CITAZIONE (LordDunsany @ 25/11/2009, 11:57)
Speriam d'esser stati utili a Nefer e Mara..
Aspetto i loro, eventuali, commenti..
Le vostre recensioni mi sono state utilissime per non arrivare impreparata alla proiezione e specialmente la tua, Lord, mi ha spinto ad una maggiore attenzione verso il dettaglio.
Inoltre sento di trovarmi quasi totalmente in sintonia con quanto da voi scritto, ed infatti l’unica piccola dissonanza, è data da una differente ma, assolutamente soggettiva, interpretazione di una medesima realtà.
Michael Mann, ci offre una godibile produzione che, grazie ad un minuzioso e straordinario lavoro di ricostruzione, non solo ci riporta nei luoghi originali in cui le vicende narrate si sono svolte ma, soprattutto, nell’atmosfera dell’epoca, facendoci quasi respirare l’aria fumosa dei night o l’odore della polvere da sparo, dell’ultimo esaltante anno di vita di Dillinger: quel’34 che vide l’apice della sua apoteosi ma, anche il suo tragico epilogo.
Impeccabile la fotografia, articolata su una prevalenza di tonalità cupe che ci trasmettono mirabilmente l’incertezza e lo smarrimento della grande depressione e, al contempo, ci suggeriscono il senso d’indefinibilità del ricordo quasi a sottolineare quanto gli eventi, trasposti nella pellicola, siano ormai parte della memoria collettiva.
Palpabile il peso della regia di Mann e della sua attitudine alla sperimentazione, n’è un esempio, la bellissima sequenza del raid notturno per “stanare” la banda, dove l’uso del digitale, rende al meglio la brillantezza delle fiammate degli spari che, nitidi, infrangono l’oscurità della notte.
Ma, lo stile del regista sembra trovare la sua massima espressione nelle scene più suggestive e surreali del film come quella, straordinaria, in cui le persone che assistono al cinegiornale sono invitate a guardarsi attorno per scoprire se “il nemico pubblico”, sia seduto accanto a loro, o quella ancora più onirica, in cui Dillinger s’introduce nella stanza della task-force incaricata di catturarlo, ed attraverso le foto appese, ripercorrere la sua “carriera”criminale.
Ovviamente il maggiore impatto emotivo spetta agli atti finali, in primis, quello in cui il protagonista, guardando “Manhattan Melodramma” ed identificandosi nel gangster condannato a morte, impersonato da Gable, accenna un lieve sorriso da cui si percepisce la totale accettazione del tragico destino che l’attende all’uscita.
Ottima l’interpretazione di Depp, sempre calibrata e priva di sbavature, spesso affidata solo all’intensità dello sguardo.
Bale, grazie ad una recitazione quasi minimalista, ci offre un perfetto Purvis: meticoloso taciturno e inesorabile.
La Cotillard sempre all’altezza.
La musica discreta ed in linea con gli avvenimenti.
“Nemico Pubblico” è certamente un buon film ma, forse l’eccesso di perfezionismo e l’eleganza patinata rendono l’opera a tratti distaccata e frammentaria: incapace di regalarci un esperienza emozionale totalizzante.
Inoltre sembra rimanere sempre parzialmente sospeso ed inespresso dandoci la sensazione di assistere ad un capolavoro mancato: una crisalide che non riesce a diventare farfalla.
VOTO: 7