"GIGI" di
Colette Romanzo, 1942, Adelphi, pag 88
Colette parte da un fatto realmente accaduto e stavolta ci presenta un ultratrentenne libertino, ricco e lunatico, ovvero il signor Gaston Lachaille. Costui parallelamente ai salotti dell’altà società, frequenta la casa della signora Alvarez; quest’ultima è una donna non abbiente ma dignitosa nel contegno ed è la nonna di Gilberte, affettuosamente appellata Gigi. La ragazzina, appena quindicenne, vive di casa, scuola, caramelle e pettegolezzi sul mondo dello spettacolo puntualmente aggiornata dalla nonna e dalla zia, una benestante ex cocotte di nome Alicia. Gaston s’intrattiene sovente nella casa della signora Alvarez, giocando a carte e viziando con regali Gigi la quale, innocentemente, lo chiama zio. Avviene che Gaston s’invaghisca (egli usa la parola amore?) di Gigi e ne chieda la mano; zia e nonna entusiaste (la madre non è mai presente, è un’artista di poco conto sempre in giro per teatri) acconsentono, l'ultima parola spetta ora a Gigi..
Piccolo romanzo, anche se sarebbe più corretto definirlo “racconto lungo”, visto il numero esiguo di pagine, dotato dell’ormai, per me, consueta eleganza stilistica; qui Colette, che parte da un fatto reale condito da elementi della sua vita passata, punta il dito verso la morale sregolata del periodo. Il pretesto è la storia di questa ingenua ragazzina, che si comporta senza alcuna malizia, non sa niente del mondo reale, non ha esperienze concrete e viene concupita dall’aristocratico trentenne Gaston. Zia e nonna non aiutano Gigi, sono preoccupate solamente di “piazzarla” il meglio possibile tenendo pure un occhio ai propri interessi. La bambina è perduta, come lo fu Colette nelle mani di Willy, infatti non esprime giudizi, racconta e lascia libera l’opinione al lettore. Mi domando: oggi, 2010, una storia del genere, benchè narrata con toni soavemente leggeri, non risulta comunque deprecabile? Qui si sfiora l’argomento spauracchio del secolo, la pedofilia, quindi credo la mia perplessità sia lecita. Avrei gradito palesi cenni di riprovazione. Ne è stavo tratto un film vincitore di 9 Oscar diretto da Vincente Minnelli.
VOTO 6
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