| Dopo la bella recensione di Simo, inserisco la mia.
Federico, non ti dimenticherò.
Federico Moreau è un giovane irrequieto e insoddisfatto, soffocato dalle pretese di una madre che vorrebbe per lui una brillante carriera, insicuro nelle sue ambizioni artistiche, deluso da un amore profondo, spensierato e complesso, che nessuna liaison può sostituire, che nessun lusso o patrimonio può far dimenticare. Cosa significa, educazione sentimentale? L'educazione è il percorso di formazione di Federico, l'amarezza del quotidiano che conduce alla consapevolezza di aver fallito, di aver ingoiato illusioni e speranze ottenendo solo la nostalgia per il passato, per i momenti anche più patetici, ma autentici. Sentimentale, perchè il lento fluire degli avvenimenti di cui Federico è protagonista è scandito da una passione lacerante, mitologica, quasi adolescenziale: l'amore delicato per Madame Arnoux. "L'educazione sentimentale" è il romanzo del fallimento. Il fallimento di un giovane, che dalla vita ha ottenuto tutto ciò di cui non ha bisogno; il fallimento di una generazione, formatasi all'ombra della rivoluzione, nutrita di illusioni, ideali romantici, aspirazioni tradotte in un trionfo effimero. Lo sfondo storico politico che fa da palcoscenico a questa tragedia è la Parigi alla vigilia (e durante) della Seconda Repubblica; la crisi della monarchia di Luigi Filippo, intorno alla fine degli anni '40 del 1800, vede continui dibattiti tra la borghesia riformista e la sinistra radicale, che percepiamo in maniera incantevole attraverso le riviste intellettuali dell'epoca, e le discussioni che animano le cene a cui Federico prende parte. Il saccheggio del Palace Royal, la proclamazione di una Repubblica che non riesce a far corrispondere gli interessi della borghesia con quelli della classe popolare stanca di violenza e miseria, il colpo di Stato, sono solo alcuni aspetti di una corruzione di più ampio respiro: Flaubert ci racconta il crollo della Francia borghese non per fornirci una mera cornice storica, non per esplicitare le sue idee in proposito, ma per dimostrarci come ad ogni avvenimento corrisponda una reazione emotiva unica e imprevedibile. I mutamenti esteriori, che siano sociali, politici, personali, sono il frutto di cambiamenti interiori, moti dell'animo: ed è proprio quest'ultimo aspetto che esce dalla penna di Flaubert. Se in Balzac la prospettiva sociale era analizzata con intenti intellettualistici, laddove il realismo inquadrava una società civile in decadenza, in Flaubert questo non è importante; la sua è una storia inventata, è pura fantasia, è impersonale, e la vicenda, seppur calata in un contesto celebre e concreto, non necessita di ulteriori appoggi. Ho avuto come l'impressione che, paradossalmente, i dettagliati passaggi in cui si raccontano gli accadimenti politici fossero un corollario; la storia di Federico poteva essere la storia di chiunque, e in qualunque epoca, perchè la mediocrità è un flagello da cui non c'è scampo, mai. Il dramma di un'intera generazione che vive a contatto con l'esperienza brutale della guerra, della prevaricazione, è la stessa tematica che ritroviamo intatta in Hemingway, in pieno '900. Socialisti, conservatori, artisti o aspiranti tali, universitari ribelli, nobili decaduti e borghesi arricchiti in cerca di nobiltà, cortigiane d'alto borgo e parassiti, poveri diavoli con la bocca piena di parole che inneggiano alla libertà; questi sono i personaggi di Flaubert. Gli amici di Federico, da Pellerin a Sénécal, da Dussardier a Hussonet, fino all'amico fraterno Deslauriers, rappresentano i vari gradini di una piramide sociale da scalare per ottenere la pubblica felicità dei lumi: ognuno ha un sogno, uno scopo, un'opinione, e nessuno viene trascurato dall'autore, perchè senza di loro niente avrebbe senso. Loro sono il simbolo del decadimento di ogni strato, e ne prendono sempre più coscienza. La tragedia si palesa verso la conclusione, quando Sénécal uccide proprio uno di loro: uno spettacolo orribile, devastante, che suggella una storia infelice, la storia di Federico. L'amore di Federico per Madame Arnoux è una parabola esistenziale: sembra quasi che per lui la vita sociale non significhi nulla, in confronto al suo sentimento, e al contempo, alla luce di una serie di problematiche che riguardano l'intero paese, il suo sentimento è piccolo, quasi insignificante, imbarazzante. Mentre gli sfilano accanto oppositori con le vesti macchiate di sangue, l'unica preoccupazione di Federico è che Madame si presenti puntuale all'appuntamento. Ha un certo gusto del patetico, questo amore. Durante tutto il romanzo, la figura estetica di Madame Arnoux è tracciata molto più sommariamente di quanto ci si potrebbe aspettare; anzi, alcuni personaggi addirittura sminuiscono le doti fisiche della donna, tanto che in conclusione non riusciamo a capire se e quanto fosse bella; il che rende ancora più struggente il sudore freddo di Federico alla sola vista delle mani di lei, così piccole, bianche, veloci durante il ricamo, tenere quando accarezza i figli, prudenti nell'asciugare le lacrime. La figura angelicata di Madame Arnoux, il cui nome di battesimo è citato solo un paio di volte in 375 pagine, proprio per non abbassarla mai al rango di femmina comune, e al contempo per ricordare la sua condizione di donna sposata, è in netto contrasto con gli altri personaggi femminili del romanzo: la signorina Luisa, una graziosa ragazzina che non sa nulla del mondo; Rosanette, approfittatrice che del mondo sa fin troppo; Madame Dambreuse, una signora annoiata che attende la morte del marito per ricavarne l'eredità. Una serie infinita di macchiette condannate alla vergogna, sopraffatte dall'eleganza, dalla finezza della Arnoux. E anche quando il peso dello scorrere del tempo, inesorabile, avrà solcato il suo volto lasciando evidenti segni del suo passaggio, ella rimarrà sempre quell'apparizione che folgorò Federico, la prima volta, sulla nave, provocandogli dolore e smarrimento, e così sempre, da allora. La conclusione del romanzo è poetica, lirica, straziante, ed è rappresentata dall'ultimo dialogo tra Federico Moreau e l'amico più caro Deslauriers; i due ricordano un episodio, patetico e grottesco, risalente a tanti anni prima, in cui si recarono insieme in una casa di piaceri, imbarazzati e con un mazzo di fiori tra le mani, provocando l'ilarità delle ragazze presenti, e costringendoli a fuggire per la vergogna. Un momento apparentemente privo di importanza, ma sincero, pulito.
"Se lo raccontarono da capo con tutti i particolari; ciascuno completava i ricordi dell'altro. Quand'ebbero finito: <<non abbiamo mai avuto niente di meglio, dopo,>> disse Federico. <<già, forse hai proprio ragione: non abbiamo avuto di meglio,>> disse Deslauriers."
Voto: 9.5
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