CHERI' - LA FINE DI CHERI' di Colette (Gabrielle Sidonie)1920 -
Adelphi edizioni“..contemplava la sua immagine di uomo molto bello e molto giovane, né alto né basso, coi capelli dai riflessi blu come le penne dei merli.”
Questo è Chéri. La contemplazione della propria bellezza incantevole, l’assoluta devozione all’apparire prima che all’essere, la giocosa vanità di chi ha tutto e non teme di perderlo. Non è semplice narcisismo: il protagonista di questo romanzo subisce il proprio fascino, dinanzi a cui le donne si inchinano, lo sopporta, lo cura, lo protegge, usandolo come difesa dalle brutture del mondo, dall’ipocrisia dei salotti. Si rifugia nel mondo dorato dell’esteticità, finchè un giorno non si accorge d’essere diventato uomo, vedendo svanire per sempre l’onirica, soffice realtà in cui aveva sempre vissuto.
E quella soffice realtà è rappresentata da Léa, quarantanove anni di saggezza e leggiadria, la donna che l’ha cullato, educato, rimproverato, ma soprattutto adorato, forte di un sentimento totalizzante, che fa dimenticare quanto il tempo sia ingannevole e complice della disfatta di un sentimento puro e impalpabile come l’amore. Chéri, soggiogato dalla classe di Léa, si abbandona come un eroe romantico a quest’idillio, finchè un giorno, all’apice del matissiano lusso, calma e voluttà, decide di adempiere ai doveri di famiglia sposando una giovane fanciulla benestante, e credendo di poter fare a meno della sua “Nounoune”, fare a meno dei suoi placidi occhi azzurri, della sua calda risata, del suo petto accogliente, delle sue mani grandi e protettive.
Patetica illusione, quella di Chéri.
Ma gli anni trascorrono, scandendo il maestoso declino di Léa, trasformata in opulenta matrona che ha trovato nell’invecchiare serenamente l’unico modo per non morire giovane, e il terribile, sofferto decadimento di Chéri, malato d’amore e nostalgia, travolto dal tempo, sconvolto dalla guerra, appassito come un fiore d’inverno.
Tra giardini alla francese, ciprie e profumi, fragole con panna e cappelli sgargianti, Colette intesse una storia d’amore nata nella prospettiva della tragedia, sospesa nell’incantevole malinconia del rimpianto, e finita nel catastrofico, improvvido scorrere delle stagioni; il tutto avvolto nella sua prosa morbida, tiepida, meticolosa, elegante.
VOTO 7.5Edited by LadyTriffide - 3/11/2009, 00:22