LE ARGONAUTICHE, Apollonio Rodio

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Baba1989
view post Posted on 3/2/2010, 13:37




Le Argonautiche - Apollonio Rodio

Il poema di cui parlerò non ha nulla da invidiare ai poemi omerici.
Anzi, ha molto da offrire.

La trama è nota ai più.
Riportare dalla Colchide alla Grecia il Vello d’oro, appartenente al magico montone che aveva salvato Frisso, figlio del re beota Atamante, dagli intrighi orditi dalla matrigna.
Questa è l’impresa degli Argonauti (dal nome della nave su cui viaggiano, Argo).
Ma tale progetto non è certo volontà degli eroi: viene loro imposto dal re tessalo Pelia, che usa questa missione come pretesto per allontanare Giasone, pretendente al trono ed inoltre mortale pericolo, come gli era stato predetto dall’oracolo, in quanto “uomo che porta un unico calzare”.
La prospettiva onnisciente dell’autore garantisce a questo passaggio iniziale un tono quasi ironico, in quanto è palese come effettivamente la rovina di Pelia sarà proprio Giasone, o meglio Medea, che lo ucciderà per compiere la vendetta di Era, trascurata dal sovrano durante i sacrifici, come narrato dal mito.

Apollonio Rodio scrive l’unico poema epico ellenistico che ci sia pervenuto.
Lo fa rispettando i canoni aristotelici di unità, compiutezza ed estensione (la conquista del vello, la composizione ad anello, la brevitas dei 4500-5000 versi), e accostandosi con reverenza ai dettami omerici (i topoi tipici, il proemio, il viaggio, lo scontro armato).
Ma oltre, c’è molto di più; c’è l’innovazione di un poeta che supera Omero, raggiunge Callimaco, sfiora Euripide, e costruisce un racconto senza eguali.
Prestando la dovuta attenzione al testo, si rivelano sottili e consapevoli stravolgimenti dello schema tradizionale epico.
Il primo è subito chiaro, appena si apre il libro: il proemio.
Un proemio doppio, che consta di una breve narrazione degli antefatti, e di un’invocazione assolutamente atipica, perché rivolta non alla Musa (addio andra moi ennepe mousa), ma a Febo.
Si procede poi con un lungo catalogo delle navi, laddove in Omero v’era il catalogo degli eroi.
Per quanto riguarda invece la presenza degli Dei, in Omero era costante, essi esercitavano una grossa influenza sui personaggi e sullo svolgersi della vicenda, e la narrazione era rivolta ad un pubblico che negli Dei credeva fermamente.
Apollonio, al contrario, garantisce alla divinità un ruolo di contorno, in un quadro d’insieme sostanzialmente antropocentrico, dove gli spettatori sono cittadini del mondo, vivono le cultura ellenistica dell’autodeterminazione, forse ancora in stato embrionale, ma presente, palpabile.
Gli stessi sogni, che in Omero erano mandati dagli Dei, qui divengono specchio delle inquietudini umane (anticipazione di Freud, incredibilmente).
Dal (mero?) punto di vista della forma, inoltre, “Le Argonautiche” scorrono via senza formularità di sorta, si tratta di un’opera destinata alla lettura, non alla declamazione orale come invece i poemi omerici, conseguentemente pregni di formule fisse, artifizi mnemonici, d’improvvisazione.
Il lessico omerico s’arricchisce di apax, neologismi, similutudini non atte al semplice abbellimento del testo, ma concreti riferimenti eruditi al mondo della scienza e della tecnica. Le cesure variano, l’io narrante si intromette, “sporca” piacevolmente l’oggettività della cronaca.
L’introspezione caratteriale dei personaggi è finissima, viene seguito l’iter psicologico delle figure passo dopo passo, viene infranta la staticità plastica del carattere.
Basti pensare a Giasone, il protagonista. Ma è giusto definirlo tale?
Giasone è l’antieroe. Non ha le caratteristiche di Achille, di Ettore, di Ulisse. Talmente bello, talmente forte, da essere patetico, volutamente gonfiato, in una grande iperbole che è parodia geniale. Manca di determinazione, è costantemente angosciato, dubbioso, perplesso sul da farsi, insicuro, a tratti impotente, simbolo dell’amekanìa, lascia nell’opera un vuoto che viene colmato dalla pienezza degli altri personaggi. Non esiste più l’eroe omerico capace di conquistare l’universo, si sentono gli effetti d’una visione disincantata del mondo, frutto della cultura ellenistica.
Si potrebbe azzardare che il vero eroe nelle “Argonautiche” sia incarnato da Eracle (che infatti compare poco, per evitare che oscurasse Giasone); anche se, su questo punto, sarebbe necessaria e giusta una digressione sul percorso di Eracle nel mito e nel poema: anch’egli infatti, a guardar bene, manca di autodeterminazione, durante le sue celebri 12 fatiche. Quell’impresa non deriva da una sua specifica volontà, gli viene imposta da Era: basti ricordare che in Euripide infatti, emerso dalla follia omicida durante la quale massacra la moglie e i figli, elencando le sue azioni eroiche celebra funestamente episodi che poco si distaccano dal tragico epilogo sopraccitato, quasi perdendo il contatto con la realtà e il buon senso.
In ogni caso, si tratta di un retroterra da cui Apollonio trae poco; in quest’opera, Eracle è reduce da una delle fatiche, ed è certo vittorioso e potente. Lascia presto gli Argonauti, crucciato d’amore per il giovinetto Ila, rapito da una ninfa.
E gli stessi Argonauti, hanno come unico desiderio il ritorno a casa; la loro meta è la patria.
Tuttavia credo che una corretta esegesi de “Le Argonautiche” porti il lettore a concludere che non si tratti di un tentativo fallimentare di costruire un edificio epico arcaico, ma piuttosto una brillante e ben riuscita realizzazione di uno statuto antieroico.
Ad Apollonio Rodio interessa storicizzare, il mito viene collocato nel tempo e nello spazio, l’opera stessa è un aition del presente; nulla è lasciato al caso. Il lettore è onnisciente, anche all’interno di una prospettiva fallimentare egli sa che Medea riuscirà nel suo intento, perché Euripide ci appartiene.
La differenza sta nel come vengono raccontati i fatti.
Proprio Medea ne è simbolo; qui la troviamo innamorata, perdutamente, una fanciulla piena di sentimenti positivi. Ma d'altronde già doppia, preludio del tragico destino che l’attende, perché al suo affetto si accosta la crudeltà, l’omicidio del fratello per coronare il suo sogno d’amore. La magia, la determinazione di Medea, ci annunciano il suo percorso di donna, moglie, madre, vendicatrice.
Il binomio, o meglio contrasto, tra pudore e desiderio di Medea, mette in luce la fredda strumentalizzazione di cui si serve Giasone.
Forse allora è lei, Medea, la protagonista, anche qui.
A lei la determinazione non manca, lei sa cosa vuole e come ottenerlo, e anche nel suo celebre monologo, in Euripide, ce lo dimostra: combattuta, certo, e legata ai figli. Ma bisognosa di rispetto.
Uno scambio di ruoli, forse? Il pubblico di Apollonio Rodio era già pronto ad apprezzare un poema epico in cui una donna sembra essere più forte dell’eroe o presunto tale?
Credo di si.
D’altra parte, gli antichi greci sono più vicini a noi di quanto possa sembrare..

