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| SFIDA A POIROT di Agatha ChristieGiallo, 1964, Mondadori, pag. 200 Sheila Webb, stenografa, si reca in Wilbraham Crescent, numero 19, in casa della signorina Pebmarsh, cieca; ivi troverà un cadavere, terrorizzata scapperà dall’abitazione andando a scontrarsi con il signor Colin Lamb, agente del Servizio Segreto. Quest’ultimo, amico dell’incaricato delle indagini, ispettore Hardcastle, assisterà a tutti gli interrogatori, riferendone poi i particolari a Hercule Poirot. Dopo poche settimane decido di leggermi un’altra storia con Poirot protagonista; scomparso Hastings (in Argentina), il narratore diventa questo galante individuo, Colin Lamb. Ma c’è un enorme “ma”: Poirot compare per la prima volta a pagina 94, la seconda dopo 50 pagine e nel finale; si potrà quindi immaginare la dimensione della mia delusione. L’intreccio è discreto, anche se ho intuito qualcosa sin dalle prime pagine (il che non è un merito); il racconto è un susseguirsi di descrizioni d’interrogatori, non v’è la sacra fiamma rappresentata dalla fine elucubrazione unita all'innato senso dell'umorismo di Poirot; in forza di questo aspetto il testo risulta appesantito, senza brio, leggermente noioso. Lo soluzione dell’inghippo è un po’ meno sorprendente di quanto m'aspettassi e non ho capito perché fosse necessario intrecciarla via via col caso assegnato a Lamb, un “di più” inutile e a mio avviso dannoso per la linearità della trama. In definitiva romanzo al di sotto delle (mie) aspettative, con poca ironia e basso ritmo. VOTO 6 © Tutti i diritti riservati
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