MEAT GRINDER, Follia alla thailandese!

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view post Posted on 21/5/2010, 10:47
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Sapiente Malizioso
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MEAT GRINDER (2009, THA) di Tiwa Moeithaisong
Mai Charouenpura (Boot), Rattanaballang Tohssawat (Attapol), Jiratchaya Jirarajagit (Bua), Anuway Niwartwong (Prawit)



SPOILER
Dalla Thailandia, ultima riconosciuta patria del buon horror ("Dorm", "Body#19", "Buppha Rahtree"), arriva questo prodotto che già dal titolo stuzzica l’attenzione dello spettarore. Sono due i diversi significati: quello concreto, di tritacarne e un altro metafisico, di “azione conseguente ad un torto”. E’ infatti attorno a questo dualismo che viene giocata la trama di questa opera seconda (la prima fu il trascurabile, copia di “Ju-on”, “The sister”) di Moeithaisong Tiwa. La trama è abbastanza ingarbugliata e non si svolge in maniera lineare bensì per accumulo; man mano si prosegue nella visione si capiscono i motivi di certe azioni ed anche se le scene nella realtà sono a colori e quelle nel passato fissate da flashback in bianco/nero occorre una certa soglia d’attenzione.
Dopo una scena iniziale in bianco e nero, dove una donna sta pulendo e sezionando dei cadaveri preparandoli per diventare pietanze, si passa ad un’altra a colori dove vediamo la nostra protagonista, Boot, che gira per le strade col suo carretto per la vendita di tagliatelle. Questa donna, apprenderemo tramite flashback dopo la metà del film, fu violentata da padre e fratello, concependo una figlia, Bua, cui tiene più di ogni altra cosa. Sommersa dai debiti la nostra macabra eroina riceve la visita del fidanzato di Aoi, la ragazza con la quale, anche questo lo apprenderemo in seguito, il marito Prawit (al quale fu venduta incinta), la tradì. Il fidanzato viene aggredito da Boot che gli amputa una gamba e lo immobilizza, senza alcuna compassione, al pavimento; per fare questo si serve di chiodi conficcati in ognuna delle unghie delle mani del malcapitato. Boot è ovviamente instabile mentalmente, pesantemente provata dalle disgrazie passate e seguedo gli insegnamenti che la madre le impartì (“Sangue umano e carne umana, da un corpo ancora in vita, sono ingredienti per speziare il cibo. Il cibo stagionale che protegge le vite di ognuno nella nostra famiglia.”) si serve dei corpi umani per vendicarsi dei torti subiti preparando al contempo le sue pietanze squisite. Nel frattempo Boot conosce e s’invaghisce, ricambiata, del giovane figlio del droghiere, Attapol, presso il quale si rece per comprare le medicine per la cagionevole Bua. Boot apre in seguito un ristorantino ed il padrone di casa si fa vivo con due sgherri per richiedere il pagamento del debito contratto da Prawit; ecco che la cena offerta da Boot si concluderà con una scena di pura mattanza in cui i tre avranno la peggio. Si arriva dunque alla scena madre che presenta uno splendido doppio montaggio con alternanza di bianco/nero e colore (quindi passato e realtà si fondono): mentre si ode una dolce canzone d’amore Boot e Attapol fanno sesso, ma mescolati a loro ci sono sequenze con Aoi e Prawit intenti nello stesso atto anni prima, questa scena è alternata a Boot che fa allegramente a pezzi e prepara alcuni tranci di carne umana. Aoi e Prawit si accorgono che Bua sta spiando e ha sentito che i due vogliono eliminare la madre; contemporaneamente Attapol si desta e scende in giardino; Aoi e Prawit cercano di prendere e affogare in un otre la piccola Bua ma giunge Boot che li mette fuori combattimento. Quest’ultima s’accorge però, nello stesso momento in cui Attapol, nel presente, solleva il tappo del barile, che Bua è morta affogata. Quindi quel che lo spettatore ha visto per più di metà film era solo illusione, Bua era morta anni prima facendo impazzire del tutto la madre. Boot finisce in commissariato dove dichiara che Prawit e l’amante le hanno ucciso la figlia; non avendo prova a suo carico viene rilasciata, nessuno sospetta che i due sono a brandelli nel magazzino frigorifero della cuoca. Apprendiamo intanto che marito e fratello furono macellati dalla madre di Boot e poi mangiati da entrambe. Attapol si dedica ora ad una giovane ragazza suscitando le ire di Boot che la rapisce. Quando tutto sta per precipitare Attapol giunge e salva la ragazza inseguendo poi Boot che saltando da un ponte si suicida. L’innocente Attapol viene accusato dalla polizia come coautore degli omicidi. Nella scena finale, vediamo Boot, data ormai per dispersa, tornare alla casa natia dove la madre la attende sorridente.
Qualcuno potrebbe accostare questa pellicola alle due honkonghesi di medesimo argomento: “Il ristorante all'angolo” e “The Untold Story”, ma Meat Grinder, nonostante qualche ovvia ma esile somiglianza risulta differente per un importante elemento, a mio parere, invece tipico di quelle pellicole, ovvero l'umorismo nero. Il bravissimo Anthony Wong che si procaccia corpi e li trita per servirli nel suo ristorante ssotto forma di polpette suscita un sorriso, sembra un bimbo che gioca coi suoi giocattoli, qui non c’è nulla di divertente, l’amosfera è greve di disperazione e più ci si addentra nella pellicola più le disgrazie della protagonista ci piombano addosso. Le sequenze di tortura e macelleria varia sono potenti, per stomaci forti ma non c’è autocompiacimento in queste scene, v’è la lucida follia di un’anima perduta che perpetra una sorta di rituale per punire il torto subito. Il dolore di Boot, il ricordo del suo passato costellato da immani abusi le hanno sconvolto la mente, la donna non sa più qual è la realtà, passato e presente, bene e male convivono in lei. Alcuni momenti della pazzia sono presentati con immagini sconnesse, veloci, cangianti, coloratissime. Ottima fotografia sia per il colore che per il bianco e nero, buonissimo uso delle luci e delle ombre. Per chi non fosse avvezzo q questo tipo di film dico che non sembra per niente di vedere una pellicola di serie B, il budget era disceto e il film ha una buonissima confezione visiva.
Un film duro e crudo con alcune potenti scene di mutilazioni. Non un capolavoro ma un buon prodotto.

