La chiamavano bocca di rosaAlexander Dumas, un nome altisonante, pesante.
Il figlio non ha mai goduto degli elogi tributati al padre, ma a mio parere(per quanto possono contare le parole di un’umile lettrice come me) ha saputo dar vita a una storia d’amore straziante, indimenticabile, cosa in cui il padre non è mai riuscito e di questo gli va dato atto.
Per tre volte ho letto questo romanzo e per tre volte non ho potuto che provare un emozione intensa, che mi fa piangere e arrabbiare tutte le volte
E’ la storia di Margherite, una donna bellissima, che amava le camelie(da qui il suo soprannome “la signora delle camelie”), che faceva la mantenuta, che viveva la sua vita tra noia e speranze, in attesa del vero amore.
E l’amore alla fine arriverà, nella figura di Armand, un giovane che l’amerà per ciò che è, una donna che si concede per passione e non per puro piacere fisico.
Ma il destino è in agguato…una terribile malattia porterà via Margherite dal suo vero amore, ciò che aveva cercato per tutta la sua breve esistenza è destinato a finire in un batter di ciglia.
E’ ingiusto lo so, ma così è la vita…nel momento in cui siamo felici, automaticamente cessiamo di esserlo.
L'innocenza dell’amore di Margherite per Armand mi ricorda un pò quello di Quasimodo per Esmeralda, perchè nato in un essere da tutti ritenuto incapace ad amare.
Troppo spesso ci fermiamo davanti alle apparenze, troppo spesso ci preoccupiamo di quello che gli altri possono pensare di noi, troppo spesso non esterniamo i nostri sentimenti per paura delle reazioni altrui.
Dumas ci insegna che tutto questo è sbagliato, regalandoci un'indimenticabile lezione di vita.
Un romanzo triste, straziante, che fa piangere, che fa arrabbiare, ma impareggiabile nella sua bellezza.
Una storia d’amore meravigliosa, tragica, ma bella perché vera.