Duel (USA 1971)
Un film di Steven Spielberg, con Dennis Weaver, Lou Frizzel, Jacqueline Scott, Eddie Firestone.
“Non si può mai dire, non si può mai dire. Uno crede che certe cose siano abbastanza naturali: come per esempio guidare la macchina senza che qualcuno cerchi di ammazzarti. E invece tutto a un tratto qualcosa cambia..”Un commesso viaggiatore sta tranquillamente guidando la sua vettura, attraverso le polverose strade di un canyon americano; lo aspetta un tragitto lungo, noioso, scandito dalla musica dell’autoradio, dall’afa insopportabile.
All’improvviso, si ritrova davanti una grossa autocisterna, che procede lentamente. Freccia a sinistra, e sorpasso. Si continua. Ma qualcosa va storto..
Inizia così l’odissea del nostro malcapitato protagonista, il quale per tutta la durata del film si ritroverà a lottare con il misterioso camionista, deciso per motivi ignoti ad ucciderlo.
La tensione diventa subito palpabile, l’autocisterna lo segue, lo supera, lo spinge, cerca di mandarlo fuori strada. E quando gli sembra d’averlo seminato, basta uno sguardo allo specchietto retrovisore per scorgere la grossa vettura, con la scritta “Flammable” a lato, che recupera terreno.
Ed è inutile fermarsi in un autogrill, o chiamare la polizia: niente può fermare la sete omicida del camionista, che rimane avvolto nell’ombra (di lui vedremo solo gli stivali).
Un 24enne Spielberg, coadiuvato dall’ottima sceneggiatura di Richard Matheson, confeziona questo gioiellino che supera ogni banale e dozzinale on the road, diventando un thriller serrato, coinvolgente.
Il senso del ritmo e dello spazio sono calibrati con maestria, permettendo al protagonista di trasmetterci l’ansia che lo attanaglia: le straordinarie inquadrature e le riflessioni dello sventurato guidatore rendono avvincente il dramma psicologico, il duello che nessuno di noi vorrebbe mai vivere. Inevitabile immedesimarsi in lui, uomo comune alle prese con le più primordiali paure, inevitabile stare col fiato sospeso, aspettandosi il peggio da un momento all’altro.
Mi ha ricordato molto un altro classico, successivo (1977), “La macchina nera”, dove a fare da padrone è una vettura “indemoniata”.
L’angoscia è la conditio sine qua non di questo filone cinematografico: il risultato è ottimo.
Significati metaforici? Beh, meglio stare attenti a chi sorpassiamo..
VOTO 7Edited by LadyTriffide - 3/12/2009, 02:03