Voto: 9

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view post Posted on 3/2/2010, 19:25
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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Splendida recensione, i miei complimenti.

Il mito di Giasone e Medea è uno tra i più belli in assoluto e la finezza psicologica e la delicatezza con cui Apollonio ci descrive le varie fasi questo amore tragico è magistrale.
Medea è la prima figura romantica della letteratura mondiale, ha aperto al porta alle varie Didone, Francesca da Rimini e Pia de Tolomei.
Un libro sottovalutato, come hai scritto giustamente tu, da riscoprire.
 
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Baba1989
view post Posted on 3/2/2010, 19:54




Ti ringrazio Simo, troppo gentile! :)
Ti quoto assolutamente, sono innamorata della figura di Medea, della sua storia, del suo dramma..
 
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view post Posted on 4/2/2010, 09:11
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Sapiente Malizioso
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Poema affascinante, di sicuro interesse! LA tua recensione, benchè un filino tecnica è varamente bella e interessante; starebbe bene in un libro sull'argomento.. :)
 
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LadyTriffide
view post Posted on 4/2/2010, 10:24




Sono completamente ignorante in materia, per me state parlando arabo :P
Il massimo che comprendo sono i miti legati alla storia dell'arte quindi solo mere rappresentazioni :(
La tua recensione è molto puntuale Baba, complimenti! :D
 
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Baba1989
view post Posted on 4/2/2010, 12:29




Vi ringrazio anche solo per averla letta senza addormentarvi! :lol:
Grazie a entrambi, io non posso che consigliare questo testo a chiunque.. :)
 
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5 replies since 3/2/2010, 13:37   1950 views
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