E la poesia venne a cercarmi...

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view post Posted on 5/11/2009, 19:25
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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William Shakespeare-Sonetto 18

Dovrei paragonarti ad un giorno d'estate?
Tu sei ben più raggiante e mite:
venti furiosi scuotono le tenere gemme di maggio
e il corso dell'estate ha vita troppo breve:
talvolta troppo cocente splende l'occhio del cielo
e spesso il suo volto d'oro si rabbuia
e ogni bello talvolta da beltà si stacca,
spoglio dal caso o dal mutevol corso di natura.
Ma la tua eterna estate non dovrà sfiorire
nè perdere possesso del bello che tu hai;
nè morte vantarsi che vaghi nella sua ombra,
perchè al tempo contrasterai la tua eternità:
finchè ci sarà un respiro od occhi per vedere
questi versi avranno luce e ti daranno vita.
 
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Baba1989
view post Posted on 5/11/2009, 20:13




Venere, mi colpisci nel profondo!
Io adoro Shakespeare, le sue parole mi avvolgono, mi scaldano il cuore, mi stupiscono sempre..
E questo sonetto è pura meraviglia.
 
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**Nefertiti**
view post Posted on 6/11/2009, 12:31




bellissima..... :lighten.gif:

e sempre di Shakespeare una delle piu belle poesie d'amore che abbia mai letto in vita mia....mi colpi subito...

Sonetto 116

Amore non è amore

se muta quando scopre un mutamento

o tende a svanire quando l'altro s'allontana.

Oh no! Amore è un faro sempre fisso

che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;

è la stella-guida di ogni sperduta barca,

il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.

Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote

dovran cadere sotto la sua curva lama;

Amore non muta in poche ore o settimane,

ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio:

se questo è errore e mi sarà provato,

io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.

 
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LadyTriffide
view post Posted on 6/11/2009, 13:13




Non amo molto la poesia, ma questa di Eugenio Montale l'ho sempre trovata angosciante e reale...

Spesso il male di vivere ho incontrato

Eugenio Montale

Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
 
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**Diana*
view post Posted on 9/11/2009, 13:56




meravigliose poesie, ma il secondo sonetto di shakespeare lo giro subitissimo a mio marito! :wub:

Quante volte mi sono ripetuta la prima frase della poesia di Montale...

Saprai che non t'amo e che t'amo
perché la vita è in due maniere,
la parola è un'ala del silenzio,
il fuoco ha una metà di freddo.

Io t'amo per cominciare ad amarti,
per ricominciare l'infinito,
per non cessare d'amarti mai:
per questo non t'amo ancora.

T'amo e non t'amo come se avessi
nelle mie mani le chiavi della gioia
e un incerto destino sventurato.

Il mio amore ha due vite per amarti.
Per questo t'amo quando non t'amo
e per questo t'amo quando t'amo

Pablo Neruda
 
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**Nefertiti**
view post Posted on 9/11/2009, 19:15




Lady bellissima questa di Montale...ricordo quando la studiai al liceo....
Altrettanto per quella postata da Diana....e sono felice ti sia piaciuto il sonetto 116...uno dei miei preferiti...sara un successone con tuo marito :P
 
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Baba1989
view post Posted on 9/11/2009, 20:25




A ME PARE UGUALE AGLI DEI

A me pare uguale agli dei
chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu parli
e ridi amorosamente. Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce
si perde sulla lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue alle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.


Saffo, Frammento 31, trad. di Salvatore Quasimodo.
 
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**Diana*
view post Posted on 10/11/2009, 12:21




CITAZIONE
...e sono felice ti sia piaciuto il sonetto 116...uno dei miei preferiti...sara un successone con tuo marito :P

non puoi immaginare le mail demenziali che ci siamo scambiati ;)

l'effetto è stato quello desiderato comunque :D
 
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**Nefertiti**
view post Posted on 10/11/2009, 14:21




:lol: :D
 
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view post Posted on 11/11/2009, 16:38
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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Sono contenta che gradiate questo topic :lol:

Questa mattina mi sono procurata un libro di poesie di Edgar Allan Poe(non scriveva solo racconti horror), vi posto la più famosa, che sicuramente conoscerete tutti(è un pò lunghetta):

Il corvo

Una tetra mezzanotte meditavo fiacco e stanco
Sopra antichi e rari tomi d'obliata sapienza;
Sonnecchiavo, già quasi dormivo, quando a un tratto udii battere piano,
Come alcuno sommesso picchiasse, picchiasse sommesso alla porta.
"È una visita", mi dissi, "che picchia così alla mia porta
Solo questo e nulla più".

Ah, chiaramente ricordo, fu nel livido dicembre,
E ogni singola brage morente inscriveva il suo spettro all'intorno.
Ansioso attendevo il mattino; invano avevo cercato
Nei libri una tregua al dolore, al dolore per la morta Eleonora,
Per la fulgida e rara fanciulla che tra gli angel ha nome Eleonora,
E nome tra noi non ha più.

