Il demone del giocoIl gioco ha sempre rappresentato per l’uomo una specie di sfida personale.
Una sfida contro se stessi e contro gli altri e da questo estremo bisogno di confronto, di scontro, di scoperta della nostra forza fisica e mentale si è sviluppato sin dall’antichità fino ai giorni nostri.
Il gioco fine a se stesso fa parte della natura umana: i cuccioli imparano a difendersi e a cacciare grazie al gioco, grazie al gioco l’essere umano apprende la dolcezza dei baci e delle carezze dei genitori, è uno strumento utilissimo per la crescita del genere umano e animale.
Spesso però accade che il gioco crei nell’uomo una forte dipendenza, una passione distruttiva, una mania, una fissazione, che porta all’uomo alla distruzione interiore.
Questo è il cosiddetto “gioco d’azzardo” e in questo romanzo Dostoevskij ci fornisce una testimonianza del suo enorme potere distruttivo.
In questo romanzo l’autore russo si prefigge, riuscendovi alla perfezione, di indagare e analizzare l’animo del giocatore.
Cosa lo spinge a giocare, a perdere, a rovinare la sua vita? Perché un uomo si trasforma da animale mansueto a un demone del gioco? Da dove nasce questa mania? Perché nasce? Perché non cessa? Perché anche in caso di vincite enormi l’uomo non riesce a staccarsi da quel tavolo verde? E’ forse una sfida la sua? E’ voglia di emergere, conquistare gli altri? E’ desiderio di ammirazione, rispetto? O nulla di tutto ciò?
Una forma di droga, ecco come descrive il vizio di gioco, una droga che sotto mentite spoglie crea assuefazione, distruggendo come un cancro anche la mente più savia.
Dostoevskij in questo libro ci pone davanti a una grande verità: il gioco non è assolutamente un problema di mancanza di cultura, il giocatore è una vittima a prescindere dal suo ceto sociale, una vittima che diviene carnefice verso gli altri e verso se stesso.
Testimone in prima persona di ciò che un uomo può commettere sotto “gli influssi malefici” del gioco, Dostoevskij dipinge un personaggio(Aleksej )debole, insicuro, rabbioso verso se stesso e gli altri, desideroso di mostrare al mondo intero quanto vale.
E’ un ritratto di se stesso, della sua debolezza, dei suoi vizi che si annidano in fondo alla sua coscienza.
E’ un libro arrabbiato verso il mondo intero, finito in brevissimo tempo(meno di un mese), ma non per questo incompleto o superficiale.
La pazzia, i problemi, le lotte interiori di questo grandissimo scrittore rivivono nei suoi personaggi(in genere perdenti) che affascinano e al tempo stesso commuovono il lettore.
Una storia assurda questa di Aleksej, come assurda è stata la vita di chi l’ha generato.
Un libro che mi sento di consigliare, visti soprattutto i danni che oggigiorno(come sarà sempre)il gioco continua a causare, ma soprattutto dedicato a chi, nonostante tutto, decide di continuare il suo folle cammino.
Voto: 9