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| "L'avventura londinese o l'arte del vagabondaggio"di Arthur MachenEdit. Tranchida, 1924, pagine 134 Machen, così attento ai segni, ne aveva ricevuto uno, la frase: “ Le foglie stanno cominciando a crescere”; era ciò che aspettava per dar inizio al suo nuovo romanzo. Questo è l’episodio iniziale del volume, ma “L’avventura londinese” non è un romanzo, è una scusa; Machen ci racconta, durante la narrazione in prima persona, della sua intenzione di scrivere un libro sui luoghi periferici di Londra, dei suoi quartieri più sconosciuti, di quelli vecchi e cadenti, un pò fuori mano. Tutto ciò è un pretesto, lo scrittore continua a rimandare la stesura del libro accumulando vari aneddoti e chiachiericci su vari argomenti: a ruota libera ci parla di religione, di topografia, di letteratura, di filosofia, di folklore, di misticismo, di alcuni aspetti dei suoi romanzi. Le digressioni si sovrappongono sino a creare un piccolo saggio; non c’è alcuna trama, il vagabondaggio del titolo oltre che spaziale e temporale è mentale, è un grosso esercizio di cultura. La sua prosa è elaborata (pur mantenendo un tono colloquiale), le citazioni erudite si sprecano, pensieri sofisticati e congetture sottili si susseguono, traspare la sua ammirazione per Dickens, per Poe, per l’arte. Sinceramente non è scorrevolissimo, occorre una certa dose di erudizione (che io non possiedo) per coglier le diverse citazioni e conoscere tutto l’universo di personaggi che costellano le – poche – pagine; le citazioni latine sparse qua e là di certo non aiutano. Promosso per la suggestione di certi passaggi e la scrittura accattivante. VOTO 6,5 © Tutti i diritti riservati
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