IL GIOCATORE, Fedor Dostoevskij

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view post Posted on 10/12/2009, 19:51
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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Il demone del gioco

Il gioco ha sempre rappresentato per l’uomo una specie di sfida personale.
Una sfida contro se stessi e contro gli altri e da questo estremo bisogno di confronto, di scontro, di scoperta della nostra forza fisica e mentale si è sviluppato sin dall’antichità fino ai giorni nostri.
Il gioco fine a se stesso fa parte della natura umana: i cuccioli imparano a difendersi e a cacciare grazie al gioco, grazie al gioco l’essere umano apprende la dolcezza dei baci e delle carezze dei genitori, è uno strumento utilissimo per la crescita del genere umano e animale.
Spesso però accade che il gioco crei nell’uomo una forte dipendenza, una passione distruttiva, una mania, una fissazione, che porta all’uomo alla distruzione interiore.
Questo è il cosiddetto “gioco d’azzardo” e in questo romanzo Dostoevskij ci fornisce una testimonianza del suo enorme potere distruttivo.
In questo romanzo l’autore russo si prefigge, riuscendovi alla perfezione, di indagare e analizzare l’animo del giocatore.
Cosa lo spinge a giocare, a perdere, a rovinare la sua vita? Perché un uomo si trasforma da animale mansueto a un demone del gioco? Da dove nasce questa mania? Perché nasce? Perché non cessa? Perché anche in caso di vincite enormi l’uomo non riesce a staccarsi da quel tavolo verde? E’ forse una sfida la sua? E’ voglia di emergere, conquistare gli altri? E’ desiderio di ammirazione, rispetto? O nulla di tutto ciò?
Una forma di droga, ecco come descrive il vizio di gioco, una droga che sotto mentite spoglie crea assuefazione, distruggendo come un cancro anche la mente più savia.
Dostoevskij in questo libro ci pone davanti a una grande verità: il gioco non è assolutamente un problema di mancanza di cultura, il giocatore è una vittima a prescindere dal suo ceto sociale, una vittima che diviene carnefice verso gli altri e verso se stesso.
Testimone in prima persona di ciò che un uomo può commettere sotto “gli influssi malefici” del gioco, Dostoevskij dipinge un personaggio(Aleksej )debole, insicuro, rabbioso verso se stesso e gli altri, desideroso di mostrare al mondo intero quanto vale.
E’ un ritratto di se stesso, della sua debolezza, dei suoi vizi che si annidano in fondo alla sua coscienza.
E’ un libro arrabbiato verso il mondo intero, finito in brevissimo tempo(meno di un mese), ma non per questo incompleto o superficiale.
La pazzia, i problemi, le lotte interiori di questo grandissimo scrittore rivivono nei suoi personaggi(in genere perdenti) che affascinano e al tempo stesso commuovono il lettore.
Una storia assurda questa di Aleksej, come assurda è stata la vita di chi l’ha generato.
Un libro che mi sento di consigliare, visti soprattutto i danni che oggigiorno(come sarà sempre)il gioco continua a causare, ma soprattutto dedicato a chi, nonostante tutto, decide di continuare il suo folle cammino.

Voto: 9

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Baba1989
view post Posted on 10/12/2009, 20:36




Ma che splendida recensione!
Ormai è da tanto che voglio leggere questo libro, lo farò presto.. :)
 
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**Nefertiti**
view post Posted on 10/12/2009, 20:42




Mi accodo a baba per i complimenti sulla recensione......(non ne avevo dubbi pero :) )
Il Libro mi ha sempre incuriosita,presto cerchero di leggerlo...( e poi ha lo stesso titolo di un film con NORTON :wub: :lol: )
 
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LadyTriffide
view post Posted on 11/12/2009, 00:36




Pulito e divertente, un'ottima trasposizione della società borghese-nobile russa nell'800. E' il mio primo Dostoevskij e il suo stile di scrittura mi ha attirato parecchio, invogliandomi a comprare tutti i libri che trovo per pochi soldi nelle bancarelle :)

Mi ha parecchio divertito il personaggio principale Aleksej Ivànovic, non si cura minimamente del suo futuro, sa di non avere speranze con Polina eppure continua imperterrito nella sua "marcia d'amore" che lo porta ad allontanarsi ancora di più, fino a capire..
Il giocatore è un vero gioiellino.

VOTO 8
 
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view post Posted on 11/12/2009, 10:16
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Sapiente Malizioso
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Uff, stupenda recensione Simona; è il libro di Dosto che regalo di solito.. :) (il che fa capire subito quanto mi piaccia) Ma mi mettete sempre libri che mi piacciono un sacco, ma per i quali mi occorrerebbe una rilettura per poter scrivere qualcosa di sensato! :P
 
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LadyTriffide
view post Posted on 12/12/2009, 14:33




CITAZIONE (LordDunsany @ 11/12/2009, 10:16)
Uff, stupenda recensione Simona; è il libro di Dosto che regalo di solito.. :) (il che fa capire subito quanto mi piaccia) Ma mi mettete sempre libri che mi piacciono un sacco, ma per i quali mi occorrerebbe una rilettura per poter scrivere qualcosa di sensato! :P

Beh dai, questo si legge in fretta comunque :P :D Ti aspettiamo Lord!
 
