LA DUCHESSA DE LANGEAIS, Honoré de Balzac

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Baba1989
view post Posted on 13/5/2010, 21:03




La duchessa de Langeais - Honoré de Balzac

"Soltanto l'ultimo amore di una donna può soddisfare il primo amore di un uomo." (Cit.)

Armand de Montriveau è un generale napoleonico temprato dalla guerra, temerario asceta d'animo gentile, un solitario privo di fiducia nei confronti dell'establishment politico contemporaneo e incapace di adattarsi al costrutto sociale francese, uno dei "tredici" dell'impero, descritti dallo stesso Balzac come criminali dotati di eccellenti innate qualità, uomini d'eccezione. Un anarchico per natura, un soldato per vocazione, un romantico per contingenza.
Come ogni eroe, nel senso letterario più puro e mitico del termine, Montriveau saprà reagire ad ogni avversità della vita, trovandosi tuttavia privo di difese di fronte alle insidie dell'amore; la sua devozione, ingenua e devastante, per la Duchessa de Langeais, lo porterà a spogliarsi di ogni onore, sullo sfondo di una Moda, intesa come stile di vita, tipicamente parigina ed evidente frutto luminoso dei primi anni della Restaurazione.
Ma questa vaga, impalpabile laison durerà molto poco: Armand, amante un giorno e fedele per sempre, dovrà abbandonarsi con compiaciuto vittimismo al gioco delle parti studiato da Antoinette de Langeais. Un alternarsi di concessioni apparenti, ritegni opportuni, gesti calcolati, dialettica incalzante, come un divertissement puramente femminile condotto con brio e intelligenza, che finirà però col distruggere due vite. La costruzione ad anello del romanzo permette al lettore di intravedere, come in un lungo, dorato flashback, il nucleo centrale degli avvenimenti, scostando una pesante tenda e rimanendo basito per il contrasto con il dramma che ci viene presentato nelle prime pagine, e con la parte conclusiva, quasi metafisica, dove l'amore terreno tenta di sublimarsi in quello divino, dove l'aspetto paradossale del sentimento umano si rivela in tutta la sua assurda casualità.
La Duchessa di Langeais non è che un momento di quella geniale sterminata produzione letteraria che terrà Balzac occupato fino alla morte, sopraggiunta nel 1850. Secondo capitolo dell'Histoire des Treize, rappresenta un ipotetico fulcro di una densa sezione narrativa catalogabile, con le dovute precauzioni, sotto il nome di "Scene della vita parigina", un esteso quadro artistico in cui lo scrittore collocò buona parte del suo grandioso ciclo romanzesco. E' opportuno tuttavia non soffocare in limiti troppo rigidi e manualistici un romanzo come questo, che anzi può serenamente brillare di luce propria; si tratta, innanzitutto, di una storia, la storia di un amore tragico, confuso, salottiero, quasi mitologico nella sua sontuosità d'altri tempi. Il suo rientrare nei canoni della Comédie Humaine è un semplice riflesso della forma mentis balzachiana, ma credo che, anche spogliata di ogni valenza didattica-critica, questa breve opera non perda il suo valore.
Certo è che ogni personaggio si colora di aspetti marcatamente realistici e sociali; sociali, soprattutto. La società, il cui passato glorioso è tratteggiato con nostalgia, è rappresentata come un grande edificio barcollante in cui tutti, loro malgrado, cercano rifugio; ognuno alla ricerca di un ruolo, di un'affermazione, all'interno di un complesso meccanismo di rapporti e differenze che trascendono dallo Stato di Natura. E così, laddove Montriveau conquista il rispetto atttraverso la carriera militare, Antoinette si monda dai peccati e dai giudizi facendo una scelta di vita importante: tutti finiscono per allontanarsi dalla loro Natura.
I personaggi della Commedia Umana di Balzac, così profondi e caratterizzati, delineati con una tale raffinatezza che sembra di conoscerli, smarriscono le loro inclinazioni finchè l'unica via d'uscita è lasciarsi guidare dalle passioni. Convivono ne La Duchessa di Langeais elementi prettamente naturalistici e favolistici, poggiati su un prepotente retroterra autobiografico: è facile cogliere l'eco della delusione d'amore subita da Balzac, tradito, come si evince dalle informazioni in nostro possesso, da tale Marchesa di Castries, una vicenda personale molto simile alla materia narrata. Un romanzo di formazione a tinte romantiche che diventa anche lezione di vita, cronaca personale in cui Balzac riversa la sua disincantata, disordinata visione della vita. La realtà è immaginata ma pare concreta, è rielaborata, tutto è studiato: non solo i personaggi, così autentici, ma anche il palcoscenico in cui si muovono, che in questo caso è il Faubourg Saint-Germain, celebre quartiere parigino culla delle tradizioni aristocratiche, di quel complesso di valori etico-politici di matrice altolocata d'Ancien Regime. D'altro canto, pagina dopo pagina, il dramma esistenziale della Duchessa si accompagna al dramma sociale dell'aristocrazia tutta: un patriziato che non ha più i mezzi e le condizioni per ottemperare ad un ruolo forgiatogli addosso nei secoli e che il Paese attende; un patriziato che vive nelle prodigalità di un lusso ostentato. Il decadimento dell'individuo diventa in Balzac simbolo del decadimento della massa, il percorso è quello di un autore conservatore e filo-monarchico che s'assume il peso di partorire un'opera progressista, ma mai utopica. L'architettura narrativa è vagamente shakespeariana, laddove l'antropocentrismo non si traduce in misantropia, ma in interesse nei confronti dell'umanità: egocentrica, estetica, imprevedibile. Un'analisi di raro spessore della Natura Umana.
E allora aveva ben ragione Baudelaire, nel dire: "Honoré de Balzac, voi il più eroico, il più singolare, il più romantico e il più poetico tra tutti i personaggi che vi siete estratti dall'intimo...".

Voto: 7

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view post Posted on 14/5/2010, 21:05
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Sapiente Malizioso
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Ricordavo solo la frase e vagamente la trama.. La tua non è una recensione Baba, è un trattato, sembra preso da un testo critico! :) Non ho letto il romanzo, quindi mi devo fidare di ciò che scrivi; non ho ben capito però cosa non ti sia piaciuto, poichè 7 non è un voto altissimo.. :)
 
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Baba1989
view post Posted on 15/5/2010, 12:17




Come no? Per me 7 è un voto alto! :)
Se vuoi sapere perchè non arriva all'8, te lo spiego così: si tratta di un romanzo breve, quasi un racconto lungo; forse egoisticamente avrei voluto che si sviluppasse maggiormente (anche se d'altra parte il fatto che sia concentrato lo rende ancora più intenso). Non raggiunge i vertici di un Eugenia Grandet, per intenderci.. :)
 
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2 replies since 13/5/2010, 21:03   148 views
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