VOTO 6,5

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LadyTriffide
view post Posted on 25/5/2010, 05:32




Recensione molto accurata Lord per un film che non può essere classificato solo come un semplice horror.
Ci si aspetta (almeno io) di trovarsi di fronte ad una protagonista che propone solamente succulenti piatti cannibali e invece la trama è infinitamente più complicata e drammatica.
Ci si ritrova a vedere tutta una serie di soprusi familiari ai danni di Boot che quasi le scene splatter precedendi perpetrate dalla stessa, sono una passeggiata... più o meno :P
Non capita spesso di vedere una pellicola con così alto tasso di sangue, carne e tortura, le scene più realistiche e grottesche, sono sicuramente i chiodi conficcati nelle unghie del primo ragazzo e il gancio che passa i due amanti da guancia a guancia.
In alcuni punti avrei tagliato, spesso mi sono annoiata nel vederlo, la scena della sommossa degli studenti, benchè esteticamente bella, mi è risultata infinita e priva di senso.
Confermo l'ottima fotografia, e anche se poco originale, la scelta del bianco e nero per i flashback è calzante e rende comprensibile una trama molto fitta.

VOTO 6,5

Sconsiglio la visione ad un pubblico febbricitante, potrebbe indurre incubi spaventosi come è capitato a me... :bleh.gif:
 
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1 replies since 21/5/2010, 10:47   128 views
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