IL NASTRO BIANCO

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tiresia5
view post Posted on 21/12/2009, 20:19




Il nastro bianco (Austria, Francia, Germania)
Un film di Michael Haneke. Con Christian Friedel, Leonie Benesch, Ulrich Tukur, Ursina Lardi, Burghart Klaußner.

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1913, in una cittadina di campagna nel nord della Germania, una serie di eventi sconvolgono la tranquilla vita della popolazione. Quando le indagini porteranno alla luce i responsabili di quegli atti di vandalismo, si scoprirà che gli ideatori sono dei bambini della scuola che avevano creato una sorta di società segreta forse influenzati dalle sempre più pressanti idee naziste...

Mi è piaciuto, certamente la magniloquenza silenziosa e ritratta della fotografia domina l'intero film, e mi piace.

E' forse vero che è un po' il solito Haneke, però la sua rilettura dell'origine della violenza, senza trarne una soluzione, è decisamente affilata e precisa. Un mondo così ordinato, preciso, cadenzato da riti e gerarchie, che guida una umanità banalmente dedita alla sopraffazione e testimonia un periodo preciso di quella germania, ma svela molto delle dinamiche individuali e di gruppo. Perchè se in ogni casa, in ogni famiglia c'è una meccanismo di potere e di violenza, i bambini si muovono in gruppo, sono una massa silenziosa, la loro forza è anche nell'essere insieme, nell'essere molti, nel condividere quello schema che ripetono sui deboli, dividono la colpa, perdono la responsabilità, perdono l'imputabilità.
IL villaggio non si scuote mai dal suo torpore ordinato, come se riuscisse ad assorbire tutto, a tacitare ogni cosa, impermiabile.
E Haneke non ci fa mancare nulla, espone ogni forma di potere sui più deboli, da quelle derivanti dalla struttura sociale a quelle derivanti dalle istituzioni religiose e dalla famiglia patrircale nel rispetto del decoro e dell'occultamento nel privato, senza che nessuno si renda poi conto come quella stessa violenza esploda poi fuori incrociando i destini di tutti. E lo fa per reazione, rivolta contro quel mondo, replicandola in grande scala.

E non c'è in tutto il film un vero grande mostro, ci sono solo piccoli, servizievoli esecutori di un male molto quotidiano, appunto molto banale.
Sull'esistenza di Dio ritengo che Martin, che vive in un mondo in cui vi è un padre punitore che lo giudica, cerchi di capire dove sia l'ambito della sua libertà e mette alla prova Dio. Nello spazio aperto del suo silenzio si apre l'autonomia dell'azione di Martin e dell'uomo in generale. Ma all'interno del suo meccanismo che regola ciò che è giusto e ciò che non lo è, alla mancanza della punizione egli fa corrispondere la libertà nel commetterne il male e la giustezza nel farlo.

Curiosa la visione del meridione dell'europa, segnatamente l'italia, posto tratteggiato come aperto, tollerante, capace di rompere il meccanismo di refrattaria subalternità alle regole

VOTO 7,5

Edited by LadyTriffide - 22/12/2009, 10:01
 
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view post Posted on 22/12/2009, 09:48
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Sapiente Malizioso
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Stupenda recensione; hai un modo di "raccontare" gli intenti del film che mi piace assai, m'hai convinto, me lo procuro, prima o poi.. (e pensa che non ne volevo sapere) :)
 
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Baba1989
view post Posted on 22/12/2009, 12:48




Bello, davvero.
E bellissima questa recensione!
V'è poco da aggiungere.
Il bianco e nero affascina, avvolge, prepotente, ed è palpabile l'attesa, la ripetitività, mentre la violenza da uno stato embrionale diviene dominante, e i bambini sono attenti, simbolo di innocenza e custodi della colpa.

Voto: 7
 
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Mara_76
view post Posted on 22/12/2009, 22:02




Splendida recensione per questo bellissimo film che sancisce, dopo la parentesi americana, il ritorno del regista austriaco, al cinema e alle tematiche strettamente europee.

Ne ” Il nastro bianco”, vincitore di una meritatissima Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, Haneke ci propone una superba regia, che predilige le inquadrature fisse e un vivido bianco e nero, gelido nella sua nitidezza e nell’assenza quasi totale di ombre, che ci trasmette un senso d’angosciante mistero e costante inquietudine.

L’assenza della colonna sonora e l’andamento ritmico, lento e dilatato conferiscono, alla narrazione, una crescente tensione drammatica, focalizzando l’attenzione sui dialoghi, freddi, formali, totalmente impostati sul rigore, il rispetto e l’obbedienza: verso la chiesa, l’autorità e i genitori.

Il villaggio rurale con il suo bigotto formalismo morale, totalitario e ipocrita, che genererà uno stillicidio di violenze, diviene, quindi, spunto per un’analisi spietata e rigorosa della società tedesca del primo novecento.

Infatti, in questo microcosmo, protetto da un’indifferenza omertosa, il “branco”, che si auto legittima e assolve, perpetrerà i sui raid punitivi ai danni dei più deboli e degli invisi alla comunità: mostrando il seme primigenio di quella folle ideologia che darà luogo, nel ventennio seguente, alle più aberranti atrocità.

Quel nastro bianco, ormai emblema di un’innocenza fittizia, diviene, dunque, metafora di quell’altro simbolo d’illusoria e delirante “purezza” che, quell’infanzia diventata adulta, legherà al braccio...

Regia ineccepibile, fotografia mirabile, attori bravissimi e perfettamente calati nella parte, precise le ambientazioni e le ricostruzioni scenografiche ed inappuntabili, nella loro semplicità, i costumi.

Un piccolo capolavoro che coinvolge, sconcerta e, soprattutto, induce alla riflessione.

VOTO: 8

 
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3 replies since 21/12/2009, 20:19   85 views
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