E il serico e triste e vago fruscìo d'ogni singola tenda viola
Mi turbava, mi riempiva di terrori mai provati;
E per placare il mio cuore m'alzai ripetendo:
"È una visita che chiede d'entrare così alla mia porta,
Una visita attardata che chiede d'entrare così alla mia porta;
Certo è questo e nulla più".

In breve mi detti coraggio; e senza più a lungo esitare:
"Signore", dissi, "o signora, vi chiedo umilmente perdono;
In verità sonnecchiavo, e tanto sommesso picchiaste
E tanto leggero picchiaste, picchiaste leggero alla porta,
Che quasi credetti a un errore", e tutta dischiusi la porta:
Tenebra fonda e non più.

Quella tenebra fonda scrutando, a lungo perplesso ristetti, tremando,
Incerto ristetti sognando sogni non mai sognati da mortale;
Ma il silenzio era intatto, e l'aria immota non dava segno nessuno,
E una sola parola fu detta, la lieve parola: "Eleonora!"
Ch'io mormorai lieve, e un'eco ripeté piano: "Eleonora!"
Questo soltanto e non più.

Tornato che fui nella stanza con l'anima dentro infiammata
Picchiare udii in breve di nuovo, alquanto più forte di prima.
"Per certo," io mi dissi, "per certo, questa volta è alla finestra;
Guardiamo dunque là fuori, e questo mistero indaghiamo,
Il mio cuore si calmi un momento, e questo mistero indaghiamo;
Certo è il vento e nulla più".

Aprii la finestra, e all'istante, con grande fruscìo e sbattere d'ali,
Venne avanti un Corvo austero dei pii giorni del passato;
Non fece il più piccolo inchino, non si fermò né ristette;
Ma, con l'aria d'un magnate o d'una dama, si posò sulla mia porta.
Si posò sopra un busto di Pallade, alto sopra la mia porta,
Lassù si posò e nulla più.

Poi quell'uccello d'ebano inducendo i miei tristi pensieri al sorriso,
Con il grave e compunto decoro del contegno che si dava:
"Pur se la tua cresta è tronca e rasa, tu non sei," dissi, "certo, da poco,
Lugubre Corvo antico e tetro, qui giunto dalle rive della Notte,
Dimmi qual nome regale tu porti sulle plutonie rive della Notte!".
Il Corvo rispose: "Mai più".

Molto stupii di sentire quel goffo animale parlare con tanta chiarezza
Per quanto la risposta poco senso, poca attinenza mostrasse;
Poiché ognuno è per certo d'accordo che non mai creatura umana
Ebbe il dono di vedere un animale alto sopra l sua porta,
Bestia o uccello in cima al busto alto sopra la sua porta,
Con un nome siffatto: "Mai più".

Ma l'uccello, solo in cima al placido busto, non altro
Disse che quell'unica parola, come in essa tutta l'anima egli aprisse;
Non fece udire altro suono, non mosse una piuma,
Ma quando, più che dire, io mormorai: "Altri amici hanno già preso il volo,
Fuggirà domattina anche questo, come le mie speranze han preso il volo",
L'uccello disse: "Mai più".

Stupito di sentire nel silenzio parole di tanta giustezza,
"Senza dubbio", mi dissi, "ripete le sole parole che sa,
Apprese da un qualche padrone infelice cui la Sventura crudele
Seguì sempre pi dappresso, fin che tutti i suoi canti un ritornello,
Fin che i rintocchi della sua Speranza ebbero quel solo ritornello
Funereo: 'Mai più'".

Ma il Corvo la mia fantasia ancora inducendo al sorriso,
Sospinsi una molle poltrona di fronte all'uccello e al busto e alla porta;
Poi, affondando nel velluto, mi detti insieme a legare
Idea con idea, meditando che cosa quel lugubre uccello d'un tempo,
Che cosa quell'orrido e goffo, quel lugubre e tristo e spettrale uccello d'un tempo
Intendesse gracchiando: "Mai più".

A questo pensando io sedevo, pur senza rivolgere sillaba
All'uccello i cui occhi di fiamma bruciavano ora il mio cuore;
Questo e altro fantasticavo, posando la testa a bell'agio
Sul cuscino ricoperto di velluto che la lampada arrossava,
Ed ella non premerà più.

L'aria mi parve allora farsi più greve, profumata da un occulto incensiere
Da Serafini agitato il cui passo tinniva sul molle tappeto.
"Miserabile", dissi, "Iddio ti porge, per questi angeli ti invia
Un nepente, un nepente a sollievo dei ricordi di Eleonora!
Bevi, oh bevi, il buon nepente, e dimentica la morta Eleonora!".
Il Corvo disse: "Mai più".

"Profeta" dissi, "mostro infernale, dèmone o uccello, pur sempre profeta!
Ti mandi il Maligno o qui a riva t'abbia spinto la bufera,
Desolato ma intrepido ancora su questa nuda terra incantata,
Su questa casa oppressa dall'orrore, dimmi, dimmi, ti scongiuro
C'è un balsamo, un balsamo in Galaad? Dimmi, dimmi, ti scongiuro!".
Il Corvo rispose: "Mai più".