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Baba1989
view post Posted on 12/3/2010, 19:38




"Domani, domani tutto finirà!"

Siamo a Roulettenburg, cittadina tedesca dal nome fittizio, meta turistica per via delle sue celebri acque termali.
Aleksej Ivanovic, giovane precettore in una nobile famiglia russa decaduta, risiede con i congiunti in un prestigioso albergo del luogo.
Le scale che scende per arrivare dalla sua camera alla sala del casinò, sono preludio di una catabasi morale senza ritorno.

Questo breve romanzo viene generalmente considerato, oltre che una finissima opera letteraria, una attendibile fonte biografica; sono diversi infatti gli episodi che rimandano al vissuto di Dostoevskij, in particolar modo all’estate del 1863, quando egli stesso si consumò tra due passioni, l’odio innamorato nei confronti di una donna, Apollinarija, e la totale devozione al gioco.
All’origine del sezionamento psicologico di Aleksej, del profondo e luccicante abisso delineato dalle sue parole, sta proprio il fatto che Fedor stesso fosse un giocatore (e dalla stesura del libro, lo sarebbe stato ancora per oltre dieci anni): chi dunque meglio di lui, poteva descrivere quel microcosmo che è la roulette? Dove tutto è possibile, dove ci si priva di ogni connotazione personale, spazio temporale, etica, dove si riversa in quel binomio cromatico, in quel mero calcolo probabilistico, tutta una vita.
L’animo del giocatore è dilaniato dalla necessità di scaricare i propri impulsi su quei numeri, l’irrazionalità del rischio permette di mondarsi da ogni effettiva colpa abbandonandosi al caso, sognando una via di salvezza che in realtà è prigionia, un inferno molto simile a quello già vissuto da Dostoevskij in Siberia.
Roulettenburg è il teatro in cui si riversano personaggi di varie nazionalità, ognuno costruito secondo quel modo tipicamente russo di pensare, che è poi la lente attraverso cui noi vediamo la storia, la narrazione in prima persona del giovane Ivanovic.
Aleksej è un orgoglioso e voluto stereotipo del russo all’estero: uno spirito evoluto, lacerato da una rara fragilità, che cela le sue insicurezze dietro una baldanzosa arroganza; un intellettuale eccessivo e libero.
A dipingere le altre figure tuttavia, è l’anticosmopolitismo di Dostoevskij: egli presenta al lettore, attraverso una narrazione profondamente soggettiva ma al contempo universalistica, una serie di modelli, quasi archetipi, su cui gravano tutti i vizi e i difetti del popolo a cui appartengono.
Il barone tedesco, impettito, dal volto paonazzo, un arricchito che non si gode la vita poiché accumula beni per le generazioni successive.
Il francese, particolarmente in astio per lo scrittore, tipico saccente che nasconde con la sua compostezza irreprensibile i pensieri più ignobili, senza mai confessarli.
L’inglese, perfetto dominatore di sé, sempre posato e rigido, ma timido e sentimentale.
I “piccoli” polacchi, delle macchiette, mi hanno ricordato i parassiti delle commedie classiche.
E il nodo attorno a cui queste figure si muovono, dove si rivelano per la loro vera natura, quella di animali spinti solo da istinti primordiali non dettati dal buon senso, è la roulette.
La frase finale è quella più densa, carica all’inverosimile, in essa si concentra tutto l’animo del giocatore d’ogni tempo, la speranza di dominarsi e la tragica consapevolezza di non potervi riuscire; il rifugio sempre pronto e sicuro del domani.
“Domani, domani tutto finirà!”

Voto: 8.5
 
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sergio937
view post Posted on 12/4/2013, 15:44




A me è piaciuto meno rispetto a "Memorie dal sottosuolo" e "Delitto e castigo", gli darei più un 7,5 perché è un po' discontinuo, alterna pagine sublimi ad altre convenzionali (sono un lettore molto esigente, lo ammetto :D ) comunque lo consiglierei sicuramente.
 
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LadyTriffide
view post Posted on 3/5/2013, 07:20




CITAZIONE (sergio937 @ 12/4/2013, 16:44) 
A me è piaciuto meno rispetto a "Memorie dal sottosuolo" e "Delitto e castigo", gli darei più un 7,5 perché è un po' discontinuo, alterna pagine sublimi ad altre convenzionali (sono un lettore molto esigente, lo ammetto :D ) comunque lo consiglierei sicuramente.

Diciamo che è un buona lettura per avvicinarsi con interesse a questo autore, se uno comincia subito daille pietre miliari potrebbe trovarli di primo impatto "noiosi" e non apprezzarli come meritano.
 
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9 replies since 10/12/2009, 19:51   2240 views
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