ultimo esponente della razza, sovrano senza potere, regnante senza sudditi. Il suo palazzo, così maestoso, superbo, quasi ridicolo, costruito in sedici faticosi anni, crolla come fosse di carta, così come crolla sempre, inevitabilmente, ogni suo tentativo di rendere quell’esistenza più interessante, bizzarra, esaltante, dignitosa. Perché quel vago odore di pesco, che aleggia nell’aria, è come un monito della potenza distruttrice della Natura, infinita ed eterna, in antitesi all’effimerità umana. Prepotente analogia con il Gordon Pym di Poe, (messa in luce la chiara superiorità del testo di Shiel, a mio parere), in particolare per quanto concerne l’ossessivo richiamo del colore (lì bianco, qui purpureo), ed oltrettutto per un marcato conflitto tra le forze del bene e del male, la vita e la morte, identificate da Adam ancora attraverso il binomio cromatico per eccellenza, il bianco e il nero. Un romanzo assolutamente da leggere, un’esperienza unica, dove tutto è assurdo, ma vero.
E a chi mi ha regalato questo libro.. grazie di cuore.
Voto: 9
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