"Profeta" dissi, "mostro infernale, dèmone o uccello, pur sempre profeta!
Per il Cielo che s'inarca su di noi, per il Dio che entrambi adoriamo,
Di' a quest'anima colma di pianto se mai nell'Eden lontano
Potrà stringere a sè una santa fanciulla che tra gli angeli ha nome Eleonora,
Potrà stringere a sè una fulgida e rara fanciulla che tra gli angeli ha nome Eleonora".
Il Corvo rispose: "Mai più".

"Sia questo", gridai, balzando in piedi, "dèmone o uccello, l'addio!
Va', ritorna alla bufera, alla plutonia riva della Notte!
Non lasciare piuma nera a ricordo della menzogna che hai detta!
Non spezzare la mia solitudine, via dal busto ch'è sopra la mia porta!
Togli il becco dal mio cuore, la tua forma di sopra la mia porta!".
Il Corvo disse: "Mai più".

E il Corvo, senza muovere una piuma, posa ancora, posa ancora
Sul pallido busto di Pallade alto sopra la mia porta;
E i suoi occhi sembran quelli d'un demonio in preda ai sogni,
E la luce che l'inonda ne riflette l'ombra in terra;
E l'anima mia da quell'ombra che fluttua distesa per terra
Non si leverà, mai più!
 
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LadyTriffide
view post Posted on 12/11/2009, 16:41




So che non è esattamente una poesia...spero non me ne vogliate :P è a mio avviso molto poetico :wub:

William Shakespeare - Romeo e Giulietta

ROMEO – Se con indegna mano profano questa tua santa reliquia (è il peccato di tutti i cuori pii),
queste mie labbra, piene di rossore, al pari di contriti pellegrini, son pronte a render morbido quel tocco con un tenero bacio.

GIULIETTA – Pellegrino, alla tua mano tu fai troppo torto, ché nel gesto gentile essa ha mostrato la buona devozione che si deve. Anche i santi hanno mani, e i pellegrini le possono toccare, e palma a palma è il modo di baciar dei pii palmieri.

ROMEO – Santi e palmieri non han dunque labbra?

GIULIETTA – Sì, pellegrino, ma quelle son labbra ch'essi debbono usar per la preghiera.

ROMEO – E allora, cara santa, che le labbra facciano anch'esse quel che fan le mani: esse sono in preghiera innanzi a te, ascoltale, se non vuoi che la fede volga in disperazione.

GIULIETTA – I santi, pur se accolgono i voti di chi prega, non si muovono.

ROMEO – E allora non ti muovere fin ch'io raccolga dalle labbra tue l'accoglimento della mia preghiera. (La bacia) Ecco, dalle tue labbra ora le mie purgate son così del lor peccato.

GIULIETTA – Ma allora sulle mie resta il peccato di cui si son purgate quelle tue!

ROMEO – O colpa dolcemente rinfacciata! Il mio peccato succhiato da te! E rendimelo, allora, il mio peccato. (La bacia ancora)

GIULIETTA – Sai baciare nel più perfetto stile.
 
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view post Posted on 13/11/2009, 09:36
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Sapiente Malizioso
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Ecco, gradisco quella di Poe, grazie Simona.. :)
 
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Mara_76
view post Posted on 24/11/2009, 02:24





UN DONO

Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l'ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell'animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l'amore,
e fallo conoscere al mondo.

Mahatma Gandhi

 
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view post Posted on 24/11/2009, 16:23
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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Bellissima questa poesia Mara.


Edgar Allan Poe-la valle dell'inquietudine

Edgar Allan Poe-La valle dell'inquietudine

Un tempo sorrideva silenziosa
una piccola valle dove nessuno piu' abitava:
la gente era partita per le guerre,
affidando ai miti occhi delle stelle, a notte,
dalle alte torri azzurre, la custodia
di quei fiori, sopra i quali, per tutto il giorno,
pigramente indugiava la rossa luce del sole.
Ora invece al viandante che di li' passasse
si mostrerebbe il tristo stato di quella valle.
Nulla e' ora li' che stia senza un moto:
nulla, tranne l' aria che immobile sovrasta
su quella magica solitudine.
Oh, non un soffio piu' sommuove quelle fronde,
che ora palpitano come gelide onde
d' intorno alle nebbiose, lontane Ebridi!
Oh, non un vento sospinge quelle nuvole,
che con gravezza si spostano nel cielo inquieto,
dal chiaro mattino fino a sera,
sui fitti campi delle viole non colte -
miriadi d' occhi umani d' ogni foggia -
e sui gigli che ondeggiano e gemono
sopra una tomba che non ha nome!
Ondeggiano: dalle cime profumate
rugiade cadono in gocciole immortali.
Gemono: dagli steli delicati
discendono gemme d' eterne lacrime.
 
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view post Posted on 25/11/2009, 11:13
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Sapiente Malizioso
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Però non vale Simona, se metti tutte quelle di Poe, non posso che plauderti.. :)
 
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