Tetro - Segreti di famiglia (2009)
di Francis Ford Coppola. Con Vincent Gallo, Maribel Verdú, Alden Ehrenreich, Klaus Maria Brandauer.
Tetro (trasformato, dalla traduzione italiana, in un poco originale
Segreti di famiglia) è sostanzialmente e strutturalmente un film familiare. Ogni suo elemento (a partire dalla preponderanza delle scene girate in interni) sembra convergere, ed effettivamente lo fa, verso un sapore amatoriale, a sottolineare ed accentuare ulteriormente la sensazione che si tratti di una pellicola "domestica". Quest'aurea d'intimità prepotente, che induce lo spettatore a mantenersi sulla soglia degli ambienti in cui la vicenda si consuma, lo definisce certamente come un film egoista e personalissimo, piccolo.
Coppola fa tutto da solo con l'effetto di confinare la pellicola entro i margini di un commovente artigianato; sua è la sceneggiatura, suoi i soldi (visto che è produttore), sua la scelta delle modalità di rappresentazione, suo, nel senso che gli appartiente, il tema, palesemente autobiografico: uno scrittore (Vincent Gallo), frustrato da un oscuro passato familiare, connesso con la prepotente figura paterna, decide di sparire, "divorziando" dalla sua famiglia; anni dopo il fratello minore Benjamin (Alden Ehrenreich), a lui molto legato, lo troverà, obbligandolo a ripercorrere il proprio doloroso passato. Il poco pathos e l'insapore dose di mistero si sfaldano quasi subito agli occhi dello spettatore smaliziato, reo d'essere profondo conoscitore dei colpi di scena a cui lo hanno abituato note soap operas e a poco o a nulla valgono le buone interpretazioni (su tutti uno splendido Vincent Gallo, i cui occhi ci ricordano, senza farceli troppo rimpiangere, quelli magnifici di Joaquin Phoenix, ed un più che degno co-protagonista), i diversivi artistici (interessante la scelta di ribaltare l'uso del colore: mentre il "bianco e nero" caratterizza la rappresentazione della contemporaneità, il colore vivacizza flashbacks e ricordi; inoltre meritano una menzione speciale gli inserti di balletto, che, intensissimi, concentrano dentro di loro il dramma e la passione di cui il film è carente), le numerose e più o meno oscure citazioni (dai racconti di Hoffman, che Tetro faceva leggere al piccolo Bennie, a rappresentazioni teatrali di futuristica spietatezza), gli inserti metateatrali (si assiste alla messa in scena di una commedia, che paradossalmente è la commedia della vita di un padre e di un figlio, di Tetro e Benjamin), le riflessioni sulla necessità, anch'essa sostanzialmente intima, dell'arte. Nonostante tutti questi elmenti, però, il film rimane caotico, opprimente, tetro. La fine ci precipita addosso, veloce e poco comprensibile, mentre a prepararla sono intervenute scene di distacco netto: una vera e propria duplice dichiarazione di indipendenza dalla famiglia e dal mondo dell'arte patinata, esposta, depurata e commercializzata.
E questa è anche l'intenzione di un Coppola nuovo, affrancato dalla grande produzione cinematografica, che, ripartendo dalle piccole cose (certo piccole e forse anche banali ma non certo inutili), lavora per ritagliarsi uno spazio tutto suo.
Voto: 6.5