| MATTATOIO N. 5 O LA CROCIATA DEI BAMBINIdi Kurt Vonnegut 1969
Vonnegut e la sua leggera disperazione, la sana tendenza a buttare i drammi della storia in pasto ad un'allegria artificiosa ma efficace, che rovescia il senso della parola e, benché con un tatto compassionevole (e autocompassionevole), esalta l'orrore grottesco della guerra; tutto questo aleggia tra le pagine di "Mattatoio n°5" e conferisce al libro un'atmosfera dubbiosa, confusionaria eppure assolutamente mirabile, originale, unica. Con questo testo (di cui è peculiare persino l'aspetto visivo, con paragrafi estremamente corti e un forte senso di frammentazione) Vonnegut non soltanto si è imposto all'attenzione del pubblico internazionale quale scrittore efficace, in gran parte grazie ad una prosa estremamente essenziale tutt'altro che elegante, piuttosto volgare o perlomeno sbrigativa, ma è soprattutto riuscito nell'intento di operare una personalissima ridefinizione del significato del termine "fantascienza" in letteratura: nella sua opera l'alterità, i mondi inventati, le creature di altri pianeti (quali sono gli abitanti di Trafalmador) non rappresentano pretesti d'evasione, terreni fertili per slanci di fantasie utopiche o distropiche, quanto piuttosto l'occasione per invitare il mondo, il nostro mondo, a guardarsi dall'esterno. La narrazione della disavventurevole vita del reduce di guerra Billy Pilgrim (forse alter ego sdoppiato e smarrito dello stesso autore e questo benché, a più riprese, l'autore parli di sé stesso come di qualcuno che Pilgrim ha incontrato; certo è che entrambi sono stati spettatori diretti del più grande sacrificio di vite umane avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale e, probabilmente, questo ha accentuato in me la sensazione che essi fossero la stessa persona, almeno in quel frangente, poiché tutti gli individui sono ugualmente sbigottiti e impotenti dinnanzi all'insensata brutalità di altri uomini) e, in particolare, di quella peculiare caratteristica che gli fa compiere inattesi salti temporali attraverso i momenti salienti di quella stessa sospesa esistenza o ancora della sua permanenza su Trafalmador (pianeta distante anni luce dalla Terra, i cui abitanti l'avrebbero rapito per esporlo in uno zoo), diverte il lettore, lo avvince e lo intenerisce con la pietà umanissima e naturale per quest'uomo. Nel presentarci la sua assurda storia Vonnegut mantiene la grazia leggera e abile dell'equilibrista: non si tradisce mai, racconta l'incredibile con la convinzione bizzarra e testarda di Pilgrim, lascia decidere al lettore se tale candida convinzione sia la verità di un uomo semplice oppure piuttosto quella di un folle, alienato dall'esperienza della guerra. Certo è che comunque "Mattatoio n°5" fornisce uno degli sguardi più originali sulla guerra; lontano allo stesso modo dal lirismo che da qualsivoglia intento moralistico (in questo senso il testo è dominato da una tanto disarmante quanto sorprendente scherzosa neutralità), il libro ha l'apice della sua poesia evocativa nella descrizione della Dresda post-bombardamento alleato: desolazione, nuda desolazione, macerie e, nell'aria una polvere sottile e bianca. Proprio come sulla luna.
VOTO 7.5
Edited by LadyTriffide - 19/11/2009, 11:57
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