ATTENZIONE SPOILERTRANSAMERICA (2005, USA) di
Duncan TuckerFelicity Huffman (Stanley Schupak/Bree Osbourne), Kevin Zegers (Toby), Graham Greene (Calvin), Fionnula Flanagan (Elizabeth Schupak), Burt Young (Murray Schupak), Carrie Preston (Sydney Schupak, sorella di Bree), Elizabeth Peña (psicoterapista)
Los Angeles: Bree, single, è una donna che lavora come cameriera in un locale; o meglio, è un transessuale, che attende l’imminente operazione finale, che la libererà da quell’ultimo attributo maschile di cui tanto si vergogna. Le arriva una telefonata da parte di un ragazzo, il 17enne Toby, che cerca il padre, il signor Stanley Schupak. Toby, che altri non è che l’inaspettato figlio di Bree/Stanley (frutto di una fugace relazione giovanile), è finito in prigione; su consiglio, anzi ordine della propria psicoterapista, Bree è costretta a partire per New York per recuperare il figlio, pena la non autorizzazione all’intervento chirurgico definitivo! La nostra protagonista, col suo carico di fragilità e insicurezze recupererà il ribelle Toby, che non si farà mancare atti di prostituzione, furto, spaccio e consumo di droga. Il ragazzo, che partirà in macchina col genitore alla volta di Los Angeles scambia il padre per una missionaria cristiana, cosa che a Bree non dispiace fargli credere. Toby vuol ritrovare il padre e iniziare una carriera da attore di film porno; Bree, poco interessata (lo vede come un fardello) avrà modo durante il viaggio di conoscerlo meglio: tenterà di riconsegnarlo al disgustoso patrigno, poi saranno rapinati da un vagabondo (“lo sciamano del peyote”) e aiutati dal Cowboy Calvin che li accompagnerà a Phoenix presso i genitori di lei, che non approvano il cambiamento del figlio/a. Qui Toby, pronto a offrire il suo corpo a Bree scoprirà l’amara verità e fuggirà facendo perdere le sue tracce. Bree tornerà alla sua vita e dopo aver portato a buon fine l’ultima operazione riceverà una visita da Toby, ora attore di film gay pornografici. I due inizieranno a riconciliarsi.
Film molto più complesso a dispetto di quel che potrebbe sembrare dallo svolgimento e dal confezionamento delle immagini. La pellicola si presenta come un road-movie e il viaggio che Bree (una bravissima Felicity Huffman che rende benissimo il disagio dell’uomo che si sta trasformando in donna) compie col figlio è un percorso verso la consapevolezza quella delle proprie azioni. Consapevolezza che si raggiunge capendo i propri limiti e le proprie aspirazioni; la protagonista è fragile, soffre e si comporta come una vera donna; la scoperta della paternità la destabilizza. Questo incontro tra "diversi", non perchè lo siano, ma perchè il mondo circostante, la società, la famiglia (rappresentata perfettamente dall'inverosimile ottusità della madre di Bree), li rinchiudono, li incastrano in un recinto che non appartiene loro, darà a Bree (il personaggio di Toby è troppo giovane, inconsapevole, trova la "necessità" di una guida nel padre/madre, solo nel finale) la forza, il coraggio di rivendicare a viva voce che lei non è solo quello che sembra ma vorrebbe che tutti vedessero quel che lei è realmente!
Viaggio dunque alla conquista di se stessi, verso la rivendicazione delle nostre volontà, dei nostri intimi desideri, troppo spesso annegati sotto definizioni, modi di pensare e corpi che a volte sono solo una prigione..
Film difficile e non proprio spensierato (anche se un paio di battute carine ci sono); non è esattamente ciò che m'aspettavo di vedere e non rientra del tutto nei miei gusti, però oggetivamente è una pellicola che merita.
VOTO 6,5
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