IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO, Italo Calvino

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view post Posted on 22/3/2010, 19:18
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO Italo Calvino

1914

Nascondersi al mondo in un nido di ragni

Pin è un bambino di circa dieci anni.
E’ un fanciullo solo, isolato dagli altri bambini, da tutto il mondo tipico dell'infanzia, che cresce circondato da ubriaconi di un bar e da una sorella che si prostituisce, frequentando anche ufficiali tedeschi.
Come tutti i bambini che cercano costantemente approvazione e affetto, il piccolo Pin decide di compiere un’azione che lo renda un eroe agli occhi degli altri: ruba una pistola a uno dei molteplici “clienti” della sorella.
Quest’arma per lui rappresenta la libertà, il “lascia-passare” per avere finalmente accesso al mondo che gli gira intorno, per essere finalmente amato, finalmente considerato da qualcuno.
E nasconde questo prezioso “gioiello” in un luogo segreto, che solo lui conosce, un luogo dove i ragni fanno i loro nidi.
Ancora non sa che quest’oggetto sarà in parte la causa delle sue sventure, ma anche della sua felicità, perché è grazie a questo “tesoro” che lui troverà ciò che ha sempre inseguito nella sua vita, l’amore e l’amicizia.
Opera prima di Calvino e, a mio modestissimo parere, la migliore in assoluto.
La Resistenza vista con gli occhi di un bambino, per Pin tutto è una sorta di avventura, un gioco serio e appassionante, mentre gli adulti attorno a lui muoiono per conquistarsi la libertà.
Con gli occhi di questo bambino emarginato da tutti, attraverso i suoi pensieri e il suo modo di agire, nel suo impatto con il difficile mondo dei grandi, troviamo spunti di riflessione su odio, vendetta, tradimento, mali che l’uomo non è mai stato in grado di cancellare.
Il sentiero dei nidi di ragno non è altro che quel luogo dove noi tutti a volte ci rifugiamo, che rappresenta per noi la nostra voglia di solitudine, dove trovare scampo dalle paure e dall’odio.
Un romanzo antiretorico e aspro, nonostante il tono fiabesco che lo pervade, dove la natura è un rassicurante e muto testimone delle tragedie umane.
Un libro intenso, duro e dolce allo stesso tempo, scritto da un Calvino diverso, ancora lontano dal suo stile sardonico, arguto, ironico che ci ha deliziati nelle sue opere più famose, ma sempre con quella genialità che lo contraddistingue.
Una splendida metafora sull’amicizia, dedicato a chi si sente solo, a chi è alla ricerca di qualcuno che lo ami e lo apprezzi per ciò che è e non per ciò che gli altri vorrebbero che fosse.

Voto: 8

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