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| HARD CANDY (2005, USA) di David SladeEllen Page (Hayley Stark), Patrick Wilson (Jeff Kohlver) Dopo reciproca conoscenza internettiana durata tre settimane (la pellicola si apre con una chattata) Hayley, 14 enne minuta ed intelligente ma che cerca di si mostrarsi sveglia e disinvolta decide d’incontrare Jeff, 33 enne fotografo, che la incuriosisce ed affascina molto. I due si vedono in un locale pubblico; Jeff, spigliato, simpatico e carino fa subito colpo su Hayley, che appare attratta da lui. Dopo qualche scambio di battute maliziose l’intraprendente ragazzina si fa portare alla di lui villetta. Arrivati alla casa Hayley si dimostra piuttosto spregiudicata chiede da bere alcolici, mentre Jeff le aveva offerto succo di frutta (“A noi ragazzini insegnano a non bere niente che non ci siamo preparati da soli” gli dice lei), gli fa domande sul suo lavoro, chiede delle sue ex. Jeff non rimane sorpreso nemmeno più di tanto, poichè sa cosa vorrebbe da lei (come chiunque guardi); Hayley gli chiede di scattargli delle foto, Jeff acconsente.. SPOILERQuesta pellicola da quel punto in poi va a parare in luogo inaspettato: se il campo nel quale ci si stava visibilmente muovendo era quello della pedofilia, non ci si aspetterebbe che i ruoli siano invertiti. Infatti sarà Hayley, dopo aver drogato e legato Jeff a rappresentare l’aguzzina mentre lui sarà il carnefice. E’ un teso uno contro uno, ma la ragazzina è in grosso vantaggio (sa già che lui è colpevole); comincerà una tortura fisica (una finta castrazione) e psicologica. Quello che Hayley cerca, che sarà rinvenuto in una cassaforte, è la prova della perversione di Jeff; non si ferma davanti alle suppliche, ai pianti di lui. Determinata, metodica, insensibile, Hayley si muove sul filo di una lucida pazzia, che la porterà nel finale ad ottenere la confessione di Jeff. Infatti oltre che pedofilo il nostro avrebbe fotografato una ragazza poi uccisa da un suo complice (Aaron, che si apprende esser già stato eliminato da Hayley), motivo per il quale, invece di costituirsi ed affrontare la sua vergogna, accetterà la via di fuga offertale dalla ragazzina: un cappio al collo. M’ha fatto una discreta impressione, una magnifica fotografia sorregge questa buonissima sceneggiatura (ispirata da un fatto vero) che risulta molto teatrale. Il tutto si svolge nella casa di Jeff, che appare elegante, ma asettica, quasi fosse una sala operatoria, dove Hayley può sezionare l’animo del pedofilo. Non sono riuscito a parteggiare per lei; è troppo “crudele”, la violenza psicologica cui sottopone Jeff è troppo pesante; benchè la di lui colpa sia enorme lei non ha il diritto di ergersi a giudice supremo (e risulta alquanto spocchiosetta). Non so quanto possa risultare credibile una 14 enne tanto sveglia, sicura e intelligente che decide di diventere custode della verità, però la Page è brava; i due protagonisti sono inquadrati per un’ora e mezza ma non si cade mai nella noia e considerando l’assenza di colonna sonora è un gran pregio. Lo spettatore credo rimanga spiazzato, è stimolato a seguire questa storia cruda e dolorosa; la morale condanna, ma il metodo è giustificato? E quanto conta il libero arbitrio nella soluzione finale? A lui il giudizio finale. Buonissimo l’uso delle inquadrature, un plauso al montaggio e agli scenografi. Piccolo film dal meccanismo che funziona a dovere, consigliata la visione. Premio come miglior film e migliore sceneggiatura allo Stiges Film Festival 2005. VOTO 7 © Tutti i diritti riservati
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